giovedì, Aprile 25, 2024

Era post-Brexit: cosa succederà al Regno Unito e all’UE?

Regno Unito e Unione Europea hanno concordato un accordo commerciale, scongiurando un no deal e chiudendo oltre quattro anni di incertezza su come il paese avrebbe condotto gli affari con l’UE dopo la Brexit. Ma come sarà la vita nell’era post-Brexit per il Regno Unito e l’UE?

Era post-Brexit: come sarà il futuro?

Per quattro anni i cittadini britannici e dell’Unione Europea hanno vissuto nell’incertezza. Il governo britannico e l’UE non riuscivano a raggiungere un accordo sul post-Brexit. Finalmente dopo numerosi round di negoziati il premier britannico Boris Johnson ha annunciato il tanto atteso accordo. Le imprese e i cittadini tirano un sospiro di solivo dopo essere svanita la possibilità di un no deal. Ma come sarà il futuro nell’era post-Brexit?

Le aziende britanniche tirano un sospiro di sollievo collettivo per il mantenimento del commercio senza dazi con un mercato di 450 milioni di consumatori che acquista oltre il 40% delle esportazioni britanniche e fornisce più della metà delle sue importazioni. L’accordo risparmia al Regno Unito alcune delle potenziali conseguenze più disastrose della Brexit. Ma l’accordo commerciale lascerà ancora il Paese più povero in un momento in cui dovrà affrontare una crisi occupazionale e la peggiore recessione degli ultimi 300 anni.

Costi più elevati per le aziende britanniche

Secondo l’Ufficio britannico per la responsabilità di bilancio, che produce previsioni economiche per il governo, la nuova relazione dovrebbe portare a una perdita di produzione di lungo periodo di circa il 4% rispetto alla permanenza nell’Unione europea. Inoltre gli economisti affermano che l’uscita dal mercato unico e dall’area doganale dell’UE significa costi più elevati per le aziende britanniche. Questo potrebbe portare a prezzi al consumo più elevati e ancora più perdite di posto di lavoro, nonché a prospettive di esportazione ridotte. Un altro svantaggio: l’accordo sembra coprire principalmente gli scambi di merci, dove il Regno Unito ha un deficit con i suoi vicini dell’UE ed esclude le industrie dei servizi chiave come la finanza, dove attualmente gode di un surplus.

Malcolm Barr di JPMorgan ha dichiarato: “La buona notizia è che è stato evitato un” no deal “dirompente e aspro. La cattiva notizia per il Regno Unito, a nostro avviso, è che l’UE sembra essersi assicurata un accordo che le consente di mantenere quasi tutti i vantaggi che deriva dalle sue relazioni commerciali con il Regno Unito, dandogli la possibilità di utilizzare strutture da scegliere tra i settori in cui il Regno Unito aveva in precedenza goduto di vantaggi nelle relazioni commerciali”.

Era post- Brexit: le barriere commerciali

Quando il Regno Unito lascerà definitivamente l’UE dovrà affrontare numerose sfide per l’economia. In primis le barriere commerciali. Le aziende britanniche stanno perdendo l’accesso illimitato all’Unione Europea. Mentre un accordo significa che agli esportatori è stato risparmiato il dolore di dover applicare tariffe costose sulle loro merci, le nuove dichiarazioni di importazione ed esportazione da sole costeranno alle aziende britanniche 7,5 miliardi di sterline all’anno, secondo l’autorità britannica delle entrate. I costi aumenteranno rapidamente se i nuovi controlli doganali ritarderanno le merci alla frontiera. Inoltre ostacoleranno le catene di approvvigionamento, costringendo le fabbriche a sospendere la produzione. Mentre il governo introdurrà gradualmente i controlli alle frontiere nei prossimi mesi per evitare di soffocare le forniture vitali, i camionisti e le società di trasporto sono tra coloro che avvertono delle conseguenze disastrose. 

