venerdì, Marzo 29, 2024

Donald Trump: “Se fossi in loro non pagherei”

Il presidente americano Donald Trump non finisce mai di stupire, anche se dalla sua elezione nel 2016, ne abbiamo sentite di tutti colori da lui, di conseguenza il mondo politico, in generale, si è abituato alle uscite del tycoon.

Un argomento che tiene banco in Europa, ormai da tre anni è la cosìddetta Brexit, ossia l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.

Prima di argomentare quanto riferito da Trump sulle trattative tra Regno Unito e UE, va precisato che tra il Paese Oltre Manica e il Vecchio Continente, i rapporti non sono mai stati idilliaci, come si potrebbe pensare.

Il regno di Sua Maestà entrò a far parte dell’Unione Europea nel 1973, quando aderì al trattato della Comunità economica europea (CEE).

Sebbene appartenere a questo organismo che si era appena formato, significava entrare a far parte di un grande mercato, altrimenti detto mercato unico, molti inglesi non vedevano di buon occhio le intromissioni dell’UE nei loro mercati.

Il governo di Margaret Thatcher (1979-1990) fu molto critico nei confronti dell’Unione Europea, poichè non approvava gli enormi contributi che il Paese doveva versare.

Dopo le dimissioni della Thatcher, il governo successivo, guidato da John Major ratificò il trattato di Maastricht nel 1992, dando il via, così, all’Unione europea.

Le tendenze anti-europeiste non si sono mai sopite del tutto, sebbene, sotto il governo laburista guidato da Tony Blair, seguito da quello di Gordon Brown, i rapporti tra il regno di Sua Maestà e il Vecchio Continente furono più distesi.

Questa pacifica convivenza, tuttavia, è stata solo una breve parentesi, poichè con il ritorno dei conservatori al potere, le tendenze anti-europesite sono tornate a farsi sentire.

Il referndum sull’Unione Europea, tenutosi nel 2016, doveva stabilire una volta per tutte, quale sarebbe dovuto essere, d’ora in avanti, il rapporto tra Inghilterra e Unione Europea.

Contrariamente alle aspettative, gli inglesi sentenziarono l’uscita del Regno Unito dall’Unione.

Dopo la consultazione poplare, l’allora premier David Cameron, che l’ aveva indetta, si dimise dalla sua carica e al suo posto, fu nominata Teresa May che sebbene durante il suo governo abbia lottato per una soft Brexit, gli ultimi avvenimenti di questi giorni che hanno portato alle dimissioni della premier, propendono per una hard Brexit, che costerebbe al Regno Unito 39 miliardi di sterline.

Il presidente americano Donald Trump, ultimamente, non ha fatto mancare un suo commento, circa le trattative tra Londra e l’Europa riguardo la Brexit, ma più che un’osservazione sembra un’ingerenza nelle questioni di un altro Stato.

Trump, infatti, in un’intervista rilasciata al Sunday Times ha dichiarato: “Se fossi in loro, non pagherei” , ovvero l’Inghilterra non dovrebbe pagare i 39 miliardi di sterline all’Unione Europea, e piuttosto dovrebbe uscirsene senza pagare.

In un’altra intervista rilasciata ad un’altra testata inglese, Trump ha dichiarato che, secondo lui, Bboris Johnson sarebbe un ottimo sostituto per Teresa May.

Le due interviste rilasciate hanno preceduto l’odierna visita di Trump nel Regno Unito e fanno capire che lui non è affatto un alleato dell’UE anzi, egli è l’ultima persona cui la premier dimissionaria dovrebbe rivolgersi per avere consigli sulla gestione di questa fase così delicata.

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