Christian Frosi e la transitorietà dell’arte

La prima esposizione museale dedicata a uno degli artisti italiani più ricercati del Duemila

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Christian Frosi
Christian Frosi New Title Untitled, 2008 sabbia, scatole di cartone, vignetta di giornale del XIX secolo dimensioni variabili es. unico Courtesy l’artista e ZERO... Milano

A dieci anni dal suo ritiro dal mondo dell’arte, dal 10 giugno GAMeC di Bergamo dedica a Christian Frosi (Milano, 1973) La Stanza Vuota, mostra a cura di Nicola Ricciardi. L’esposizione sarà visitabile fino al 25 settembre.


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Cosa caratterizza l’opera di Christian Frosi?

In occasione della prima esposizione museale del suo lavoro a distanza di tanti anni, la GAMeC ha raccolto e presenta insieme oltre 30 opere. Sono creazioni realizzate in poco più di un decennio di attività che raccontano la transitorietà, elemento costante della sua produzione artistica. Il percorso comprende progetti diventati iconici, come la nuvola di schiuma prodotta per la prima personale a Milano (Foam, 2003). Saranno presentati anche altri meno conosciuti, tutti costruiti attorno a principi di precarietà, fuggevolezza, evanescenza che ritroviamo costante nella carriera dell’artista.

L’attività dell’artista

L’inizio del percorso di Frosi è facilmente documentabile e coincide con la conclusione degli studi a Brera nel 1999. Le sue ultime esperienze professionali sono, a partire dal 2012, sempre meno rintracciabili. Da allore, seppur non ci sia un momento preciso, Christian smette di essere un artista. Sceglie di non produrre e partecipare, sottrarsi alla storia dell’arte, alle sue circostanze e ai suoi attori. Quindi si è lentamente e inesorabilmente reso irraggiungibile, troncando qualsiasi comunicazione col mondo dell’espressione, unendosi, senza una ragione evidente, alla schiera dei dropout. Sono coloro che, nella definizione di Alexander Koch: “in un determinato momento X sono localizzabili nel campo dell’arte e in un momento Y non lo sono più”.

Le esposizioni di Christian Frosi

Il momento X di Frosi coincide con numerose mostre personali sia in Italia che all’estero e la partecipazione alle collettive che hanno definire gli artisti italiani della sua generazione. Ha partecipato alla prima Triennale di Torino, a cura di Francesco Bonami e Carolyn Christov-Bakargiev (2005), Sindrome Italiana, la jeune création artistique italienne a Centre national d’Art contemporain di Grenoble (2010). Poi era a Fuoriclasse, la mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Milano curata da Luca Cerizza e dedicata agli allievi di Alberto Garutti. Il momento Y, invece, coincide col giorno d’oggi.

La Stanza Vuota a GAMeC di Bergamo

La scelta di occuparsi di Frosi, dopo quasi dieci anni di silenzio e inaccessibilità, nasce innanzitutto dalla necessità di ricordare, proteggere, conservare il suo lavoro. Un modo per continuare a osservare, contestualizzare e magari capire sempre meglio l’artista. Un’altra ragione sta nella volontà di leggere la sua invisibilità alla luce di un presente artistico e sociale in cui si è chiamati a esserci sempre, in cui il silenzio è una scelta sempre più impervia e rara. Osservare le pratiche aiuta a comprendere le innumerevoli sfumature che nell’arte assumono la fuga, il vuoto. Nel caso dell’artista hanno trovato compensazione in una produzione enigmatica e transitoria, capace di dominare per dieci anni la scena italiana. La Stanza Vuota si completa di una pubblicazione, edita da Lenz Press e GAMeC, che inquadra il lavoro del talento in relazione alle vicende umane e artistiche di altri celebri dropout degli ultimi cinquant’anni. Tratta infatti delle esperienze di Marcel Duchamp, Agnes Martin, Lee Lozano a Charlotte Posenenske.

Immagine da cartella stampa.