El Salvador: continua la lotta contro la criminalità

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El Salvador: continua la lotta contro la criminalità

Continua la lotta di El Salvador contro la criminalità. Negli ultimi sette mesi, da quando è stato dichiarato dal governo lo stato di emergenza, sono stati arrestati oltre 55mila sospetti membri di bande. Gli arresti si aggiungono ai 16.000 già effettuati prima che venissero conferiti i poteri di emergenza. L’ondata di arresti non ha precedenti nel paese di 6,5 milioni di persone, che ha subito decenni di crimini violenti guidati da potenti bande come Mara Salvatrucha (MS-13) e Barrio 18.

Continua la lotta di El Salvador contro la criminalità

Continua la lotta alla criminalità a El Salvador. Il ministro della Giustizia Gustavo Villatoro ha affermato che più di 55mila sospetti membri di bande sono stati arrestati da quando il presidente Nayib Bukele ha dichiarato la cosiddetta guerra ai gruppi criminali sette mesi fa e ha conferito alla polizia i poteri di emergenza per arrestare i sospetti senza un mandato. La dichiarazione di Villatoro arriva quando il parlamento ha deciso di prorogare lo stato di emergenza per combattere le bande. “La guerra tra bande non si ferma. Questo è un passo decisivo per ottenere la tranquillità che è stata rubata per anni alla gente e per costruire il Salvador che tutti meritiamo. Stiamo vivendo la vera democrazia, facendo ciò che i buoni salvadoregni chiedono”, ha detto il ministro della giustizia dopo il voto.

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Le misure di emergenza preoccupano i gruppi per i diritti umani perché, secondo loro, limitano le libertà civili e ampliano i poteri della polizia. Le misure infatti limitano il libero assembramento, il diritto di essere informati del motivo dell’arresto e l’accesso ad un avvocato. Inoltre consentono la detenzione fino a 15 giorni senza accusa. I gruppi per i diritti umani affermano che le detenzioni equivalgono ad arresti arbitrari.

La nuova legislazione varata durante lo stato di emergenza include leggi che consentono l’allungamento delle pene per i reati legati alle bande e la riduzione dell’età della responsabilità penale a 12 anni. Includono anche una legge che autorizza pene detentive da 10 a 15 anni per i mezzi di informazione che riproducono o diffondono messaggi delle bande, una decisione che secondo i gruppi per i diritti umani ostacola la libertà di stampa e i gruppi di rintracciamento delle bande.


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