L’opposizione vince le elezioni in Thailandia, aprendo la strada alla fine del dominio militare. Phak Kao Klai è stato il partito più votato. Al secondo posto Pheu Thai. I due partiti militari hanno invece avuto una prestazione molto deludente.
Elezioni Thailandia: vince l’opposizione
I partiti di opposizione hanno vinto le elezioni parlamentari in Thailandia, aprendo la strada alla possibile fine del governo sostenuto dai militari che è al potere dal 2014. Il partito più votato è stato il Phak Kao Klai, guidato da Pita Limjaroenrat, critico nei confronti della monarchia e del ruolo dell’esercito e favorevole a una nuova Costituzione. Secondo gli ultimi dati, Phak Kao Klai dovrebbe aggiudicarsi 151 dei 500 deputati della camera bassa del Parlamento. Il secondo partito più votato è stato il Pheu Thai, partito fondato dall’ex primo ministro Thaksin Shinawatra che candidava la figlia del fondatore, Paetongtarn Shinawatra. Il Pheu Thai, che era il favorito alla vittoria, dovrebbe aggiudicarsi 138 seggi.
I due partiti legati ai militari, il Phak Ruam Thai Sang Chart dell’attuale primo ministro ed ex generale Prayut Chan-o-cha e il Palang Pracharath, hanno ottenuto un risultato molto deludente, con circa il 15% voti. Il partito del primo ministro dovrebbe ottenere 36 seggi, mentre Palang Pracharath circa 40 seggi. Anche il partito Bhumjaitai, che ha guidato la campagna per legalizzare la marijuana in Thailandia, ha ottenuto risultati migliori dei partiti militari. Bhumjaitai dovrebbe infatti ottenere 70 seggi.
L’esercito sarà comunque fondamentale per l’elezione del primo ministro
Nonostante l’ottimo risultato per Phak Kao Klai, gli analisti affermano che il partito dovrà affrontare una dura battaglia per il Palazzo del Governo di Bangkok. Questo perché ogni candidato vincente avrà bisogno di 376 voti tra la Camera dei rappresentanti e il Senato per diventare primo ministro. Inoltre, secondo la Costituzione approvata nel 2017, i leader militari potranno nominare i 250 membri del Senato, che sceglieranno il prossimo primo ministro insieme ai 500 deputati. Quindi il ruolo dell’esercito resterà ancora fondamentale.
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