Draghi sul vaccino Pfizer è stato durissimo nei confronti del cancelliere austriaco Sebastian Kurz durante la discussione al Consiglio Europeo. Il focus era sulla distribuzione delle dosi che arriveranno nel secondo trimestre.
Cosa ha detto Draghi sul vaccino Pfizer al Consiglio Europeo?
Certificato Verde Digitale: le condizioni di Draghi
Sono scoppiate scintille durante il Consiglio Europeo presenziato a distanza dai capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea. Al centro del dibattito vi è stata la questione dei vaccini, le milioni di dosi di AstraZeneca conservate nello stabilimento di Anagni e la polemica di alcuni stati su una distribuzione equa delle dosi dei vaccini.
Draghi è stato il primo a ribattere al cancelliere austriaco che chiedeva un cambiamento nel modo di allocare le dosi. Dopo l’intervento del croato Andrej Plenkovic, il premier italiano ha preso la parola e ha indicato che il cancelliere stava indebolendo l’Europa dall’interno, in un momento nel quale c’è bisogno di stare uniti. Kurz “non otterrà una sola dose in più” di quelle che spettano all’Austria in base alla chiave di distribuzione pro quota.
Le critiche di Kurz sulla distribuzione dei vaccini
Kurz è da settimane il critico più arduo della distribuzione di vaccini nell’Ue. Come altri Paesi, ha puntato maggiormente su AstraZeneca in sede di acquisto. Con la società farmaceutica anglo-svedese che ha disatteso le promesse iniziali, Kurz si è ritrovato con un numero nettamente inferiore di dosi da somministrare alla popolazione. Si troverà dunque a dover fronteggiare un gap di dosi rispetto ad altri Paesi. Nelle settimane scorse si è distinto per aver annunciato, insieme alla danese Mette Fredriksen, un accordo con Israele volto a produrre vaccini.
Un consiglio europeo inconcludente
Nel Consiglio europeo del 25 marzo i dossier sul tavolo dei leader dell’Unione europea erano tanti. La discussione ha avuto come argomento centrale la campagna vaccinale, in un crescendo di tensioni intorno al nodo delle forniture, della redistribuzione interna e del meccanismo per rafforzare il controllo sulle esportazioni. Una discussione andata avanti per ore che si è incagliata sulla questione di 10 milioni di dosi Pfizer/BioNTech da redistribuire tra gli Stati membri. Dopo infinite accuse, l’agenda si è spostata sugli argomenti già definiti come i rapporti con Ankara e il ruolo internazionale dell’euro, tralasciando il resto.
Draghi sul vaccino Pfizer: il punto della situazione austriaca
Al centro della contesa delle ultime settimane sui vaccini, vi è stata la decisione dell’Austria e di altri governi di rifiutare i vaccini costosi per scommettere sul più economico AstraZeneca, che però è in ritardo con le consegne. Come parte degli accordi per la distribuzione nell’Ue, i vaccini “rifiutati” sono stati acquistati da altri governi. Il risultato, come già affermato, è che il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, rimasto con poche dosi, da settimane accusa l’Ue nella gestione dei vaccini. Kurz ha dunque proposto che le 10 milioni di dosi in eccesso di Pfizer/BioNTech venissero redistribuite, privando della fornitura i Paesi in condizioni sanitarie migliori. Ovviamente la reazione degli Stati membri è stata immediata. Angela Merkel ha messo in dubbio le necessità dell’Austria e ha proposto di ridistribuire tre milioni di quelle dosi a Paesi realmente in ritardo con le vaccinazioni, lasciando il resto (sette milioni) a tutti gli altri.
Nessuna soluzione concreta
Secondo i dati dell’ECDC diffusi al vertice, Vienna ha vaccinato 14,6 persone ogni 100 residenti, più della media Ue di 13,6 persone. Bulgaria e Lettonia invece hanno urgente bisogno di aiuto. I leader hanno passato ore a discutere le proposte di compromesso su questo argomento imposto dall’Austria. Secondo le fonti, Kurz ha anche minacciato il veto sulle conclusioni del Consiglio. Alla fine il problema non è stato risolto e le dosi dovrebbero essere distribuite secondo le regole esistenti.