Era post-Brexit: carenza dei posti di lavoro

Un altro problema potrebbe essere la carenza di posti di lavoro. Il nuovo sistema di immigrazione della Gran Bretagna, che entrerà in vigore a gennaio, è progettato per ridurre il numero di lavoratori non qualificati che arrivano nel Regno Unito. Vuole porre fine a quella che il governo descrive come “la dipendenza del paese da manodopera poco qualificata”. I datori di lavoro sono preoccupati per la carenza di manodopera, anche se l’immigrazione da paesi extra UE è in aumento. Secondo la National Farmers’ Union, le aziende agricole del Regno Unito hanno bisogno di 70.000-80.000 lavoratori stagionali ogni anno per un raccolto di successo. La NFU sta facendo pressioni sul governo per introdurre un programma di lavoratori stagionali. Alcuni agricoltori hanno avvertito che senza tale programma nel peggiore dei casi i raccolti potrebbero essere lasciati nei campi a marcire.

Era post-Brexit: perdita di investimento

Il Regno Unito potrebbe subire una perdita di investimento.  Anni di incertezza sulle future ragioni di scambio dell’UE hanno già danneggiato l’economia del Regno Unito. Secondo gli analisti di Berenberg, la crescita del PIL nei tre anni successivi al referendum sulla Brexit del giugno 2016 è rallentata all’1,6% a causa della stagnazione degli investimenti delle imprese. Ma, anche dopo l’accordo, c’è ancora il rischio che le società straniere, comprese le case automobilistiche giapponesi come Nissan e Honda, non vedano più il Regno Unito come una piattaforma di lancio per l’Europa.

Lavorare, studiare o viaggiare nel Regno Unito nell’era post Brexit

Dal 1° gennaio scatta il nuovo sistema di immigrazione in Gran Bretagna. Chi arriva per lavoro dovrà avere un visto. Questo sarà ottenibile solo se si ha già un’offerta di lavoro in tasca e un salario previsto di almeno 25.600 sterline (circa 28 mila euro). Sono esclusi lavori essenziali come nel settore sanitario. Anzi, è prevista una corsia preferenziale (fast-track entry) per ottenere il visto per i lavoratori del settore sanitario. Agevolazioni previste anche per chi ha un dottorato di ricerca (specialmente in materie scientifiche). Mentre sarà molto più difficile riuscire ad andare a Londra per fare i camerieri o i commessi, come tanti giovani italiani nel passato. I turisti non avranno bisogno di visto, ma sarà necessario il passaporto e non si potrà restare per più di tre mesi.

Rette universitare raddoppieranno

Dal 2021 gli studenti europei dovranno chiedere il visto e le rette universitarie raddoppieranno fino a 30 mila euro l’anno. Saranno portate in linea con quanto già pagano gli studenti extra-europei. Sarà il cambiamento più importante e rilevante per gli studenti europei che negli ultimi anni hanno affollato le sedi più prestigiose delle università britanniche, oltre alla chiusura del programma Erasmus per la Gran Bretagna. Per i giovani che sono già in Gran Bretagna per studio entro il 31 dicembre non cambia nulla: manterranno lo status attuale. Per gli altri diventa importante fare i conti sulle spese in più da sostenere.

Come ottenere lo status di residente?

I cittadini europei che vivono nel Regno Unito potranno ottenere lo status di residente permanente (settled status) o di residente provvisorio (pre-settled status), se vivono nel Paese da meno di 5 anni. Il pre-settled status è valido per 5 anni, dopo i quali è possibile fare domanda per il settled status. Per ottenere la residenza provvisoria o permanente è necessario registrarsi all’Eu Settlement Scheme, allegando alla domanda i documenti che comprovino la propria identità e la residenza nel territorio britannico. Chi ottiene la residenza permanente o provvisoria può continuare a lavorare o studiare nel Regno Unito e usufruire del Servizio sanitario nazionale (NHS). A differenza del settled status, il pre-settled non garantisce automaticamente l’accesso al welfare.


Leggi anche: Brexit, ecco le informazioni sull’accordo commerciale

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