Il 25 maggio 2019 l’Assemblea mondiale della sanità, l’organo legislativo dell’OMS, ha assolto le stigma che affliggevano la disforia di genere, la quale, inizialmente etichettata come disordine mentale, adesso, rientra nel capitolo della salute sessuale e non è più considerata una malattia.


La vittoria dell’intera comunità LGBT+, vale a dire, lesbiche, gay, omosessuali, trasgender, il cui “più” racchiude quella branchia di persone quali, asessuali, intersessuali, queer e i cosiddetti indecisi o questioning, coloro che non hanno ancora trovato la propria identità di genere o orientamento sessuale, non attende a farsi sentire, il responsabile dei diritti Lgbt di Human Rights Watch, Graeme Reid, esulta con queste parole: “La rimozione da parte dell’Oms del “disordine dell’identità di genere” dal suo manuale diagnostico avrà un effetto liberatore sulle persone transgender in tutto il mondo. Adesso i governi riformino rapidamente le leggi e i sistemi sanitari nazionali che richiedono questa diagnosi ormai ufficialmente superata”.
Gli organi dell’Oms abbracceranno le nuove dinamiche legislative il primo gennaio 2022. Questo è quanto riportato dalla legge: “Il 25 maggio 2019 (…) la World Health Assembly, l’organo direttivo dell’Oms che rappresenta i 194 stati membri, ha votato a favore di nuove linee guida diagnostiche che non definiscono più la non-conformità di genere come un “disordine mentale”. Storicamente, molti sistemi sanitari, compresi quelli sostenuti dall’Oms, hanno sempre categorizzato l’essere transgender come un disturbo mentale. Ma l’evolversi delle conoscenze scientifiche riguardo al genere e l’instancabile azione degli attivisti transgender in giro per il mondo sono stati determinanti per portare a termine questo sviluppo”.
UN PASSO AVANTI VERSO LA LEGITTIMAZIONE DEI DIRITTI
La decisione dell’Oms, mette in luce la consapevolezza di una discrepanza tra il genere sentito dalla persona che ne soffre e il sesso attribuitole alla nascita, inoltre, chiama i governi a sbarazzarsi di tutte le misure discriminatorie che fuggono dal riconoscere i diritti delle persone trasgender, talvolta bagni di vere e proprie diagnosi che tardano ad arrivare. Nel concreto, si potrà cambiare il proprio nome e il sesso nei documenti ufficiali. La Human Rights Watch afferma la validità di un cambiamento che dovrà essere preso a carico da tutti i governi il prima possibile, in ambito medico si legittima la disponibilità e l’accessibilità a tutti quei servizi d’intervento medico che rientrano nel potenziale processo di transizione di una persona.

ETIMOLOGIA E SIGNIFICATO
La parola disforia deriva dal greco dysphoría, composto di dys- “male” e un derivato di phérein “sopportare” e rispecchia uno stato contrario all’euforia. La disforia può essere principalmente di due tipi: di genere e sociale. Si prova disforia di genere quando non si viene identificati nel proprio genere d’elezione mentre la seconda si rivela quando non si viene riconosciuti socialmente nel proprio sesso biologico. Essa, in senso generale, riguarda l’identità di genere, ossia l’impulso primario con il quale ci si identifica in un uomo o in una donna e pare sia influenzata da fattori di carattere socio-culturali, da una componente psicologica e di natura biologica.
La disforia di genere o disturbo dell’identità è quello stato mentale che induce la persona che ne soffre a riconoscere estraneo il proprio corpo, uno stato di perenne incongruenza tra il genere sentito da lei stessa e l’impronta fisica, tangibile con cui deve convivere tutti i giorni. Non bisogna confonderla con l’orientamento sessuale, ossia la predisposizione strutturale che fa leva sull’ attrazione emotiva, affettiva ed erotica che spinge la persona ad approcciarsi ad un sesso uguale o diverso.
UN PUNTO DI PARTENZA PER MIGLIORARE

Il percorso che sventola la bandiera dell’uguaglianza e che vuole affermare i propri diritti, in quanto cittadini di un unico paese e uguali per quanto diversi, trova le sue radici nei Moti di Stonewall che, avvenuti nella notte del 27 giugno 1969, sono considerati simbolicamente la nascita del movimento di liberazione gay. Qualche anno più tardi, il 17 dicembre del 1973, l’American Psychiatric Association derubrica l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, frutto di una lunga battaglia non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. Circa un anno fa, il 19 giugno 2018 è il turno della transessualità che viene depennata dalle malattie mentali con l’obiettivo di portare avanti un’ accettazione sociale e un migliore accesso alle cure. Ora, anche la disforia di genere non appartiene più a quella branchia di disturbi mentali che hanno un impatto sociale assai penalizzante per coloro che ne soffrono. Le parole di Reid: “Sono lo stigma, la discriminazione e il bullismo – e non quanto comporta la non-conformità di genere – che possono infliggere i problemi di salute mentale nelle persone transgender”, sono un punto di partenza per ottenere una visione pura e rispettosa della sfera sessuale, in tutti i suoi aspetti.