venerdì, Marzo 29, 2024

“Due consiglieri Comunali sono a processo con il capomafia”.Paolo Borrometi non accetta la cittadinanza onoraria del comune di Pachino. Almeno per ora.

 “Cari cittadini e cittadine di Pachino, sono orgoglioso dei messaggi che sto ricevendo da voi, così come sono stato particolarmente orgoglioso quando, mesi fa, un consigliere comunale mi propose per la cittadinanza onoraria della vostra città”inizia così il messaggio di Paolo Borrometi, giornalista siciliano sotto scorta, rivolto ai cittadini di Pachino, piccola Città del siracusano, già al centro di alcune sue importanti inchieste delicate sui rapporti tra mafia e politica.

Paolo Borrometi.

Borrometi rigetta l’onorificenza, ma solo per il momento. Le cause sarebbero abbastanza chiare, almeno per chi conosce il suo rigore giornalistico ed i suoi trascorsi da cronista antimafia. Attività che lo vedono impegnato in particolare con la testata online indipendente Laspia.it, che lui stesso dirige..

Nel post pubblicato sul suo profilo facebook il 29 novembre scorso ribadisce quali sono i suoi sentimenti e le verità che lo hanno portano a questa che potrebbe sembrare una scelta “scortese”. Infatti,scrive il cronista, Il vostro presidente del consiglio”, riferito ai cittadini di Pachino,mesi fa, dopo aver ricevuto la richiesta della mia cittadinanza onoraria ,fece una conferenza dei capigruppo e, approvata la richiesta, non portò mai in consiglio comunale la delibera da approvare.”E aggiunge Il Signor Borgh, presidente del consiglio comunale che ha un accesso per mafia, come ho detto più volte non ha mai preso pubblicamente le distanze da due consiglieri, tali Massimo Agricola e Salvatore Spataro, a processo con il capomafia. Lo stesso capomafia, Salvatore Giuliano, che “consigliava” di uccidermi.”

Ebbene sì, Borrometi è sotto scorta anche a causa del mafioso omonimo del più famigerato “bandito” della strage di Portella della Ginestra e del figlio Gabriele, entrambi rinviati a giudizio dal Gup di Catania per tentata violenza e minacce di morte, aggravate dal metodo mafioso e dall’appartenenza al clan. Il Giuliano aveva più volte minacciato di morte il cronista a seguito di alcuni suoi articoli d’inchiesta.

“Non voglio minimamente, mi spiace, che a votare questo atto che mi riempirebbe d’orgoglio possano essere consiglieri eletti con i voti del capomafia.” Il motivo, a questo punto, sembra chiaro. Al momento Borrometi non accoglierà la cittadinanza onoraria.

Quella descritta è solo una delle diverse minacce che Borrometi ha dovuto subire e che lo costringono a vivere sotto scorta da circa quattro anni. Una carriera da giornalista d’inchiesta segnata da diverse avvisaglie, che poi sono diventate minacce serie. Il 16 Aprile 2014 ha subito un’aggressione. In campagna, in un pomeriggio come tanti altri. Pestato a sangue e lasciato per terra con una spalla fracassata. Di quell’episodio ne porta i lividi morali prima ancora della menomazione fisica.

Perché Borrometi è nel mirino della mafia? Le sue inchieste hanno portato allo scioglimento per mafia dei Comuni di Scicli e Vittoria. Il suo è un lavoro di studio e approfondimento della mafia locale, quelle del proprio territorio che sembrano sempre così invisibili. Ma sono vive.

Copertina
“Un Morto ogni tanto”
(Solferini)

Di questo e altro parla nel suo ultimo libro e grande inchiesta giornalistica “Un morto ogni tanto” (Solferino). Il titolo riporta le parole di un boss che parlando con i propri figli, intercettato, diceva Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti.”

Il 10 aprile del 2018, nell’ordinanza del Gip di Catania, viene reso pubblico il tentativo di attentato di cosa nostra, con particolari agghiaccianti, nei confronti di Paolo Borrometi. L’attentato al giornalista, secondo quanto si legge nell’ordinanza che condurrà all’arresto di quattro persone, doveva essere realizzato dal clan Cappello di Catania su richiesta del clan Giuliano di Pachino.

Questa brutta storia non fermerà Paolo Borrometi nella sua attività di giornalista in prima linea. L’ordine è chiaro. E’ arriva proprio dal boss di Pachino, la comunità che oggi vuole omaggiare Borrometi della cittadinanza onoraria. Ma non sembra il momento giusto.

Pubblichiamo il post completo.

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