giovedì, Novembre 30, 2023

Charles Baudelaire e i Fiori del Male

Charles Baudelaire

Charles Baudelaire pubblicò la sua famosa opera in forma di raccolta lirica I Fiori del Male (Les Fleurs du mal) il 25 giugno 1857.

Gli argomenti trattati rispecchiano perfettamente uno stile pronto ad affrontare dei temi macabri, tetri e spesso non accettati dalla società in cui il poeta viveva: depravati, immorali. Questo causò la denuncia per oltraggio alla morale e alla religione che portò Charles Baudelaire a dover pagare un’ingente somma e ad eliminare sei liriche considerate particolarmente scabrose.

Il titolo è formato da due parole che sono strettamente in contrasto l’una con l’altra, potremmo affermare che il titolo stesso è un ossimoro: i fiori, infatti, potrebbero essere il simbolo della purezza, non della malvagità. Perché questi fiori sono del male? La volontà è proprio quella di estrarre la bellezza da ciò che comunemente viene identificato come malvagio: far emergere la luce dalle tenebre.

Il testo era suddiviso inizialmente in  cinque sezioni: Spleen et idealLes Fleurs du malRévolteLe vin e La mort; esse vennero rivisitate in seguito alla denuncia e modificate in: Spleen et idealTableaux ParisiensLe vinLes Fleurs du malRévolte, e La mort. I Fiori del Male sono il simbolo di amori perduti, proibiti e peccaminosi: piaceri fugaci che rendono l’anima del poeta non voluta da Dio.

Charles Baudelaire è il poeta maledetto, così definito per il suo rifiuto di sottostare alle regole morali della società e per il suo rivolgersi ad ogni tipo di estremo, con l’ausilio, spesso, di alcol e droghe. Tuttavia questa visione è anche eccessivamente stereotipata: tali poeti vedevano in una parte del mondo che li circondava un limite, una gabbia a cui tutti dovevano obbligatoriamente sottostare, se volevano farne parte. Ciò che essi bramano è andare oltre questo confine materiale, esprimere ciò che è a volte onirico e oltre e che altri non possono vedere.

Questi poeti eletti e Baudelaire con loro esprimono così ciò che non deve essere accettato, per questo motivo diventano reietti: la morte, la sessualità estrema, l’orrore, il peccato anticipano ciò che sarà accolto e fatto proprio dal Decadentismo.

Ovviamente lo stato di malessere del poeta è visibile nella sua opera: il suo è un viaggio solitario poiché nessuno può realmente comprendere ciò che lui, essere superiore, vede e prova.  Lui è come l’enorme albatros: superiore a chiunque altro in cielo, arriva dove nessuno ha l’ardire di arrivare; inferiore, goffo e disprezzato in terra, tra gli uomini comuni che ignorano il suo essere.

Stoltezza, errore, peccato, avarizia
occupano i nostri spiriti e tormentano
i nostri corpi e, come mendicanti
che i loro insetti nutrono, educhiamo
piacevoli rimorsi. Son caparbi
i peccati, vigliacchi i pentimenti;
le nostre confessioni lautamente
ci facciamo pagare, e nel fangoso
sentiero ritorniamo lieti, illusi
d’aver lavato con lacrime vili
tutte le nostre macchie. Sul guanciale
del male, a lungo il Trismegisto Satana
lo spirito incantato culla, e il ricco
metallo della nostra volontà
vien svaporato da quel dotto chimico.
Regge il Diavolo i fili che ci muovono!

(I Fiori del Male, Incipit)

Silvia Sini
Silvia Sini
Neo-laureata in Editoria e Scrittura, clowndottore, capo scout.

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