venerdì, Aprile 19, 2024

Educazione Parentale I Pro e contro di un’alternativa alla scuola

Il Covid e l’emergenza sanitaria conseguente sta avvicinando sempre più famiglie all’educazione parentale. Fino a prima di questa situazione che ha sconvolto le vite di tutti, in Italia si parlava pochissimo di questa scelta educativa alternativa alla tradizionale frequenza scolastica. Molti credevano fosse illegale, altri fosse una scelta solo contro le istituzioni. Chi scrive questo articolo ha scelto l’educazione parentale solo al terzo figlio, dopo aver cresciuto due figli nel modo tradizionale, con asilo, elementari, medie, liceo e università. Lo ha scelto dopo due anni di scuola elementare anche della terza figlia, dopo essersi laureata in scienze della formazione e dell’educazione. Perché il rischio di sentirsi dire che non si è adeguati all’educazione parentale esisteva, ed esiste ancora, e in Italia un pezzo di carta fa comodo per dimostrare che si sta facendo una scelta consapevole.

Educazione Parentale: comoda ma anche no

Una delle prime cose che ci si sente dire quando si comunica che si sta seguendo questa strada è “Beata te che puoi” come se chi sceglie di educare non a scuola i propri figli avevsse sempre solo quello da fare, tempo libero senza limiti e chissà quali altre agevolazioni. In realtà non è così. Anche molti genitori che lavorano scelgono l’educazione parentale, consapevoli dei sacrifici necessari a portare avanti la propria scelta. Perché è comodo non dover buttare giù dal letto alle 6 tua figlia per portarla a scuola dall’altra parte della città in inverno e se piove e fa freddo. Ma è scomodissimo dover rientrare dal lavoro e sapere di dover dedicare un paio di ore a spiegare gli stati della materia. Certo, lo facciamo divertendoci, magari cucinando la pasta, partendo nel mettere cubetti di ghiaccio nella pentola, che poi si scaldano e diventano acqua e poi si scaldano ancora e diventano vapore. Ma tutto questo poi viene anche rivisto sui libri.

E’ divertente, sicuramente, decidere di andare a visitare il museo della scienza per capire alcune cose lette sui libri di quinta elementare. E’ meno divertente se l’unico giorno in cui puoi farlo è la domenica, che è anche l’unico giorno in cui, magari, potresti dormire.

La socializzazione: questa paura di solitudine

La seconda obiezione a cui si va incontro scegliendo l’educazione parentale è “ma così non socializza”. E a dirlo sono le ex maestre, ma anche le mamme che hanno una visione, spesso, distorta di cosa sia la socializzazione. A parte ora, che con l’emergenza Covid le regole sono tante e la socializzazione in classe è ancora meno di prima, in una classe elementare più o meno la mattinata passava così:
ingresso alle 8
5 minuti fuori da scuola a ridere con i compagni di scuola
2 ore in classe con insegnanti che ripetono “non alzarti, stai composta, non muoverti, non parlare con il compagno, non guardare sul suo quaderno”
10 minuti di intervallo
2 ore come prima
1 ora di mensa, dove fanno anche i pomeriggi a scuola, seduti al tavolo con gli stessi compagni di classe
2 ore al pomeriggio come la mattina.

Una volta a casa:
compiti
feste di compleanno a cui non sempre tutta la classe era invitata
una o due volte a settimana un’ora di attività extra (sport, musica, o scuola di inglese).

Alla fine la socializzazione al di fuori del gruppo classe si riduce a 10 minuti di intervallo, in quelle scuole dove l’intervallo si poteva fare nei corridoi o in giardino con le altre classi, una decina di minuti durante la pausa pranzo e basta. Certo, a scuola imparano che hanno dei doveri (ma anche dei diritti), dei compiti, delle regole. Sono cose che imparano anche in altri ambienti.
L’educazione parentale non cresce bambini asociali, cresce bambini che hanno più gruppi in cui socializzano, perché hanno diversi gruppi di attività. Non manca il rapporto tra pari, come molti paventano. Hanno un rapporto tra pari, ma non stando seduti fermi in un banco per 6 ore al giorno. Imparano le regole della convivenza in diverse realtà: sportive, ricreative, ludiche. Ma soprattutto, sono liberi di scegliere con chi avere un rapporto e con chi no. Noi adulti lo possiamo fare, ai bambini viene sempre imposto da noi adulti con chi devono passare il tempo.

Socializzare vuol dire incontrare tanti gruppi diversi, nei casi più fortunati, anche di paesi e nazioni diverse.

E i libri?

Non è vero che non si usano. Si usano, ma non sono l’unico modo di apprendere che esiste. Si usano come supporto, ma si affiancano a strumenti diversi che sono più efficaci spesso. Video, visite a musei, attività manuali. I bambini in educazione parentale leggono e scrivono, ma spesso leggono libri diversi da quelli che si trovano a scuola, quelli classici che vengono suggeriti in classe.


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Non è semplice, non è facile ed è faticoso

L’educazione parentale non è semplice. Le pratiche per la richiesta sono in realtà banali: alcune scuole hanno un modulo predisposto che deve essere firmato dai tutori dello studente. In alcuni casi viene richiesta copia del titolo di studio, ma basta la scuola superiore e comunque si può sempre sottoscrivere di appoggiarsi a persone esterne. Nessuno vieta infatti di costituire gruppi di bambini e avere una persona esterna che si occupa dell’istruzione. Esistono diversi gruppi anche in Italia, e in questo 2020-2021 ne stanno nascendo tanti diversi, per ogni fascia di età.

Anche se decidete di delegare qualcuno, resta una scelta impegnativa. Sarete voi a dover programmare le attività, a lottare con i non ho voglia dei vostri figli, a far comprendere la necessità di alcune attività. Non è sempre divertente, a volte si perde la pazienza. Ma è un’esperienza di grande vicinanza tra genitori e figli, un momento di unione che in pochi riescono a provare. Si torna un po’ bambini, si affrontano insieme difficoltà che in genere sono delegate alle maestre. Si costruiscono dialoghi e non si cade nella trappola delle domande con risposte neutre “cosa hai fatto oggi a scuola?” “Niente”. Era una risposta classica di mia figlia. Ora quando capita che qualcuno le chiede: come hai imparato così bene l’inglese? risponde Lo uso tutti i giorni con i miei amici che abitano all’estero . Al test di idoneità di quarta elementare le hanno chiesto del sistema di scrittura degli Egizi. Le maestre si sono stupite perché ha collegato quella scrittura a quella di Sumeri e Babilonesi e poi ai diversi tipi di alfabeto e ha paragonato tutto alle diverse lingue. Non lo ha studiato. E’ solo una delle tante situazioni in cui si trova immersa ogni giorno.

Lo studio in educazione parentale è esperenziale. Le cose le toccano, le provano, le testano. Imparano i punti cardinali usandoli. Magari non sanno a memoria in una settimana la poesia per la festa della mamma, ma imparano a usare una bussola (anche di quelle sul cellulare) e a orientarsi usando la cartina dei tram. Crescono comunque, crescono conoscendo, provando, sbagliando, riprovando. Crescono aperti alle esperienze e, spesso, apprendono con spirito di adattamento. E con loro noi genitori.

Sowmya Sofia Riccaboni
Sowmya Sofia Riccaboni
Blogger, giornalista scalza (senza tesserino), mamma di 3 figli. Guarda il mondo con i cinque sensi, trascura spesso la forma per dare sensazioni di realtà e di poter toccare le parole. Direttrice Editoriale dal 2009. Laureata in Scienze della Formazione.

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