giovedì, Aprile 18, 2024

Didattica a distanza: lettera delle famiglie alla Ministra Azzolina

Didattica a distanza: la scuola non può chiedere alle famiglie la modifica del PEI o del PDP: ecco cosa succede

Una giovane studentessa impegnata in una lezione didattica interattiva

La scuola chiede di “integrare” e/o “modificare” il PEI: per i “non addetti ai lavori” il PEI è il Piano Educativo Individuale ed è il documento nel quale vengono descritti gli interventi predisposti per l’alunno in situazione di handicap, in un determinato periodo di tempo, ai fini della realizzazione del diritto all’educazione e all’istruzione come previsto dalla legge n. 104 del 1992 ed è redatto da:

  • dagli operatori sanitari individuati dalla ASL ;
  • dall’insegnante curriculare;
  • dall’insegnante di sostegno;
  • dagli operatori che ruotano intorno alla persona disabile (AEC, assistente alla comunicazione, etc)
  • in collaborazione con i genitori o gli esercenti la potestà parentale dell’alunno.

Un buon PEI dovrebbe contenere:

  •  finalità e obiettivi didattici
  •  itinerari di lavoro
  •  tecnologia
  •  metodologie, tecniche e verifiche
  •  modalità di coinvolgimento della famiglia

Il PDP invece o Piano Didattico Personalizzato, è lo strumento che riporta il progetto educativo dedicato allo studente che ha difficoltà di apprendimento: è un documento dettagliato preparato dagli insegnanti che ricevono una diagnosi di DSA o altro disturbo dell’apprendimento fatta da uno specialista del Servizio Sanitario Nazionale o di una struttura accreditata, oppure da uno specialista privato.

Il PDP è un documento ufficiale e alleato per l’apprendimento e il successo scolastico dello studente con DSA: per arrivare al successo scolastico, cioè agli stessi obiettivi di apprendimento dei suoi compagni.

In alcune Regioni la modifica sarà “unilaterale”, cioè solamente degli insegnanti.

A parte che ciò non è possibile, in quanto si andrebbe ad alterare (falsificare) un documento ufficiale, firmato da più persone ci si chiede come possano gli insegnanti:

  • NON disponibili in presenza con gli alunni da mesi,
  • che NON lavorano direttamente con loro,
  • che sono invitati al Ministero dell’istruzione a una valutazione formativa, di accompagnamento, disporre di informazioni tali da poter modificare un PEi.

Cosa si dovrebbe modificare e perchè?

Fra l’altro un’azione di questo tipo risulterebbe discriminante nei confronti degli altri alunni: anche per loro, infatti, si dovrebbero modificare obiettivi, criteri di valutazione, condividendo il tutto con le famiglie.

Ma pare che sfugga che stiamo vivendo un periodo di emergenza, molto grave.
Pare sfuggire il fatto che i documenti ufficiali si possono modificare unicamente con la presenza di coloro che li hanno scritti.

Alle famiglie non servono documenti modificati, ma serve una maggiore presenza degli insegnanti che in più casi, non si sono ancora fatti sentire dai loro alunni.

Invece di perdere tempo in azioni inutili e in taluni casi “non consentite”, investiamo risorse, energie e tempo nell’accompagnare gli alunni e le famiglie e nell’accompagnarci insieme, scuola-famiglia, in questo faticoso percorso, determinato da un’emergenza sanitaria ancor oggi complessa e difficile.

Le Famiglie non ci stanno e scrivono alla ministra Azzolina

Niente su di noi, senza di noi“: ecco il titolo della lettera

Pur apprezzando il fatto che abbia preso in considerazione gli alunni con disabilità, rammarica rilevare alcune imprecisioni: nel suo scritto lei si riferisce agli alunni con disabilità come se essi appartenessero a un sistema scolastico parallelo e non alla comunità scolastica; tratta della didattica a distanza come di un’attività rivolta “in via esclusiva” ai soli alunni con disabilità e non a tutti gli alunni della scuola italiana.


Siamo genitori di alunni con disabilità e, per questo, desideriamo condividere con lei alcune criticità che la didattica a distanza ha palesato:

1) fruizione autonoma degli strumenti tecnologici: la maggior parte degli alunni con disabilità, frequentanti le scuole di ogni ordine e grado, non possiede le abilità strumentali o necessarie per utilizzare gli strumenti tecnologici.

2) disponibilità di un adulto di riferimento, in genere un genitore, per supportare i figli:
– nell’accesso al PC e alla rete;
– durante le dirette;
– mentre utilizzano gli strumenti in differita (videolezioni, download o upload delle schede o altri materiali ricevuti dai docenti o da inviare ai docenti);
– per illustrare o spiegare le indicazioni per svolgere le attività;
– per spiegare i contenuti disciplinari “semplicemente inviati all’alunno” o, in altri casi, “spiegati frettolosamente” (i nuovi contenuti sono nel libro di testo o in schede dii approfondimento indicate e/o inviate dai docenti).

Ciò accade in buona parte delle scuole. In questa condizione si chiede, implicitamente, che il genitore diventi il “docente del proprio figlio” sostituendosi agli stessi insegnanti.

