sabato, Aprile 20, 2024

D’Annunzio: il Vate che sperimentò con le parole

Quando nominiamo Gabriele D’Annunzio non possiamo non associare a lui il termine Vate. Lui fu il poeta sacro, profeta di un tipo di parola così illustre da essere definita quasi divina. Egli nacque il 12 marzo 1863, massimo esponente del Decadentismo, uomo politico e di mondo ebbe una esistenza quasi da super uomo, da uomo oltre che si dedicava alla poesia, al giornalismo, alla scrittura.

D’Annunzio e le imprese politiche: le ricordate?

Ricordiamo, dal punto di vista politico, la vicenda di Fiume. Insoddisfatto dell’esito della prima guerra mondiale che non prevedeva la restituzione all’Italia dell’Istria e della Dalmazia. D’Annunzio, guidando un esercito di volontari, occupò la cittadina di Fiume ma fu costretto dal governo italiano ad abbandonare l’impresa.

La poetica

Tralasciando, non per mancata importanza, la sua vita, ci concentriamo oggi sulla poetica e sullo stile da lui scelto nelle sue opere. Queste riflettono indirettamente e non la sua vita. L’immagine che D’Annunzio ha costruito di sé è quella di uno scrittore superiore rispetto agli altri; egli, quindi, si erge al di sopra della comune folla che da lui è, piuttosto, guidata e ne è ammaliata. Siamo nel periodo di crisi del Positivismo, il periodo in cui le filosofie irrazionalistiche prendono il posto come nuove religioni che decretano l’impossibilità di un dominio razionale della realtà.

D’Annunzio: un uomo d’altri tempi

Si distacca, ovviamente, dalla sua stessa epoca: l’amore per il mito e per il classico lo avvicinano al maestro Carducci. nel 1903 pubblica: MaiaElettraAlcyone. Il suo obiettivo è quello di recuperare una parola che non sia compromessa dalla contemporaneità: per questo motivo, anche nelle tragedie, l’uso di arcaismi trecenteschi è molto frequente, Francesca da Rimini ne è un esempio.

Le opere

Il primo romanzo è del 1890: Il piacere. Decadentismo, simbolismo, estetismo: tutte queste correnti trovano ampio spazio nella sua opera. I successivi romanzi saranno: L’innocente, 1891; Il trionfo della morte, 1894; Le vergini delle rocce, 1895; Il fuoco, 1900; Forse che sì forse che no, 1910.

Il poeta che sperimentava con le parole

Essenziale è l’effetto fonico, la parola che si fa musica, che indica ogni volta un’emozione diversa. Periodi brevi cui il verbo quasi scompare per lasciare spazio a sostantivi e aggettivi che acquistano così maggiore importanza. Il Notturno rappresenta in questo senso una sorta di continuità. Potremmo osare dire che D’Annunzio fu uno scienziato della parola: fece esperimenti riportando in auge ciò che oramai era passato ma anticipandone un gusto nuovo e innovativo.

Nonostante passino i decenni, il Vate non passa: egli rimane nella mente con le sue parole.

Silvia Sini
Silvia Sini
Neo-laureata in Editoria e Scrittura, clowndottore, capo scout.

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