venerdì, Marzo 29, 2024

Coronavirus: la vitamina D può ridurre il rischio di contagio

Arriva dai ricercatori dell’Università di Torino l’idea secondo cui la vitamina D potrebbe avere un ruolo importante nella battaglia contro la pandemia da coronavirus.

La vitamina D riduce il rischio di infenzioni respiratorie di origini virali e irrobustisce il sistema immunitario“.

Il gruppo di ricercatori ha analizzato la correlazione tra l’insorgenza dell’infiammazione polmonare generata dal coronavirus e la carenza di vitamina D.

In particolare nei soggetti immunodepressi.

Lo studio è stato condotto dai professori di Geriatria, Giancarlo Isaia, e Istologia, Enzo Medico. Sottoposto, poi, ai soci dell’Accademia di Medicina di Torino. I quali hanno giudicato i primi risultati “molto interessanti“.

La ricerca ha evidenziato che una buona percentuale di italiani affetta da Covid-19 presenta un notevole deficit vitaminico.

Isaia e Medico nello studio suggeriscono di assicurare adeguati livelli di vitamina D nella popolazione. Ribadendo come la maggior parte di essa, a prescindere dal sesso, risulti carente.

L’indicazione vale soprattutto nei soggetti già contagiati, nei loro congiunti, nel personale sanitario, negli anziani fragili, negli ospiti delle residenze assistenziali. In tutti coloro che per vari motivi non si espongono adeguatamente alla luce solare.

Un farmaco a bassissimo costo – spiega Isaia – che certo non farebbe male“.

Potrebbe anche essere considerata la somministrazione della forma attiva della vitamina D, il Calcitriolo, per via endovenosa nei pazienti affetti da Covid-19. Con funzionalità respiratoria particolarmente compromessa.

In quali cibi si trova la vitamina D?

La vitamina D è una vitamina indispensabile per la salute generale del corpo. Aiuta il sistema immunitario e le ossa. Partecipa nella prevenzione del cancro e della sclerosi multipla.

Può essere di origine animale o di origine vegetale. L’esposizione ai raggi solari incrementa la sintesi di Vitamina D.

Tra gli alimenti che contengono le maggiori quantità vitamina D ricordiamo alcuni tipi di pesce. Come salmone, aringa, sgombro, sardine e in generale tutti i pesci dei mari del Nord.

E ancora, il fegato di suino, latte e derivati. Le uova, i funghi. Quest’ultimi rappresentano la principale fonte di vitamina D.

Frutta e verdura contengono poca vitamina D.

Il suggerimento dei ricercatori, pertanto, è quello di “esporsi alla luce solare, anche su balconi e terrazzi, alimentandosi con cibi ricchi di vitamina D, come latte,formaggio, yogurt e assumendo preparati farmaceutici“.

Il caso delle 32 suore

Ad avvalorare la tesi dei ricercatori pare ci sia il caso delle 32 suore di clausura in un convento di Tortona. Diventato focolaio del coronavirus nell’Alessandrino.

Non a caso, nel buio delle celle e dei chiostri del monastero, tutte le monache sono state contagiate. Cinque sono morte dopo pochi giorni, mentre un’altra decina si trova ancora ricoverata in rianimazione negli ospedali di Cuneo e Tortona.

Pare che ad ogni suora sia stata riscontrata una grave carenza vitaminica.

Ad eccezione dei bambini 

Fanno eccezione dallo studio i bambini che, per fortuna, non riportano tale deficit.

La ridotta incidenza di Covid 19 nei bambini – concludono gli esperti – potrebbe essere anche attribuita alla minore prevalenza di ipovitaminosi D conseguente alle campagne di prevenzione del rachitismo attivate in tutto il mondo dalla fine dell’Ottocento, mentre la distribuzione geografica della pandemia sembra potersi individuare maggiormente nei Paesi situati al di sopra del tropico del cancro, con una relativa salvaguardia di quelli subtropicali, più caldi e soleggiati“.

Sia chiaro, sottolineano gli studiosi, non si tratta di una cura prodigiosa. Si parla di un suggerimento utile ad irrobustire il sistema immunitario.

Le evidenze scientifiche segnalano “un ruolo della vitamina D sulla modulazione del sistema immune, ma anche un effetto nella riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale, incluse quelle da Covid“.

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