L’obiettivo delle misure di contenimento della pandemia è la sostenibilità del Sistema Sanitario, Coronavirus ciò che possiamo aldilà della pericolosità del virus. Dunque, credo che oramai tutti quanti si siano resi conto della situazione. Nonostante la debolezza politica dell’esecutivo che, per evitare guai peggiori, ha ceduto alle richieste dei diversi attori economici e permesso la riapertura delle attività e la mobilità delle persone senza limitazioni.
Non una speranza, ma ipocrisia
Il messaggio tra le righe, da subito, si è posto in perfetta contraddizione con quanto indicato dalle autorità sanitarie. “Non c’erano dubbi che la fine del distanziamento sociale avrebbe riportato i livelli della pandemia, se non a quelli della primavera scorsa, quanto meno ben oltre la soglia di attenzione”. E pensare che le precauzioni richieste avessero fermato il dilagare del contagio non è mai stato altro che una ipocrisia. Del resto come la speranza che il virus, misteriosamente svanisse con l’arrivo delle sudate vacanze. Un po’ perché arginarlo non è semplice, ma anche perché nessuno avrebbe scommesso sul comportamento responsabile di tutta la popolazione. Anche la lettura dei dati di questi mesi estivi è stata colpevolmente dolosa. Sappiamo benissimo che la curva dei contagi è legata al fattore tempo, e che tra i 1.000 e i 10.000 giornalieri di due Paesi confinanti corrono circa due/tre settimane.
Coronavirus ciò che possiamo: il problema non è la pericolosità del virus, ma la sostenibilità del Sistema Sanitario
Dunque stiamo ritornando sempre più velocemente nella situazione di rischio, quella in cui il servizio sanitario nazionale potrebbe non essere in grado di rispondere adeguatamente. Il dibattito sulla sua pericolosità è specioso. lo stesso vale per i confronti che vengono fatti con altre malattie che ci affliggono. Un sillogismo che si basa su dati verosimili, e sbagliato nella sua impostazione. La posta in gioco di questa partita non è valutare se il coronavirus sia più letale di un tumore o dell’influenza stagionale. La posta in gioco è di assicurare a tutti le cure necessarie. Uno Stato con ambizioni sociali, non può derogare al compito di tutelare per quanto possibile la salute dei suoi cittadini.
Coronavirus ciò che possiamo: uno Stato con ambizioni sociali
Può apparire un discorso cinico, ma non lo è: l’esito negativo del decorso della malattia è accettabile. Ma dal punto di vista della Sanità, questo solo se la persona ha ricevuto tutte le cure necessarie. Altro è un decesso dovuto alla mancanza di posti in ospedale. Tutti, senz’altro vorremmo che noi e i nostri cari fossimo assistiti nel modo migliore. Non credo ci siano dubbi su questo. Perciò: Quanti ne avremmo potuto salvare?
Quanti ne avremmo potuti salvare?
Coronavirus ciò che possiamo è essere responsabili. Che il virus faccia più o meno vittime dell’influenza stagionale o di un particolare carcinoma, cambia poco. L’unico compito di fronte alla malattia è fare la nostra parte al meglio. E non sfugga che in molti Paesi, come i civilissimi America USA, i tanti morti sono causati dall’assenza di un sistema sanitario pubblico adeguato, e non al virus in sé. In Italia (e in gran parte di Europa), l’incidenza della Sanità pubblica è sottovalutata nella percezione delle persone: al netto dei molti errori e delle mancanze, gli alti tassi di aspettativa di vita sono in larga misura possibili grazie alle cure che riceviamo, peraltro il più delle volte gratuitamente.
Fare la nostra parte
Coronavirus ciò che possiamo fare in questo frangente, dove l’emergenza sanitaria si sovrappone a quella sociale, c’è il rifiutato dell’assunzione di responsabilità personale. Abituati a delegare allo Stato o chi per lui, gran parte della popolazione si lascia trascinare da fascinazioni statistiche con l’unico scopo di alleggerire la propria posizione. Peccato che tutte queste dotte riflessioni non colgano il punto della questione: perché il punto ripeto, è semplicemente quello di fare la nostre per permettere a tutti di essere curati adeguatamente.
Coronavirus ciò che possiamo a sostegno della sanità
Se gli ospedali riceveranno una domanda di cure superiore a quella che possono sostenere, non sarà il virus ad uccidere le persone, ma la mancanza di assistenza. Questo è un rischio che non possiamo permetterci di correre. Anche se il coronavirus non è la prima causa di morte, in questo momento rappresenta senz’altro una complicanza su cui posiamo intervenire.
A proposito di influenza stagionale…
Un paio di domande sorgono d’obbligo sul come affrontare le complicanze di questa situazione. Visto che sappiamo che le complicanze dell’influenza stagionale possono condurre alla morte persone fragili, perchè non utilizziamo in loro presenza le mascherine per tutelare la loro salute?
Atto di responsabilità è tutelare
Perché è considerato normale che ogni anno in Italia muoiano migliaia di persone per questo, ma potremmo fare qualcosa per limitare la diffusione del virus?
E poi mi chiedo se, a fronte di una sindrome febbrile quanti, siano disposti ad attendere settimane per fare il tampone in caso di sovraccarico. Oppure, semplicemente decidano di vedere cosa accadrà senza gravare sul sistema sanitario. Pochi, probabilmente nessuno. Coronavirus: ciò che possiamo è essere cittadini responsabili.
Coronavirus ciò che possiamo: diritti e doveri
Mi pare che tutta questa storia, ribadisca quella che è una caratteristica della nostra società: Non mettere in relazione i diritti con i doveri. I numeri, le statistiche, le considerazioni teoriche non sono niente quando dall’astratto si passa al concreto. Ecco che allora ci si accorge degli ospedali, di medici e infermieri che ci accolgono e ci assistono. Incuranti dei rischi e dello stress che comporta la loro professione.
Improvvisamente gli occhi si aprono
Improvvisamente ci si accorge che ogni giorno vengono salvate migliaia di vite e risolti milioni di problemi fisici di ogni tipo. Tutto ciò senza neppure che ci venga presentato un conto o peggio ancora, ci vengano rifiutate le cure. Poi ci si dimentica di tutto, e quando ci viene chiesto un impegno per alleggerire la pressione sul sistema sanitario la risposta è sempre la stessa. C’è sempre qualcuno o qualcosa in grado di supportare questa mancanza responsabilità. A volte un politico a caccia di voti facili, una statistica male interpretata o una pagina di facebook. o più semplicemente quella pesante dose di individualismo che è il maggior nemico della democrazia reale e della nostra stessa felicità.