martedì, Marzo 19, 2024

Earth’s black box: nasce la scatola nera della terra

La Earth’s black box: anche la Terra avrà la sua scatola nera. Ideata per essere indistruttibile e memorizzare dati per decide di decenni a venire.

Cos’è la Earth’s black box?

Earth’s black box, letteralmente scatola nera della terra, è il dispositivo indistruttibile ideato per tener traccia dell’uomo. La nuova installazione non nasce però sotto una buona stella. Nel senso che il suo scopo è registrare tutti i fatti salienti che porterebbero l’umanità al collasso.

Nel sito ufficiale del progetto c’è scritto così

‘Unless we dramatically transform our way of life, climate change and other man-made perils will cause our civilization to crash”. Tradotto: “A meno che non trasformiamo drasticamente il nostro modo di vivere, i cambiamenti climatici e altri pericoli causati dall’uomo causeranno il crollo della nostra civiltà”.

Earth’s black box: qual’è il suo obbiettivo?

L’obiettivo del progetto è sensibilizzare le generazioni di oggi. Agire guardando non solo al futuro immediato ma al futuro che riguarda le future generazioni. Si tratta di un futuro più profondo rispetto a quello che riusciamo a percepire noi qui, adesso. In un certo senso è un futuro che neanche ci riguarda davvero. Ma l’essere umani non si ferma all’essere biologici. Possiamo agire estendendo il concetto di sopravvivenza animale. Sbarazzarsi della sua istantaneità e portarlo su una scala temporale più ampia.

Earth’s black box: dove verrà installata?

Questa scatola nera della Terra verrà installata in Tasmania, un’isola a sud dell’Australia. Il luogo scelto non è casuale. Dove sistemereste voi la scatola nera che deve essere in grado di registrare tutti gli eventi della potenziale fine del mondo? Probabilmente nel luogo che ci si aspetta possa essere uno degli ultimi ad essere interessati dalla catastrofe. La Tasmania è una zona che da una certa garanzia in termini di stabilità geofisica e geopolitica.

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L’Earth’s black box: la scatola nera

Le scatole nere oggi vengono utilizzate in tanti ambiti, tuttavia l’esempio più limpido rimane quello dell’applicazione aeronautica. Quella studiata dai ricercatori dell’Università della Tasmania non è un oggetto puramente funzionale. Nell’organico di sviluppo figurano anche architetti e artisti perché si tratta di una vera e propria opera d’arte. Estesa 10 metri e realizzata in acciaio spesso 7,5 cm, abbastanza per resistere alla maggior parte degli eventi esterni, come terremoti, tifoni, attacchi vandalici.

Da dove nasce l’idea?

L’idea per la sua realizzazione è nata dopo la Cop 26 di Glasgow sui cambiamenti climatici. Sono decenni delicati quelli che verranno, da percorrere sul filo del rasoio. Il punto di non ritorno, secondo la comunità scientifica, è fissato a 1,5, o massimo 2 °C di surriscaldamento oltre i livelli preindustriali. Si tratta di un punto di non ritorno che renderebbe la terra più inospitale di quanto non sia oggi. La scatola nera nasce allora con lo scopo di raccogliere tutte le azioni salienti, le parole dei leader politici, le innovazioni mediche, tecnologiche e scientifiche che cambiano l’assetto geopolitico mondiale e in risposta alle necessità dettate dalla crisi climatica.

Quali dati raccoglie la scatola nera?

Non solo parole, la scatola nera memorizzerà dati, tantissimi dati. Dati fondamentali a descrivere la salute del pianeta, come il livello medio degli oceani e la loro acidificazione, la temperatura di terra e mare, la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, la perdita di biodiversità etc.

Earth’s black box: attiva entro il 2022

Anche se l’opera non è ancora ultimata, dovrebbe esserlo entro la metà del 2022. Gli ideatori confermano che l’archivio dei dati è già in atto. Lo storage attuale permetterebbe la memorizzazione dei dati per i prossimi 50 anni. Con i futuri interventi la capacità sarà notevolmente ampliata. I banchi di memoria riescono a scaricare file sfruttando l’energia solare captata dai pannelli fotovoltaici posti sulla parte superiore del monolite.

Earth’s black box, registrerà tutto

La speranza è quella che l’Earth’s black box rimanga lì, a registrale in silenzio la sequela di dati, voci e parole che nessuno dovrà mai essere in grado di utilizzare.

Claudia Cornacchini
Claudia Cornacchini
Claudia Cornacchini è redattrice presso periodicodaily, dove scrive di attualità, cultura, salute, nutrizione, tra le altre cose. Ha conseguito un diploma di maestra d'arte ed è naturopata certificata.

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