venerdì, Marzo 29, 2024

Donna fantasma a Pesaro: muore in casa dopo mezzo secolo

Donna fantasma: in casa da quasi 50 anni

Si tratta di una storia che ha dell’incredibile. Luciana Simoncelli, 59 anni, da quasi mezzo secolo non varcava la porta di casa; era diventata una donna fantasma. Nessuno infatti, in paese, la vedeva più dalla fine delle scuole elementari. La triste vicenda è accaduta a Serravalle di Carda, frazione di 350 abitanti nel comune di Apecchio

Rifiuti continui alle visite

La donna era sconosciuta persino al medico di famiglia, il dottor Massimo Valentini. In un’intervista al Resto del Carlino, ha infatti ammesso: “Quando sono andato negli ultimi 25 o 30 anni in quella casa ho chiesto ogni volta alla madre di poterla conoscere, magari visitare, visto che era una mia mutuata. Ma la risposta immancabile era un rifiuto netto. Non ne ho parlato con nessuno né con i carabinieri né con la procura perché non lo ritenevo necessario visto che era una libera scelta di una persona che delegava la madre a parlare per lei. Ma poi sabato scorso la situazione è precipitata. E’ stata chiamata la guardia medica che ha constatato il decesso della donna e come medico di famiglia ho fatto il secondo certificato di morte in obitorio a Urbino vedendola per la prima volta e trovando il corpo in condizioni di apparente denutrimento. Cosa è successo, perché è arrivata a pesare così poco? “.

Il ritrovamento della donna e la triste scoperta

Ad accertare la morte di Luciana è stata una guardia medica in servizio la scorsa domenica: Lorenzo Di Biasio. “Ho ricevuto la chiamata intorno alle 7. Sapevo già che la persona era morta perché così mi è stato detto al telefono. Sono arrivato in questa casa e poi sono salito in camera e ho visto questa donna magrissima distesa sul letto, già con la rigidità della morte, segno che il decesso risaliva a diverse ore prima.  La stanza era buia, con le finestre chiuse. Ho chiesto di accendere la luce ma non c’erano lampadine al lampadario.La sorella mi ha detto che non mangiava più da qualche giorno e che ultimamente si era ritirata in casa. Non mi ha riferito che faceva questa vita invece da quasi mezzo secolo. Le ho detto che non credevo al fatto che una magrezza di quel tipo fosse dovuta solo a due o tre giorni di digiuno. Ho chiesto di vedere delle cartelle cliniche pensando a malattie ma ha risposto che non ne avevano. Allora ho chiesto qualche esame di laboratorio e anche questi non c’erano perché mai fatti. Ho chiesto un documento di riconoscimento e non ne aveva”. Questa dettagliata descrizione è stata rilasciata da Di Biasio sempre al quotidiano bolognese.

Si possono evitare casi simili?

La domanda sorge spontanea: per quale ragione i familiari non hanno mai chiamato i soccorsi, dato lo stato di salute del tutto deteriore della signora? La guardia medica ha richiesto spiegazioni alla sorella della defunta, la quale avrebbe risposto che Luciana non voleva assolutamente, e che si sarebbe messa a urlare.

Casi come questi fanno sempre riflettere. Come si sarebbe potuta evitare una tragedia simile? Chi sarebbe dovuto intervenire? L’attenzione ricade inevitabilmente sui servizi di assistenza sociale. Il medico giustamente non poteva ignorare la volontà della signora, tuttavia poteva porsi come tramite e contattare i servizi preposti. Insomma, lungi dall’attribuire colpe a qualcuno, sarebbe bene analizzare meglio le situazioni di disagio sociale presenti sul territorio, al fine di evitare o quantomeno contenere episodi di questo genere.

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