sabato, Aprile 20, 2024

DEF 2018: GIOCHI DI PRESTIGIO PER IL POPOLO

La “Legge di Stabilità 2019” – la Manovra del Popolo – sarà una manovra economica da 33 miliardi di euro di cui, complessivamente, circa 18 miliardi i euro verranno spesi per il superamento della legge Fornero e una prima tranche di Reddito e Pensioni di Cittadinanza. Salvini l’ha chiamata la “rivoluzione del buonsenso” e Di Maio l’ha definita “rivoluzione del popolo contro i mercati” e, bisogna aggiungere, contro l’Unione Europea visto che probabilmente Bruxelles boccerà la manovra. La base di partenza è il deficit al 2,4% che altro non è che una scommessa proprio sulla pelle degli italiani che si basa sull’assunto – sbagliato – che fare più deficit e aumentare la spesa farà sic et simpliciter aumentare la crescita.

• La manovra del popolo taglia la spesa per il welfare

«Per la prima volta nella storia c’è un governo che mantiene le promesse» ha esultato Luigi Di Maio dopo l’annuncio dell’approvazione; in realtà le promesse del governo sono mantenute solo in parte. Prendendo, ad esempio, il Reddito di Cittadinanza si nota che nel DEF sono stanziati 10 miliardi di euro, di cui 2 miliardi di euro per la riforma dei centri per l’impiego. Secondo Di Maio ne beneficeranno 6 milioni e mezzo di cittadini residenti da almeno 10 anni, il che significa circa 130 euro a testa in più al mese. La tanto decantata abolizione della povertà, quindi, significa portare da poco più di 600 a 780 euro il reddito mensile di alcuni italiani ma non si sa di quanti perché il governo metterà ulteriori paletti, come ad esempio il reddito Isee (Indicatore della situazione economica equivalente, già utilizzato anche per il Rei, il reddito di inclusione voluto dal governo Gentiloni) che dovrà servire a dimostrare di essere abbastanza poveri da meritare il sussidio, che avrà – bene ricordarlo – la durata di tre anni.
Ma come si finanzia una manovra da 33 miliardi di euro? Facendo più deficit, senza dubbio. Ma non solo perché anche se i media – allineati oppure ancora non completamente informati – non ne parlano, anche in questa legge ci saranno tagli. Per meglio documentarsi basta andare a leggere la “Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza” che – come espressamente sancito dalla legislazione italiana – prevede la rivisitazione da parte del governo del “Programma Nazionale di Riforma” (PNR). Un’attenta lettura del citato documento dimostra che i 30 miliardi di euro di sprechi di cui parlava Di Maio, soldi che il governo era pronto a tagliare per finanziare la manovra, non esistono e nella bozza del PNR redatta dal governo Conte si parla chiaramente di tagli che colpiranno le tasche degli italiani: nella “tavola V.1” – ad esempio – è contenuta per il 2019 una raccomandazione devastante sul piano sociale e recessiva sul piano macroeconomico che è quella stabilizzare allo 0.1% la crescita nominale della spesa pubblica primaria netta.

• L’ammontare dei tagli della manovra del popolo

In base alle tabelle del PNR il governo prevede altri 5 miliardi di euro di tagli al welfare, dunque a sanità, scuola, assistenza, pensioni, lavoratori pubblici, investimenti, dal quale ricavare appunto lo 0,1% di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta. Non solo, si legge nella bozza di PNR che il governo «continuerà l’opera di revisione della spesa pubblica con l’obiettivo di ridurre il rapporto fra spesa corrente e PIL e di aumentare la spesa per investimenti». Il rischio è che la revisione della spesa pubblica andrà a modificare i servizi al cittadino. Quei circa 5 miliardi di euro di tagli al welfare individuati andranno ad annullare in maniera notevole la “rivoluzione” del Reddito di Cittadinanza perché da un parte il governo elargirà 10 miliardi di euro ad una parte degli italiani poveri e, dall’altra, taglierà 5 miliardi di euro a tutti gli italiani. A ciò va aggiunta la revisione delle “tax expenditures” ovvero un’operazione contabile di taglio di alcune (al momento non meglio precisate) agevolazioni fiscali per i cittadini. Allo stesso tempo il governo che voleva nazionalizzare Autostrade e Alitalia mette nero su bianco l’intenzione di portare avanti un rafforzamento della strategia di riduzione del debito attraverso privatizzazioni, dismissioni del patrimonio immobiliare e riforma delle concessioni.

• La rimodulazione delle aliquote IVA finanzia la Flat Tax

C’è poi il capitolo della Flat Tax con l’obiettivo di arrivare ad un’unica aliquota del 23% per i redditi fino a 75 mila euro e del 33% sopra tale livello, entro la fine della legislatura. Non si sa e non viene definito l’ammontare degli introiti derivanti dalla cosiddetta “pace fiscale”anche se si parla di quasi 800 miliardi di euro di crediti «di cui, tuttavia, solo 50 miliardi sono effettivamente recuperabili» ma al tempo stesso si dice che il provvedimento «coinvolgerà i contribuenti con cartelle esattoriali e liti fiscali, anche pendenti fino al secondo grado fino a 100mila euro». Nel PNR si legge che, dal punto di vista della politica fiscale, la graduale introduzione della flat tax «sarà coperta da una riduzione delle spese fiscali e da una rimodulazione delle aliquote IVA» laddove rimodulazione, generalmente, significa aumento dell’IVA che si tradurrà con un aumento dei costi per i beni di consumo a carico soprattutto delle fasce della popolazione più deboli. Sembra difficile conciliare una rimodulazione delle aliquote IVA che va a colpire il consumo con l’idea di far ripartire la crescita con il Reddito di Cittadinanza per gli italiani più poveri; anche in questo caso il rischio è che il piccolo aumento del reddito venga eroso dall’aumento delle aliquote IVA.

Raffaele Coppola
Raffaele Coppola
Laurea in Scienze Politiche, indirizzo storico-politico

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

- Advertisement -spot_img

Latest Articles