Chi dovremmo ringraziare per quello che sta accadendo? Nell’ottica provvidenzialista della speranza della scomparsa del virus nient’altro che il Fato (o una divinità equivalente).
Su un piano più razionale, l’irresponsabile comportamento delle persone che hanno dato un contributo decisivo al possibile scatenarsi di questa seconda ondata di contagio.
La libertà di fare finta di niente
Come ne La maschera della morte rossa di Poe, ci si abbandona alle opportunità concesse dalle nostre ricche società occidentali: il diritto allo svago, alle meritate ferie – ma soprattutto all’irresponsabilità collettiva.
Milioni di persone che affollano le località di vacanze e i locali; giovani che festeggiano la maturità e con i soldi di famiglia vanno a fare una gita premio in paesi a rischio, per poi rientrare, non osservare neppure un breve periodo di isolamento preventivo e accendere la miccia di focolai che sfuggono al controllo.
In tutto questo, chiediamo ai governi di risolvere la situazione, criticando ogni scelta e mostrando insofferenza, come adolescenti di fronte ad un padre autoritario: risolvete il problema, ma non limitate la nostra libertà di consumare e non ci chiudete in casa, altrimenti cadiamo in depressione, psicologica ed economica.
Insomma: una soluzione impossibile, perché non prevede la nostra collaborazione, anzi, tutto il contrario.
I numeri preoccupano
Agli amici negazionisti e a quelli affetti dalla sindrome di rimozione della realtà, ricordo che la gravità estrema dei numeri bassi dei contagi delle scorse settimane può essere facilmente illustrata con una metafora comprensibile anche ai bambini.
Pensate di pescare con un retino in un braccio di mare, spostandovi in diversi punti della costa – poi, con una barca, avventurandovi anche al largo; e, tutte le volte che lo ritirate fuori dall’acqua, troviate impigliati un paio di pesciolini.
L’unica considerazione sensata che potete fare non è che il mare sia povero di pesce, viceversa che presumibilmente ne sia pieno, perché, dovunque gettate la vostra rete, finite col trovare qualcosa. I numeri bassi, cioè, dipendono dal mezzo che usate per pescare, e nient’altro.
Con i test – tamponi e sierologico – succede esattamente la stessa cosa. Se fossimo scesi a contagio zero, avremmo quanto meno potuto sperare che il virus fosse scomparso: ma finché continuiamo a trovarne tracce, anche se lievi, significa che c’è fuoco sotto la cenere; che la bomba è pronta per esplodere.
Il rischio per i più fragili
La cosa più grave, è che i milioni di persone a rischio – anziani, sofferenti di gravi patologie – in questi mesi di apparente libertà, non hanno visto il loro rischio diminuire, e per loro si prospettano scenari preoccupanti. Ma non solo per loro.
Non abbiamo dati sull’impatto della riapertura delle scuole, ovvero sulla concentrazione eventuale della carica virale sui bambini e ragazzi in ambienti chiusi; non sappiamo se, come è accaduto nelle precedenti pandemie, il virus in questi mesi si sia adattato per attaccare fasce di popolazione diverse per età.
A conti fatti, la febbre spagnola colpì prevalentemente la fascia 18/30 anni; e fece una strage.
Chi studia seriamente il problema, sa che pagheremo cari i tempi necessari per una cura (non tanto per un vaccino che dovrebbe essere testato ma soprattutto difficilmente imposto obbligatoriamente).
La stagione fredda sovrapporrà l’influenza stagionale all’eventuale ripresa del contagio, e sarà difficile farvi fronte.
Eppure – incredibilmente – milioni di persone continuano a fare finta di niente. A tenere al braccio le mascherine, partecipare a feste, assembramenti – ad affollare spiagge e locali.
Ma non è la finzione che tutto vada bene a farmi paura, piuttosto l’incapacità di modificare, anche di poco, il proprio stile di vita, a tutela della propria salute e di quella degli altri.
Moltissimi rischiano di avere gravi conseguenze a causa del comportamento inadeguato di altri, e questo è inaccettabile.
Rifiuto quotidianamente inviti a partecipare a cene a festa da parte di amici e conoscenti, e non perché non abbia voglia di vederli, tutt’altro: ma mi fa specie che debba essere io a giustificare questa scelta, e non loro.
E, nella speranza di essere smentito, la mia preoccupazione per il prossimo futuro cresce ogni giorno.