venerdì, Gennaio 24, 2025

“Cultura dello stupro”: concetto mal o mai assimilato

In queste ultime ore si è tornato a parlare di “cultura dello stupro”, un concetto che in molti decantano ma che pochi comprendono. Tale espressione è infatti usata per descrivere come l’atto dello stupro venga normalizzato o minimizzato dalla società in cui viviamo. Sono moltissimi gli atteggiamenti che mettono in grave imbarazzo le vittime di violenza che si sentono sole in una battaglia che tanti sembrano non comprendere.


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Cos’è la “cultura dello stupro”?

La nascita di questo termine non trova una collocazione precisa e dettagliata nel tempo, certo è che nasce dalla letteratura femminista ed è un concetto coniato dagli studi di genere. Con “cultura dello stupro” si indica quella cultura che colpevolizza, ridicolizza e minimalizza le vittime di violenze di ogni tipo. È dei giorni scorsi la notizia che il figlio di Beppe Grillo, Ciro Grillo, avrebbe abusato di una ragazza che secondo lui era consenziente. A parte la gravità del fatto, ancora più grave risultano le parole che Grillo padre ha usato per difendere il figlio.

Il politico ha detto che se uno stupro viene denunciato dopo otto giorni, non è da considerarsi tale. Premettendo che ogni persona è diversa e ha i propri tempi per maturare un dolore e un’offesa così grande, questo è un esempio di “cultura dello stupro”. Il fatto di aver difeso un’azione così deplorevole e magari aver dato la colpa a provocazioni fisiche o al modo di vestire, fa capire come la nostra società sia ancora molto immatura per certi argomenti. Grillo forse non è riuscito a mettersi nei panni della ragazza vittima ed è questo il problema, che alla base della violenza c’è l’egoismo.

“Se l’è andata a cercare”, “Non è stata attenta”…

Queste sono le classiche espressioni che si manifestano quando si è completamente ciechi davanti alla realtà. La violenza che una donna o una ragazza subisce è una profonda ferita che l’accompagnerà per sempre e minimizzare l’accaduto è deplorevole. Nel 2019 la giornalista Laurie Penny ha spiegato che: “La cultura dello stupro descrive il processo per cui lo stupro e le molestie sessuali vengono banalizzate e giustificate. Il processo per cui l’agire sessuale delle donne è costantemente negato. Ci si aspetta che donne e ragazze vivano nella paura di subire uno stupro e cerchino in ogni modo di proteggersi”. Purtroppo questo concetto è ogni giorno al centro delle cronache. Quante ragazze hanno paura di passeggiare da sole? Quante si fanno il problema di come vestirsi perchè potrebbero attirare attenzioni sbagliate? Vorrei sperare che le cose un giorno possano cambiare ma mi sto rendendo conto che stanno solo peggiorando.

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