A bocca aperta. Così ci ha lasciato il finale della terza stagione di Twin Peaks andato in onda pochi giorni fa. E non poteva essere altrimenti essendo un’opera (sensazionale ed unica come sempre) di David Lynch, visionario artista statunitense, ormai quasi settantaduenne ma pur sempre geniale nelle sue creazioni, che sono visivamente delle vere e proprie opere d’arte.
Erano 25 anni che Lynch si tormentava per il finale prematuro che aveva avuto la sua serie televisiva, fantastica ma decaduta troppo precocemente; e finalmente grazie alla continua collaborazione con Mark Frost è riuscito a riportarla in vita regalando ai fan questa terza stagione evento. Naturalmente data la complessità della filosofia Lynchiana, questo revival non poteva suscitare opinioni comuni e concordanti, infatti la critica si è spaccata, arrivando però in generale ad esaltare il risultato finale: fare un tipo di televisione che da troppo tempo mancava alla televisione!
L’essere un genio visionario è palesato da una frase espressa dallo stesso regista: “Le idee arrivano nei modi più impensati, basta tenere gli occhi aperti”. Lui probabilmente è sin dalla nascita che vive ad occhi aperti, senza chiuderli mai, per questo è sempre stato all’avanguardia in quanto a idee, anticipando i tempi, arrivando dove altri non potevano neanche immaginare fosse possibile arrivare.
Lynch da sempre si è rivelato al pubblico come un regista surrealista, facendo ampio sfoggio di scene oniriche ed angosciose e di sequenze bizzarre, rendendo il suo stile facilmente riconoscibile. Allo stesso tempo molte delle sue opere trattano il lato oscuro di piccole cittadine statunitensi, nonché i lati più contorti e complessi della mente umana; temi a lui molto cari.
Ben tre volte candidato agli Oscar per la Miglior Regia (statuetta che però non ha mai vinto), è sin dai suoi esordi un regista osannato dalla critica, seppur i suoi film non sempre siano stati dei successi al box office, ragione dovuta alla difficoltà di capire le sue opere, sempre complesse ed autoriali, mai banali e superficiali.
Artista a tuttotondo, Lynch sperimenta la sua genialità e la sua florida immaginazione e creatività anche nei settori della musica (cantante, musicista e compositore), della pittura, della fotografia e della scrittura, oltre che ovviamente del cinema (regista, sceneggiatore e produttore); con soddisfacenti risultati ovunque, dimostrandosi capace e camaleontico.
Tra i suoi film cult, ritenuti capolavori cinematografici e pietre miliari della settima arte, si ricordano: The Elephant Man (1980), Dune (1984), Velluto Blu (1986), Cuore Selvaggio (1990), Mulholland Drive (2001) e Inland Empire – L’impero della mente (2006).
Probabilmente l’opera che lo ha reso celebre più di tutte è I segreti di Twin Peaks, vero cavallo di battaglia in cui esplode tutto il suo surrealismo e onirismo, con delle messe in scena visivamente magnifiche, personaggi all’estremo della bizzarria e situazioni al limite dell’assurdità.
Un personaggio del genere spiega il perché tanti giovani si innamorano del cinema, il suo stile andrebbe studiato in tutti i corsi del settore: il suo modo di girare è sensazionale e assolutamente inconfondibile.
Assistere a un film/serie tv di David Lynch è un’esperienza unica, si vorrebbe che non finisse mai, tanto sorprendente e allucinante si rivela ogni scena che si sussegue davanti agli occhi di chi guarda.
Probabilmente tutti noi che abbiamo avuto modo di vedere una qualsiasi opera della sua filmografia dovremmo anche solo semplicemente ringraziare Lynch per le emozioni che ha saputo regalarci, che poi fondamentalmente sono la base della magia del cinema.