sabato, Aprile 20, 2024

COVID19. I primi suicidi in Italia legati al nuovo virus

In questi giorni di reclusione forzata e quasi improvvisa per via delle misure restrittive per combattere il nuovo coronavirus, uno degli aspetti al momento tenuto poco in considerazione da parte delle istituzioni sembra essere quello della salute mentale dei cittadini e delle cittadine. A compensare questo aspetto sono state, negli ultimi giorni, numerose associazioni legate a temi psicologici e psichiatrici che hanno offerto servizi di consulenza gratuita telefonica tramite le chat messe a disposizione dai social network. Un aiuto essenziale che però sembra non bastare a raggiungere. Sono infatti numerose le notizie di cronaca in Italia che in questi giorni ci raccontano la sofferenza psicologica di chi si ritrova a dover vivere la quarantena in un ambiente domiciliare a volte problematico.

E’ di ieri la notizia riguardante l’emergenza di Torino legata all’aumento dei ricoveri per TSO (trattamento sanitario obbligatorio) strumento utilizzato per contenere un comportamento psichiatrico potenzialmente dannoso per se stessi e per la comunità. Come spiegato dal comandante della polizia municipale del capoluogo piemontese, Emiliano Bezzon, in città nella sola giornata del 20 marzo i ricoveri psichiatrici obbligatori sono stati 9, un numero ben più alto rispetto alla media che vedeva fino lo scorso anno una media di TSO che si aggirava intorno ai 180 casi annuali, ben lontano dall’applicazione di un ricovero al giorno.

Ad allarmare comincia ad essere anche il numero di suicidi legati in qualche modo al nuovo coronavirus COVID19 in Italia. Il primo ad essere registrato è stato il 13 marzo dove un uomo di Pavia di 65 anni ricoverato per una forma di broncopolmonite in attesa del risultato del tampone si è buttato da una finestra al terzo piano dell’Ospedale Maugeri di Montescano. Fatale per l’uomo sembra essere stata la paura di essere stato contagiato. Un altro atto estremo è stato quello di S.L., donna di 49 anni di Cortellazzo vicino Jesolo, infermiera in terapia intensiva. Dopo giorni intensi di lavoro l’operatrice sanitaria aveva cominciato ad accusare febbre. Il suo corpo è stato trovato da un pescatore vicino al fiume Piave. La lista si è allungata ieri con il gesto estremo di una donna di 52 anni di Salerno che soffriva di un leggero stato depressivo. Ossessionata dal fatto di poter essere contagiata da COVID19, la signora, madre di due figli, si è lanciata dal balcone della sua abitazione in via Settimio Mobilio, perdendo così la vita. Provvidenziale è stato l’intervento di un parente nel salvare la vita ad un uomo di 65 anni di Lecce convinto di essere positivo al nuovo coronavirus. L’uomo aveva in realtà problemi legati alle corde vocali e il tampone, poi effettuato, ha dato esito negativo.

A sottolineare il possibile legame tra suicidio e nuovo coronavirus è stato Maurizio Pompilii, medico psichiatra e professore ordinario di psichiatria responsabile del Servizio per la prevenzione del suicidio presso l’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma. Il medico, intervistato da Redattore Sociale, ha sottolineato i rischi per la salute mentale portati con sé da COVID19, sottolineando che le eventuali problematiche potranno registrarsi anche a medio e lungo termine.
Oggi si pensa alla salute, quella fisica prima di tutto. Ma non si trascuri la salute mentale, che subirà forti ripercussioni per via della crisi che stiamo attraversano. Non è troppo presto per incentivare le misure di prevenzione e sostegno” ha affermato il medico aggiungendo “(…) La storia insegna. In passato, misure di quarantena collettiva sono state descritte come associate ad un aumento della rischiosità suicidaria. Ma i soggetti in crisi non vogliono morire piuttosto vivere se riusciamo nel dare loro una prospettiva di sollievo. Allo stesso tempo, la letteratura riporta che in frangenti come quello attuale vi può essere l’incremento di altri fenomeni, come gli abusi in famiglia, i disturbi psichici, i divorzi, le azioni legali. Per quanto riguarda la tendenza al suicidio, uno dei fattori scatenanti è la perdita delle aspettative future: sappiamo bene che quando il domani diventa incerto o cupo, il suicidio è in agguato. E poi, quando l’emergenza sarà passata, avremo a che fare con le ripercussioni economiche derivanti dall’aver fermato il mondo. L’Italia è quella che ora ha il primato delle morti e si va sempre più verso una riduzione delle attività commerciali. Questo produrrà una precarietà economica che avrà, soprattutto per alcuni, un forte impatto. Si deve dunque giocare di anticipo e aiutare le fasce più vulnerabili. Possiamo trarre spunto dalla storia recente. Come è stato dieci anni fa, quando per la crisi economica tanti imprenditori si sono indebitati e abbiamo avuto un aumento del rischio di suicidio. Oggi, abbiamo motivo di pensare che noi, operatori della psichiatria e della salute mentale lavoreremo di più“.

A raccontare invece il legame tra suicidio e COVID19 era stato in Cina l’illustratore Badiucao, originario di Shangai ma emigrato in Australia. Nelle sua raccolta di opere dedicate al coronavirus bandite da Pechino intitolata “Diari di Wuhan” l’artista ha raccontato varie storie tra le quali anche quello di un suicidio avvenuto a Wuhan, epicentro della diffusione in territorio cinese del virus, di un uomo risultato positivo al tampone che non trovando posto in ospedale ha deciso di impiccarsi con una corda ad un ponte per paura di tornare a casa e infettare la famiglia. I numeri riguardanti però i suicidi in Cina legati in qualche modo al nuovo coronavirus non sembrano però essere stati ancora resi disponibili dal governo cinese, rendendo così impossibili calcoli di eventuali aumenti rispetto alla media del paese.
Uno dei disegni dell’artista cinese Badiucao

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