giovedì, Aprile 25, 2024

Dalla Convenzione di Barcellona alle città dei 15 minuti: la risposta dell’Europa alla crisi ambientale

Il 2021 si chiude con la 22esima Conferenza delle parti della Convenzione per la protezione dell’ambiente marino e della regione del Mediterraneo, la quale ha visto approvare ben 19 misure volte a tutelare e proteggere l’ambiente mediterraneo. L’obiettivo è quello di intraprendere un percorso di ripresa green post-pandemia grazie alle nuove strategie più orientate all’azione.

L’ambiente marino non è il solo su cui si sono concentrati gli sforzi degli esperti in tema di sostenibilità ambientale. Infatti, durante il 2021 i conglomerati urbani sono stati al centro dell’attenzione grazie al nuovo modello di città proposto da Carlos Moreno, docente della Sorbona di Parigi.

La Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino

La Convenzione di Barcellona ha festeggiato il suo 45esimo anniversario. Nata nel 1976, la Convenzione venne ratificata in Italia con la legge n.30 del 25 Gennaio 1979. L’obiettivo è quello di prevenire, limitare e ridurre l’inquinamento marino e del litorale, così da permettere un uso sostenibile delle risorse. La particolarità che contraddistingue la Convenzione fin dal 1995 è il principio “chi inquina paga”, che prevede un risarcimento da parte degli Stati che danneggiano l’ambiente marino così da intervenire direttamente e compensare i danni.

Durante la 22esima Conferenza si sono approfonditi diversi temi, ma il focus principale sono state le fortissime pressioni antropiche che la costa Mediterranea sta subendo, tra cui contaminazione da agenti inquinanti, rifiuti marini, pesca insostenibile, rumore sottomarino e disturbo fisico. Gli effetti provocati vanno dalla perdita della biodiversità fino al cambiamento climatico. Proprio per questo sono state disposte nuove misure volte a fortificare la protezione dell’ambiente marino nell’era post-pandemica. Tra queste troviamo i piani regionali sul trattamento delle acque reflue urbane e sulla gestione dei fanghi di depurazione, la strategia mediterranea per la prevenzione e la risposta all’inquinamento causato dalle navi, nuove misure regionali per sostenere lo sviluppo di imprese verdi e circolari e incentivare la domanda di prodotti sostenibili.

Città dei 15 minuti, dalla Francia all’Europa

Dal mare passiamo alle grandi città grazie alla proposta di Carlos Moreno, docente alla Sorbona di Parigi, che ha ideato un nuovo modello di città basato sulla concezione di prossimità all’interno della città. Si tratta di un modello orientato allo sviluppo sostenibile che prevede, in un contesto urbano, la possibilità di raggiungere il lavoro, i negozi, l’assistenza sanitaria, il benessere, lo shopping e la cultura in 15 minuti a piedi o in bicicletta da casa propria. Si tratta in realtà di un modello che molti di noi, in maniera più o meno consapevole, hanno sperimentato durante il periodo di pandemia, grazie allo smart working e alle restrizioni di prevenzione del contagio.

La proposta, quindi, è in un certo senso un ritorno alla vita di quartiere, alle frequentazioni “sotto casa”, in sostituzione dei maxi centri commerciali, cinema multisala e grandi strutture commerciali ai margini delle città, impossibili da raggiungere se non in automobile o tramite mezzi pubblici affollati. I benefici sarebbero svariati, a partire da un cambiamento nei ritmi di vita nelle grandi città che permetterebbe ai cittadini di riappropriarsi del proprio tempo, grazie alla diminuzione delle ore sprecate nei lunghi spostamenti e ingorghi stradali. A questo si aggiunge l’elemento spaziale, infatti le strade prive di auto libererebbero spazio per nuove aree pubbliche, come orti urbani e parchi.

Le iniziative in Italia

In Italia la prima ad adottare il modello della città dei 15 minuti è stata Milano, in cui la sfida principale è stata quella di dare vita a quartieri residenziali anche fuori dall’area centrale, in cui far convivere le fabbriche, gli uffici, i servizi pubblici e le abitazioni. Inutile precisare che l’obiettivo, specialmente per una città come Milano, è quello di ridurre il pendolarismo lavorativo e quindi diminuire il congestionamento del trasporto pubblico. Ci sono poi altre iniziative che mettono al centro dell’attenzione la protezione dell’ambiente, tra queste troviamo le Aule Natura. Procter&Gamble Italia, ha stretto una partnership con il WWF Italia per la realizzazione di un progetto che prevede, entro il 2024, la creazione di almeno 50 Aule Natura, ovvero aree verdi all’interno di scuole e ospedali allestite con orti didattici e microhabitat. L’obiettivo principale è sicuramente l’educazione ambientale e la sensibilizzazione di bambini e ragazzi verso la conoscenza e la tutela della natura. Il progetto è attualmente presente in numero città distribuite su tutto il territorio, come Pescara, Napoli, Genova, Roma, Torino, Venezia, Catania, Bologna. Udine, Firenze, La spezia, Codogno e Lodi.

Concludendo, possiamo affermare che i passi in avanti in tema di protezione ambientale avvenuti nel 2021 sono stati numerosi sia in Italia che nel resto d’Europa, il 2022 si apre quindi con una maggiore fiducia nei confronti del futuro.

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Sowmya Sofia Riccaboni
Sowmya Sofia Riccaboni
Blogger, giornalista scalza (senza tesserino), mamma di 3 figli. Guarda il mondo con i cinque sensi, trascura spesso la forma per dare sensazioni di realtà e di poter toccare le parole. Direttrice Editoriale dal 2009. Laureata in Scienze della Formazione.

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