Joe Biden, Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Amy Klobuchar e Pete Buttigieg sono tornati a scontrarsi – o a scannarsi, forse è il caso di dire – al Paris Las Vegas Hotel & Casino, in Nevada. Questa volta con una new entry: l’imprenditore Mike Bloomberg, ex sindaco di New York.
Las Vegas. Il nono dibattito dall’inizio delle primarie si è rivelato al momento il più efferato. La discussione è stata aperta dagli interventi della Senatrice del Massachussets, Elizabeth Warren, e dal Senatore del Vermont, Bernie Sanders, i quali hanno rispettivamente presentato dei programmi piuttosto simili, incentrati sulla promessa di ridurre i divari di ricchezza, e hanno palesemente additato Bloomberg quanto agli ingenti investimenti della sua campagna elettorale, stimati in 400 milioni di dollari in parte derivanti dalle sue sostanze ma la maggior parte raccolti grazie agli annunci pubblicitari.
Nonostante la sua presenza in Nevada, Bloomberg non parteciperà al voto di sabato.
Il miliardario, come aveva annunciato, si presenterà a partire dal Super Tuesday del 03 marzo, giorno in cui saranno chiamati a votare 16 dei cinquanta stati che compongono la Repubblica Presidenziale Federale Americana.
Bloomberg, al momento, può contare sul 19% dei consensi, un risultato di tutto rispetto, mentre Sanders si conferma in vantaggio sui sondaggi nazionali stilati lunedì, mantenendo un distacco di 19 punti in Nevada.
Grandi aspettative quelle riversate da Biden all’esito del voto in Nevada e nel successivo Stato della Carolina del Sud, anche se la performance al dibattito dell’ex vice Presidente appare fiacca e quasi irrilevante, preannunciano il serio rischio di vedersi ripetere i deludenti risultati di Iowa e New Hampshire.
Se il buongiorno si vede dal mattino…
La figura con cui è uscito al primo dibattito pubblico “Mini Mike”, come ama schernirlo Trump che ironizza sulla bassa statura del candidato, non è stata certo delle migliori.
L’ex sindaco di New York è stato esposto al fuoco incrociato degli sfidanti Democratici, a partire dalla “misurata” Elizabeth Warren, che dopo i fiacchi risultati al voto nelle precedenti consultazioni ha deciso di cambiare strategia e passare al contrattacco.
La Warren, riferendosi a Bloomberg, ha detto: “Vorrei parlare di colui contro cui corriamo in queste elezioni. Un miliardario che chiama le donne gallinelle grasse e lesbiche dalle facce da cavalli (…). E no, signori, non sto parlando di Donald Trump. Sto parlando del sindaco Bloomberg”.
Dopo aver evidenziato l’inopportunità di candidare un miliardario arrogante per sostituire un Presidente della stessa pasta, Warren ha cavalcato l’ondata femminista ricordando le dozzine di accordi economici di rinuncia a intentare cause per abusi sessuali e discriminazioni che le lavoratrici di Bloomberg News sono state costrette a firmare.
Altro tema cruciale rinfacciato a Bloomberg è stato la sua politica discriminatoria del “stop and frisk” portata avanti come sindaco di New York. E il colpo di grazia finale – il fatto che l’ex sindaco non abbia ancora presentato la dichiarazione delle tasse – ha portato il moderatore dell’incontro, Chuck Todd, a chiedere: “Sindaco Bloomberg, ma lei dovrebbe esistere?”.
A Las Vegas nemmeno per Sanders c’è stata pietà. Pete Buttigieg soprattutto, alludendo ai problemi di salute che hanno recentemente colpito il Senatore del Vermont, ha fortemente polemizzato con la sua riforma sanitaria, additandolo come “socialista milionario che possiede tre case”.
Nonostante ciò, col 31% nei sondaggi Sanders rimane, al momento, il candidato da battere, anche se la strada è ancora lunga e, per come si stanno mettendo le cose, non può escludersi nulla.
Il candidato più giovane dell’ala centrista del partito dell’Asinello è anche in lotta con Amy Klobuchar per accattivarsi la fascia di elettori più moderati. Probabilmente non otterranno dei grandi risultati in Nevada e South Carolina, Stati a prevalenza ispanica e afro americana, sui quali, al contrario, punta molto l’ex braccio destro di Obama, Joe Biden.
Tutto considerato, Warren si è dimostrata una vera e propria leonessa, tanto da guadagnarsi un boom di donazioni nel corso del dibattito, secondo quanto annunciano i sostenitori della sua campagna, entusiasti.
Come detto in questa corsa alla nomina democratica sembra proprio che tutto possa succedere. L’unica cosa da fare è attendere le prossime espressioni degli elettori e soprattutto l’appuntamento del Super Tuesday, in cui verrà assegnato un terzo dei delegati e si sfoltirà probabilmente la competizione per ora agguerritissima.