giovedì, Aprile 25, 2024

Detenuti in rivolta: la situazione delle carceri italiane

È da ieri che dilaga la protesta in diverse carceri italiane dopo la notizia della restrizione dei colloqui dovuta all’emergenza sanitaria da COVID-19, che si aggiunge alla già comprovata situazione di sovraffollamento che diventa di giorno in giorno più insostenibile per i detenuti.

Le prime rivolte si sono registrate ieri a Modena, Napoli, Carinola, Salerno, poi pian piano hanno interessato più carceri sul territorio nazionale, come San Vittore, Milano, Reggio Emilia, Ferrara, Pavia, Palermo, Foggia, dalla quale ultima struttura sono addirittura evasi decine di detenuti.

Le singole carceri

La situazione più grave si è registrata a Modena, dove la rivolta scoppiata già da ieri ha causato 6 morti tra i detenuti, tre all’interno delle mura del carcere e tre durante i trasferimenti in altre carceri.

La Procura di Modena indaga per omicidio colposo, ma al momento si procede contro ignoti. È stato poi aperto un altro fascicolo sulla violenta rivolta che ha arrecato seri danni alla casa circondariale, provocando anche il ferimento del personale di polizia penitenziaria e di quello sanitario intervenuto. Tra i reati ipotizzati vi sono resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, danneggiamento e tentata evasione.

A Palermo è stato blindato il carcere dell’Ucciardone. Tutte le vie di accesso sono state chiuse al traffico e presidi di controllo delle forze dell’ordine sono stati apposti nelle immediate vicinanze delle mura di recinzione.

A Roma proteste nel penitenziario di Regina Coeli. Fumo nero si eleva dalla struttura poiché i detenuti stanno dando fuoco a materassi e oggetti vari.

Disordini anche a Rebibbia dove i detenuti hanno dato inizio alla battitura delle inferriate, mentre alcuni detenuti avrebbero tentato di scavalcare i muri dei cortili nell’area passeggio, ma sempre all’interno della struttura penitenziaria.

A San Vittore le proteste sembrano per il momento essersi placate, in quanto i detenuti saliti sul tetto questa mattina, sono scesi e starebbero in trattativa con due pm.

Sembra che la protesta sia scoppiata su iniziativa dei detenuti del reparto ‘La Nave’, riservato a chi soffre di forme di dipendenza. Questo programma, iniziato nel 2002, prevede celle aperte 12 ore al giorno e la programmazione di attività psicoterapeutiche, lezioni sulla legalità, corsi di musica, teatro e attività sportive. I detenuti hanno avuto accesso all’infermeria e hanno aperto armadietti e cassette di sicurezza. Il pericolo più temuto è che possano assumere quantità in eccesso di metadone destinato a chi faceva uso di eroina.

Presso il carcere di Foggia sembra stia tornando la normalità, dopo che in mattinata, oltre alla rivolta, decine di detenuti sono riusciti ad evadere. Dopo aver rubato delle auto nello stesso quartiere in cui si trova il carcere, sono scappati, ma una decina di loro sono stati fermati a Bari grazie all’intervento e alle immediate ricerche messe in atto da carabinieri, polizia, guardia di finanza ed esercito.

Qualche momento di tensione c’è stato anche presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere dove alcuni detenuti sono saliti sul tetto e gli altri, rimasti all’interno, facevano rumore in segno di solidarietà con chi era fuori.

Presso il carcere di Prato alcuni detenuti avrebbero distrutto alcune celle e l’infermeria. In alcune celle sarebbero divampate anche delle fiamme.

Disordini anche presso il carcere di Torino.

Le prime reazioni delle istituzioni

Con l’evolversi di questa gravissima situazione, il Ministro della giustizia Bonafede è intervenuto dicendo che è “un dovere tutelare la salute di chi lavora e vive negli istituti penitenziari“. “Manterremo un dialogo costante, nei dipartimenti di competenza sono attive task force e si assicura la costante informazione all’interno delle strutture per la popolazione detenute e i lavoratori. Ma deve essere chiaro che ogni protesta attraverso la violenza è solo da condannare e non porterà ad alcun buon risultato“.

Mentre il Garante nazionale per i diritti dei detenuti afferma  che le misure vanno adottate “superando un concetto di prevenzione fondata sulla chiusura al mondo esterno, affiancando a provvedimenti di inevitabile restringimento misure che diano la possibilità di ridurre le criticità che la situazione carceraria attuale determina e che permettano di affrontare con più tranquillità il malaugurato caso che il sistema sia investito più direttamente dal problema“, riferendosi al contagio da coronavirus.

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