sabato, Aprile 20, 2024

Continua la cyberwar. Twitter contro il terrorismo contemporaneo

Sempre più intenso l’impegno di Twitter nella lotta al terrorismo.

La società “cinguetta” ha reso noto di aver sospeso più di 636.248 account dalla seconda metà del 2015 in quanto sospettati di promozione del terrorismo o legami con l’Isis.

Non c’è un algoritmo magico per identificare contenuti a sfondo terroristico su internet. E’ fondamentale però usare strumenti tecnologici per integrare le segnalazioni degli utenti.

“Negli ultimi sei mesi questi strumenti ci hanno aiutato a identificare automaticamente più di un terzo degli account che abbiamo sospeso per promozione del terrorismo”, aveva dichiarato la società in una nota. Gli sforzi contro il terrorismo si sono intensificati dopo uno studio della George Washington University del 2015 che aveva identificato la piattaforma come uno dei più importanti canali di comunicazione dell’Isis. Twitter ha annunciato di aver bloccato negli ultimi mesi più di 125’000 account con contenuti terroristici.

Il noto social network ha voluto così rispondere alle crescenti pressioni di Washington e di altri governi occidentali , soprattutto dopo gli attentati di Parigi e San Bernardino. Le attività sul suo portale, in particolare quelle legate allo Stato Islamico, sono ora monitorate da un numero maggiore di persone. Una risposta efficace all’uso sempre più frequente e professionale che il sedicente Stato Islamico fa di internet e dei social network.

Sembra che a marzo il Califfato aveva aperto 21 mila nuovi profili, a fronte dei 7 mila creati a settembre: non a caso l’Isis è considerato il gruppo terroristico meglio organizzato in termini di strategia della comunicazione sul web. Il Califfato giàaveva risposto con un video di minaccia ai fondatori di Facebook e Twitter, Mark Zuckerberg e Jack Dorsey, colpevoli di avere bloccato gli account sui social.                                                                     Zuckerberg e Dorsey hanno preso molto seriamente la loro battaglia contro il terrorismo e si sono serviti dell’aiuto di numerose società private di intelligence e di organizzazioni collettive come CtrlSec e la società di sicurezza Kronos Advisory, impegnata nel monitoraggio online del Califfato.

La guerra va combattuta nell’ambiente digitale, la cyberwar prima di tutto, religione e geopolitica sono in secondo piano.

Giacomo Buoncompagni
Giacomo Buoncompagni
Buoncompagni Giacomo. Aspirante giornalista scientifico. Laureato e specializzato in comunicazione pubblica e scienze sociali -criminologiche. Collaboratore di Cattedra presso l'Università di Macerata. Presidente provinciale Aiart Macerata. E' autore di "Comunicazione criminologica" e "Analisi comunicazionale forense" (2017)

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