3) impossibilità, per alcuni alunni, della presenza costante di un adulto di riferimento (in quanto molti genitori sono impegnati nello smart-working o in altra sede lavorativa);

4) difficoltà di connessione per sovraccarico della rete (per limitazioni di banda o scarsa ricezione); ciò inficia l’attenzione e la partecipazione attiva durante le attività in DAD, dovute alle frequenti interruzioni e al dialogo conseguente (“Ci sei?”, “Mi senti?”, “Non ti sento”, “Non ti vedo”);

5) difficoltà per particolari situazioni familiari: non tutti dispongono di spazi riservati o di strumenti sufficienti.

A ciò si aggiungano le necessarie condizioni di responsabilità e di sicurezza, peraltro note, ovvero:
– i rischi della rete, che impongono, per questo, la sorveglianza costante dell’adulto;
– l’eccessiva esposizione davanti al monitor, con rischi sulla salute, anche fisica;
– l’eccessivo carico di lavoro che, con la didattica a distanza, è aumentato considerevolmente, soprattutto per i genitori.

Condivisione e corresponsabilità


Come genitori di alunni con disabilità siamo fortemente preoccupati che l’avvento della DAD possa incidere su due importanti aspetti: il futuro dei nostri figli e la richiesta di impegno continuo e costante ai genitori, impegno inderogabile.

Questa nuova modalità di insegnamento, alla quale nessuno era preparato, richiede un enorme dispendio di energia e di fatiche, di tempo e di competenze, nonché di abilità, che non tutti i genitori sono in grado di garantire.

Chiediamo a lei, in qualità di ministro dell’Istruzione, una particolare attenzione nel garantire a tutti gli alunni quel senso di appartenenza, senza escludere gli alunni con disabilità, come fossero un mondo a parte.

L’alunno con disabilità appartiene a tutti gli insegnanti della classe alla quale egli è iscritto (non è alunno esclusivo e unico del docente per il sostegno).

Modifiche del PEI

Cara Ministra, chiarisca che la scuola non può modificare i PEI senza convocare il GLO.
Preoccupa, in particolare, come sia stata data libera delega al solo insegnante di sostegno di modificare il PEI, piano educativo individualizzato; lei chiede al “docente incaricato su posto di sostegno” di coinvolgere il Consiglio di Classe e il dirigente scolastico unicamente per “curvare e ricalibrare i PEI”, informando in seguito le famiglie.


La ministra suggerisce che venga modificato “unilateralmente” un documento che è stato firmato, dopo essere stato “elaborato congiuntamente” dal GLO (il gruppo di lavoro costituito dai docenti della classe in cui è iscritto l’alunno con disabilità, dai genitori dell’alunno con disabilità e dagli specialisti dell’ASL).

Nella sua lettera, si chiede di modificare un documento che è agli atti, senza convocare i soggetti deputati a tali modifiche. Dobbiamo pensare che si tratti di un refuso?

Per quanto riguarda il prossimo anno scolastico, consapevoli della particolare situazione di emergenza, che sta attraversando l’intero Paese, chiediamo:

  • una revisione della didattica a distanza e che l’organizzazione sia più agile e puntuale (e non abbandonata all’improvvisazione o alla buona volontà di molti docenti)
  • una migliore definizione degli orari delle lezioni/attività giornaliere,
  • garanzia di una banda sufficiente per il collegamento,
  • un accesso per i nostri figli alla loro classe in presenza, non a casa ‘a priori’ perché “con disabilità”, garantendo una piena inclusione;
  • che, nel caso di divisione della classe, i gruppi siano “eterogenei” per capacità,
  • conferma degli insegnanti in servizio e che siano confermati anche nell’anno scolastico 2020-2021;
  • che le classi prime del primo ciclo di istruzione siano costituite da piccoli gruppi, nel rispetto dell’art. 5 del DPR 81/2009,
  • che venga attivato un percorso formativo obbligatorio sui temi dell’inclusione scolastica, riguardanti in particolare gli alunni con disabilità, per rendere effettivo il processo di integrazione.
  • che si promuovano percorsi di formazione sull’utilizzo delle tecnologie e sulle metodologie didattiche più efficaci nella forma “a distanza”.

L’ambiente scuola è imprescindibile per un vero percorso di inclusione. Per tutti.

Siamo certi che l’unione delle famiglie ed una corretta conoscenza dei propri diritti e doveri possa davvero arrivare alla Ministra Azzolina e migliorare la già difficile situazione dei nostri studenti.

Di seguito i gruppi e le Associazioni che sottoscrivono e portano avanti la difficile battaglia del diritto allo studio.

Gruppo Facebook Non c’è PEI senza condivisione
Gruppo Facebook Sostegno: Normativa per l’inclusione
Ass. CIIS Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno
Confad – Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità
Obiettivo Inclusione: dalla Scuola al Tempo Libero alla Vita Adulta
Angsa Campania

Laura Senes
Laura Senes
Scrivo di Donne, di Bellezza, di Stelle e di tutto ciò che di positivo mi circonda: due ore al giorno (minimo!) sono dedicate alla lettura ed alla condivisione di tutto ciò che leggo. Project Manager e Social Media Manager per passione e per lavoro ed instancabilmente alla ricerca di nuovi progetti digitali da creare!

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