venerdì, Marzo 29, 2024

Direttore di Repubblica messo sotto scorta

Da Sabato scorso il direttore di Repubblica, Carlo Verdelli, è stato messo sotto scorta. La decisione arriva dal Viminale a seguito delle numerose minacce ricevute negli ultimi mesi.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha telefonato a Carlo Verdelli dimostrandogli solidarietà. ” Una misura che riporta agli anni più bui del terrorismo” ha aggiunto il presidente.

Repubblica ha mostrato vicinanza al suo direttore scrivendo in un articolo “Verdelli non è solo, a proteggerlo non saranno soltanto gli agenti addetti alla sua sicurezza, ma tutti i 360 giornalisti di Repubblica. Perché mettere sotto scorta il direttore,  significa mettere sotto scorta l’intero nostro giornale. “

La solidarietà verso il direttore è arrivata anche da numerosi esponenti politici e del mondo sociale. Matteo Renzi in un suo tweet ha espresso un pensiero per Verdelli e per ” tutti i giornalisti e le giornaliste non solo di Repubblica”.

Anche la Federazione nazionale della Stampa Italiana è intervenuta. LA FSI ha ricordato che concedere una scorta non può far passare in secondo piano le azioni criminali di coloro che si ispirano al nazifascismo. Ha poi aggiunto che le autorità devono farsi carico di fermare le azioni di questi gruppi che continuano ad agire indisturbati, perseguendo ideali estranei alla democrazia che ci rappresenta.

Le minacce

“Non l’ho mai raccontato ma una delle cose che più mi ha colpito e ferito tra i messaggi che ho ricevuto è che c’è un’immagine, un montaggio di una scena di Auschwitz e la mia faccia montata sulla testa di un deportato di allora in maniera quasi professionale. Non crea turbamento ma è sintomo di un clima che si sta incattivendo. Da tempo.” Ha detto il direttore di Repubblica in un’intervista a Circo Massimo, su Radio Capital.

Verdelli ha inseguito ricordato le tappe dell’escalation delle minacce. Inizialmente c’è stato l‘allarme bomba nel palazzo che ospita le redazioni romane di Repubblica. L’informazione era arrivata da una lettera anonima rivolta a Verdelli, inseguito hanno dovuto evacuare l’edificio affinché gli artificieri facessero un controllo. Infine ci sono stati i numerosi messaggi online a Liliana Segre, Verdelli e Paolo Berizzi ( giornalista di Repubblica messo sotto scorta inseguito a un’inchiesta verso l’estrema destra). I messaggi provenivano da account che venivano immediatamente cancellati.

Non bastano le scorte: il problema rimane

Sono numerosi i giornalisti e i personaggi pubblici costretti alla scorta per proteggere la loro incolumità. Non basta avere protezione, il problema va estirpato alla radice. In una democrazia come quella Italiana tali comportamenti sono inauditi. Si spera che,come ha detto la Federazione nazionale della Stampa Italiana” La concessione della scorta non può far passare in secondo piano la grave minaccia rappresentata dall’azione di gruppi che si ispirano al nazifascismo”.

Inoltre, quando Liliana Segre ha ricevuto la scorta sono stati tantissimi i messaggi di lamentela. Il pensiero comune era che le scorte venivano ” pagate dagli Italiani” e che fossero inutili. Non è facile essere un personaggio pubblico e ancora meno esprimere degli ideali nonostante la propria notorietà. Non è facile combattere per qualcosa in un paese dove non si ha la certezza di essere al sicuro. Ora più che mai bisognerebbe lottare per la libertà di stampa e di parola, senza subire condizionamenti a causa di minacce o violenze. Nel 2020 questo non dovrebbe più succedere.

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