giovedì, Aprile 25, 2024

Conflitto di Tigray: l’Etiopia protesta contro le sanzioni Usa

Più di 10.000 persone, nella giornata di domenica 30 maggio 2021, hanno protestato contro la politica dell’amministrazione Biden sul conflitto nella regione di Tigray. Gli Usa hanno imposto restrizioni economiche all’Etiopia a causa del conflitto, una decisione che il ministero degli Esteri etiope ha definito “spiacevole”. Ma approfondiamo l’argomento.

Qual è la situazione nel Tigray?

Il 4 novembre del 2020 il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha lanciato un’offensiva militare nel Tigray, dopo aver incolpato il partito di Governo della regione il “Tigray People’s Liberation Front” (TPLF) di aver attaccato i campi dell’esercito federale. I tigrini sono stati a lungo molto influenti e dominanti nel Paese, controllando il Governo per tre decenni. Da quando l’attuale primo ministro Abiy Ahmed è salito al potere nel 2018, i leader del Tigray si sono lamentati di essere ingiustamente presi di mira nei procedimenti per corruzione: rimossi dalle posizioni di vertice e ampiamente considerati come capri espiatori per i problemi del Paese.


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Un conflitto che dura da sette lunghi mesi

Sebbene il primo ministro etiope avesse promesso un conflitto breve, i combattimenti continuano senza sosta. Una lotta che i leader mondiali percepiscono come una potenziale catastrofe umanitaria: le truppe eritree, che hanno collaborato con l’esercito etiope, sono state implicate in molteplici massacri e altre atrocità durante il conflitto del Tigray, accuse che però Asmara nega. Sia il TPLF che le forze eritree sono state accusate da svariati gruppi per i diritti umani di aver commesso crimini contro i civili, tra cui uccisioni di massa e stupri. Biden, tra gli altri leader mondiali, ha chiesto il ritiro delle forze eritree e la fine delle violazioni dei diritti, mentre i gruppi di aiuto hanno cercato di mediare tra le due fazioni in lotta.

La diga rinascimentale etiope

I manifestanti al raduno di Addis Abeba hanno sventolato striscioni a sostegno della Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), chiedendo a gran voce che il mega-progetto sul Nilo Azzurro venga rispettato. Il GERD è una fonte di orgoglio nazionale per molti etiopi, ma è ferocemente osteggiato da Egitto e Sudan, che temono che le proprie risorse idriche a valle vengano colpite. L’Etiopia da parte sua ha affermato che andrà avanti con una seconda fase di “riempimento”, anche senza un accordo con il Sudan e l’Egitto. “L’Etiopia, il mio paese, andrà avanti e non tornerà indietro. L’America dovrebbe toglierci le mani di dosso – ha detto il manifestante Tirngo Negash – l’Egitto dovrebbe astenersi dalla diga del Nilo per mostrare loro che noi etiopi continueremo come nazione”.

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