venerdì, Marzo 29, 2024

“Da domani sarò triste”: così venne scritto a Varsavia

Il termine resilienza indica la capacità propria dell’essere umano di far fronte a un evento traumatico in maniera positiva. Questo atteggiamento, non è sinonimo di allegria. Non si tratta di trovare il lato positivo delle cose. La resilienza delinea piuttosto un “andare avanti nonostante tutto, anche quando la vita stessa sembra totalmente remarci contro“.
Il Novecento, è colmo di tragedie, che hanno messo a dura prova le persone che di quel tempo. L’esempio più immediato, è sicuramente quello della seconda guerra mondiale, dunque dell’epoca nazista. La peculiarità di tale periodo è senz’altro la tragedia della shoah. Nei campi di concentramento si sono spente circa sei milioni di vite. Un numero disumano.
Sono inoltre molteplici le testimonianze dei sopravvissuti. Alcune di queste, non sono orali, bensì scritte. E’ questo il caso di una poesia ritrovata in un ghetto di Varsavia nel 1941. Le sue prime parole: “Da domani sarò triste“.

“Da domani sarò triste, da domani”

“Da domani sarà triste, da domani.
Ma oggi sarò contento,
a che serve essere tristi, a che serve.
Perché soffia un vento cattivo.

Perché dovrei dolermi, oggi, del domani.
Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole.
E non vi sarà ragione di tristezza.

Da domani sarà triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento,
e ad ogni amaro giorno dirò,
da domani, sarà triste,

Oggi no.”

da domani sarò triste memorial

“Hic et nunc”

“Da domani sarà triste, da domani.
Ma oggi sarò contento,
a che serve essere tristi, a che serve.
Perché soffia un vento cattivo


La prima strofa della poesia, sembra voler a tutti i costi porre l’attenzione sul momento presente. L’autore intende ribadire l’importanza del fluire attuale, nonché dell’inutilità del proiettarsi verso il futuro. Quest’ultima abilità, è sicuramente insita in ogni persona. Tutti tendiamo a pensare a ciò che sarà, dimentichiamoci spesso dell’attimo corrente. Eppure, non sempre tale capacità si rivela esserci amica.

Quando si sta attraversando una fase vitale dolorosa, si è spesso propensi a fantasticare su ciò che sarà, come a volerci dimenticare di ciò che attualmente è. Si potrebbe pensare che per una persona che sta vivendo un momento storico così drammatico come quello della shoah, la distrazione dal presente sia un qualcosa di scontato, di curativo.
Eppure, chi ha scritto i versi sopracitati sembra essersi comportato in maniera differente.

Perché? Una possibile spiegazione, la si può ricercare nell’incognita del futuro. Infatti, sebbene il momento corrente fosse estremamente tragico, nessun prigioniero dei campi di concentramento poteva avere la certezza che il futuro sarebbe stato migliore. Dobbiamo ricordarci che lì le persone venivano spogliate di ogni cosa. Dei vestiti, dei capelli, degli effetti personali. Della dignità, del pensiero autonomo, della speranza.
E’ difficile auspicare alla felicità, quando si ha già perso tutto. Quando si ha perso la propria essenza, nel momento in cui ci si ritrova a essere vittime e testimoni della più totale crudeltà umana.

Una speranza

Perché dovrei dolermi, oggi, del domani.
Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole.
E non vi sarà ragione di tristezza

Da questi versi, si può forse intravedere una sottile speranza. L’autore sembra quasi desiderare di scegliere le sue emozioni. Egli vuole imporsi di non provare tristezza, per il momento. Forse perché in quell’attimo, egli può ancora auspicare a un divenire migliore di quello corrente. O ancora, perché magari, nonostante le sue condizioni attuali siano difficili, non è detto che quelle future lo siano meno.

Da domani sarò triste speranza

Imparare a gioire

“Da domani sarà triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento,
e ad ogni amaro giorno dirò,
da domani, sarà triste,

Oggi no”

Un’altra volta, l’autore vuole restare ancorato al presente. Quel presente tanto doloroso, ma comunque ancora colmo di vita. Egli s’impone che, finché il suo cuore continuerà a battere, imparerà a gioire di ogni istante. E solo quando la vita comincerà a sfumarsi, allora si concederà di abbandonarsi alla tristezza. In quel momento però, la vita era ancora nitida, ed egli ne faceva parte.

“Da domani sarò triste” c’insegna l’importanza della memoria

Ogni anno, il 27 gennaio, si celebra la giornata della memoria, per ricordare tutte le vittime dell’olocausto. Oggi non è il 27 gennaio. Oggi è una calda giornata d’agosto. Eppure, quest’articolo ha lo stesso l’intenzione di penetrare nella mente di chi lo sta leggendo, per ricordare che in realtà, ogni giorno è il 27 gennaio.
Ogni singolo istante della nostra vita, dovrebbe scorrere consapevole dell’enormità di questa tragedia.

Questo non significa rivivere quotidianamente gli avvenimenti attraverso tomi di storia o film a tema. Onorare la memoria, vuol dire farla nostra. Ricordarsi di ciò che è stato, del perché. E di conseguenza, comportarsi affinché tragedie simili non accadano mai più.
Potrebbe sembrare assurdo che un fenomeno di tale portata si verifichi nel 2020. Eppure, ci sono parti del mondo in cui delle sorte di campi di concentramento sono ad oggi ancora attivi.

Esistono poi quei luoghi del pianeta, le cosiddette “parti fortunate del mondo”, in cui sembrano non persistere più delle realtà così atroci. Magari però, parte degli abitanti di quei luoghi tende a discriminare il prossimo; o a esultare quando qualcuno apparentemente diverso da noi, muore in mezzo al mare.

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