venerdì, Aprile 19, 2024

Energy Dome: la nuova start up Made in Italy

Oggi vi parliamo di una nuova realtà italiana: Energy Dome, fondata nel 2019 da un gruppo di ingegneri e innovatori varesini. Il loro obiettivo? Realizzare un impianto aperto in Sardegna, in grado di comprimere l’anidride carbonica e trasformarla in stato liquido, conservando l’energia impiegata in maniera efficiente e conveniente.

Le parole di Claudio Spadacini: CEO Energy Dome

“La lotta al cambiamento climatico è un’esigenza che si sta manifestando sempre in forza maggiore, specialmente in questo periodo di transizione energetica – racconta a StartupItalia – abbiamo compreso quanto questa sia fondamentale per scongiurare una catastrofe climatica. Tuttavia, la transizione richiede di produrre energia a partire da fonti rinnovabili, che sono però intermittenti e richiedono sistemi di stoccaggio per coprire il fabbisogno totale. Per questo motivo, ci siamo resi conto di quanto fosse necessaria una tecnologia innovativa che rendesse più conveniente e penetrante la produzione di rinnovabili come eolico e solare fotovoltaico”.


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Nel dettaglio

Il sistema Energy Dome accumula l’energia nei momenti di eccesso, rilasciandola quando la richiesta di produzione si intensifica di più. A differenza di un sistema termochimico, come quello delle batterie al litio, utilizza macchine in grado di comprimere la CO2 fino a 65 atmosfere al fine di trasformarla in stato liquido e far sì che l’energia spesa sia conservata in maniera efficiente. La CO2, infine, viene ri-gassificata, ri-espansa in una turbina per restituire la corrente assorbita dalla rete alla rete stessa e reimmessa in un serbatoio, il Dome. Così facendo, il processo di erogazione della corrente elettrica può avvenire per tutta la giornata, superando i limiti posti, ad esempio, dai sistemi solari fotovoltaici ed eolici, per cui la produzione di elettricità dipende dalla presenza della sorgente naturale.

Il primo impianto in Sardegna

Nei progetti di breve termine di Energy Dome spicca la Sardegna. Individuata a livello nazionale e internazionale come la prima isola italiana candidata a diventare 100% green. Il primo di una serie destinata a incrementare sempre più. Complice anche l’imponente stanziamento proveniente dal Recovery Fund, che ha riservato alla Missione Due, quella dedicata alla transizione energetica, quasi 70 miliardi di euro.

“Accogliamo con favore questi fondi, una cifra davvero importante che potrebbe aiutare a creare filiere tecnologiche nazionali che portino benessere e indotto. Questo è un momento epocale, l’importante è riuscire a gestire al meglio queste risorse, destinandole alle imprese che si sono impegnate in questa direzione, contribuendo con risultati concreti”, conclude Spadacini.

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