Certificato di verginità: si o no? La Francia si divide

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Certificato di verginità: si o no?
Certificato di verginità: si o no?

Certificato di verginità: nelle ultime ore se ne sta sentendo parlare molto. In realtà è un argomento sul quale, ormai, si dibatte da oltre dieci anni. Tuttavia, in queste ore è tornata in auge la questione, poiché riaperta dal ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin.

In Francia, infatti, un acceso dibattito infiamma l’opinione pubblica in merito all’abolizione, o meno, del certificato di verginità.

Per alcuni è una pratica barbara degna del Medioevo, da abolire in quanto svilente. Per altri è una pratica sessista ed umiliante ma necessaria.

Che cos’è il certificato di verginità?

Viviamo nel 2020, in una società che si definisce moderna e in continua evoluzione. Eppure, in quest’epoca così all’avanguardia sentiamo ancora parlare e discutere di argomenti che paiono appartenere ad un’era passata.

Non così “passata” se oggi si dibatte con tanto fervore circa le sorti di un documento che attesta la verginità di una ragazza: il certificato di verginità.

Non è altro che un pezzo di carta, o per meglio dire un referto medico che comprova la purezza di una donna. Dimostra, in poche parole, che una donna non ha mai avuto rapporti sessuali ed il suo imene è ancora intatto.

Il documento è redatto dal ginecologo che, dopo aver visitato la paziente, rilascia il certificato. Con esso è al sicuro da punizioni, ritorsioni e pericoli. Il medico verifica l’assenza di avvenuti rapporti intimi e mette nero su bianco la parola “illibata”.

Solitamente, il certificato è richiesto per motivi religiosi. Può essere richiesto dai familiari della ragazza, oppure dal futuro sposo, che desidera avere una conferma della purezza della sposa. È l’unico modo che l’uomo ha per fidarsi della donna che metterà al suo fianco. Insomma, non è sufficiente il giuramento di castità pronunciato dalla giovane in fase di fidanzamento, spesso è richiesto l’esame fisico al fine di smantellare ogni dubbio.

Decisione del governo francese: abolire i certificati di verginità

Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, insieme al ministro della Cittadinanza Marlène Schiappa, ha annunciato la volontà di presentare un disegno di legge che abolisca tale pratica, ma non solo. Infatti, il progetto legislativo prevede anche che siano applicate sanzioni penali a chi continua ad esercitarla.

La decisione del ministro nasce dalle precedenti dichiarazioni dell’Ordine dei Medici che, nel 2017, scrive “Tale esame non ha alcuna giustificazione medica e costituisce una violazione del rispetto della privacy di una giovane donna, in particolare quando minorenne“.

Il governo francese vuole dunque porre fine all’esercizio di una pratica che non trova alcun riscontro, né giustificazione, nella società moderna in cui abitiamo. È assurdo, secondo il governo, che una donna debba sottoporsi a una visita che ne attesti la purezza dal punto di vista sessuale. Il certificato, che assume il significato di sigillo di garanzia, è quanto meno simbolo di una mentalità retrograda e sessista.

La disparità di genere che ne è alla base è inaccettabile per una Repubblica laica, quale è la Francia.

Si vuole impedire che le ragioni della fede religiosa prevalgano su quelle dello Stato laico. Il disegno di legge Darmanin-Schiappa punta proprio a questo. Ovvero, a perseguire penalmente coloro che si rendono complici di questa pratica.

Negli anni precedenti lo stesso Macron si era espresso a favore di un progetto di legge che abolisse tali usanze, o pratiche, più simili a vere e proprie barbarie e ingiustizie lesive della persona che subisce.

Nella Repubblica non si possono chiedere certificati di verginità per sposarsi. Nella Repubblica non si deve mai accettare che le leggi della religione siano superiori alle leggi della Repubblica“.

Chi è invece contrario al progetto di legge che abolisce il certificato di verginità?

Molti medici e ginecologi si oppongono alla proposta di legge avanzata dai ministri dell’Interno e della Cittadinanza.

No alla legge che vieta i certificati di verginità” è l’appello rivolto da un gruppo di medici al governo. Un fronte coeso e unito nell’opporsi al progetto volto a porre fine a tale pratica.

Abolire i certificati di verginità “significa attaccare gli effetti trascurando la causa che affonda le sue radici nell’ignoranza e nella paura. Solo l’educazione permetterà l’emancipazione di queste giovani donne“. Queste le dichiarazioni dei medici che non condividono la proposta del governo.

Se da un lato, infatti, il governo si appella ai valori della Repubblica e della laicità della stessa, dall’altro i medici invocano il giuramento di Ippocrate. Secondo il giuramento, infatti, il medico deve proteggere il suo paziente. Ebbene, i medici firmatari dell’appello al governo francese, sostengono la necessità di non eliminare la pratica in oggetto al fine di tutelare l’incolumità di molte giovani donne.

Non mancano certo di sottolineare la loro personale obbiezione di coscienza rispetto al rilascio del certificato di verginità. Concordi nel pensare si tratti di una pratica figlia di una cultura sessista e maschilista. “È una pratica barbara, retrograda e sessista e in un mondo ideale bisognerebbe rifiutarsi di rilasciare un documento del genere“. Nonostante queste convinzioni il gruppo di medici sostiene “ma nel mondo reale penalizzare la redazione di questi certificati è un controsenso. Siamo medici e ci rifacciamo prima di tutto all’etica medica. E quindi si, possiamo essere portati a fornire un certificato di verginità se la giovane ha bisogno di un documento che attesti che è vergine perché si smetta di tormentarla, per salvarle la vita, per proteggerla se è indebolita, vulnerabile o minacciata nella sua integrità o dignità“.