Emanuela Orlandi: nessuna verità dopo 37 anni

Dopo 37 anni dalla scomparsa della giovane Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, tante ipotesi ma nessuna verità

Il 22 giugno 1983, in una delle vie centrali di Roma, Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di quindici anni, figlia di un commesso della Prefettura dello Stato Vaticano, scomparve nel nulla. Da quel giorno ebbe inizio un giallo che ancora oggi, a distanza di trentasette anni, non ha ancora trovato una soluzione.

La scomparsa di una giovane ragazza vaticana

Nel tardo pomeriggio del 22 giugno 1983, Emanuela, appena uscita dal Conservatorio S. Apollinare, una scuola di musica di proprietà del Vaticano ma situata nel centro di Roma, a pochi passi da piazza Navona e da Villa Madama, scomparve nel nulla.

Inizialmente gli inquirenti pensarono ad una scappatella, infatti non erano rari i casi di adolescenti che scappavano di casa per alcuni giorni per poi farvi ritorno.

Ma domenica 3 luglio 1983, a una decina di giorni dalla scomparsa di Emanuela, il caso assunse grande risalto mediatico, anche a livello internazionale. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nel corso del consueto “Angelus” domenicale, rivolse un appello a coloro che avessero responsabilità nella scomparsa della giovane cittadina vaticana.

Leggi anche: Sit-in a Roma per Emanuela Orlandi a trentasei anni dalla scomparsa

Emanuela Orlandi: un caso politico

Un annuncio che cambiò radicalmente il corso delle indagini sul caso Orlandi. Dall’allontanamento volontario, gli inquirenti iniziarono a seguire altre piste, la principale era il rapimento politico. Rapimento collegato all’attentato a Papa Wojtyla nel 1981 ad opera del militante dei Lupi Grigi Alì Agca. Altre piste investigative toccarono la Stasi (il servizio segreto della Germania dell’est), la Cia e i servizi segreti bulgari.

Svariati personaggi, tra i quali lo stesso Agca che più volte intervenne nella vicenda, iniziarono tutta una serie di azioni, in gran parte depistatorie sul caso della scomparsa della cittadina vaticana. Il telefonista “Mario” e l'”Amerikano“, contattarono più volte sia casa Orlandi sia la sala stampa vaticana fornendo informazioni sulla sorte di Emanuela che però non si rivelarono utili alle indagini.

Nel 2005, dopo 22 anni dalla scomparsa di Emanuela, una telefonata anonima alla trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?”, collegava la sorte della Orlandi a un presunto rapimento ad opera della banda della Magliana, suggerendo l’apertura della tomba di Enrico De Pedis, storico boss della stessa banda, situata nella basilica di Sant’Apollinare, accanto alla scuola di musica frequentata da Emanuela. La successiva testimonianza di Sabrina Minardi, ex compagna di De Pedis, portò ad ipotizzare che uomini della Banda della Magliana avessero rapito Emanuela per conto di alte personalità vaticane. Il 14 maggio 2012, presso la Basilica di Sant’Apollinare venne aperta la tomba di Enrico De Pedis. A parte alcuni resti ossei risalenti molto probabilmente al diciottesimo secolo e situati vicino al sarcofago dello storico boss, non furono trovate tracce di Emanuela.

Emanuela Orlandi: un caso sempre aperto

Lunedì 29 ottobre 2018, in uno scantinato della Nunziatura Apostolica di via Po a Roma, operai che stavano eseguendo lavori di ristrutturazione dell’edificio, trovarono alcuni resti umani. Allertate le autorità vaticane e italiane, si aprirono le indagini per far luce sui ritrovamenti. I media italiani collegarono fin da subito i fatti di via Po con la scomparsa della Orlandi e con la vicenda di Mirella Gregori, sedicenne romana di cui si sono perse le tracce dal maggio 1983, un mese e mezzo prima dell’inizio della tragica vicenda di Emanuela. Le indagini sui resti ossei ritrovati, condotte dalla polizia scientifica, accertarono che le ossa appartenevano ad un uomo vissuto in epoca pre-medievale.

Nel luglio 2019, in seguito alla richiesta dei legali della famiglia Orlandi, vennero aperte due tombe situate all’interno del cimitero Teutonico vaticano. Secondo la famiglia di Emanuela, infatti, in quelle tombe potevano essere conservati i resti della ragazza scomparsa nell’83.

Leggi anche: Le principesse e il caso Orlandi: mistero sulle tombe trovate vuote in Vaticano

Le analisi sulle ossa ritrovate chiarirono che i resti appartenevano a individui vissuti in un epoca precedente alla fine del diciannovesimo secolo. In seguito a tali accertamenti, il 30 aprile 2020, il Giudice Unico della Città del Vaticano, ha archiviato l’indagine sui resti rinvenuti nelle due tombe del cimitero Teutonico.

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, da anni cerca la verità sulla sorte della sorella

Oggi, alle 18, di fronte alla chiesa di Sant’Apollinare a Roma, si terrà un sit-in, organizzato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela per chiedere la verità e per spronare le autorità vaticane e italiane a continuare ad indagare sul caso di Emanuela.

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