giovedì, Aprile 25, 2024

Cemento prodotto con rifiuti pericolosi in Puglia

La guardia di Finanza di Taranto ha scoperto, nell’ambito dell’operazione denominata Araba Fenice, diverse tonnellate di cemento prodotto con materiali potenzialmente dannosi  per l’ambiente e per la salute umana.

L’intera vicenda si sviluppa nell’area tra Taranto e Brindisi e vede coinvolte tre diverse aziende presenti nel territorio, la Cementir Italia spa e l’Ilva di Taranto e a centrale Enel Federico II di Cerano a Tuturano, comune della provincia di Brindisi. Secondo gli inquirenti la Cementir, una multinazionale italiana specializzata nella produzione di calcestruzzo e materiali cementizi per l’edilizia,  avrebbe acquistato i materiali non sicuri, consistenti nei residui dei processi di produzione delle di Ilva e Enel, quali materie prime per la produzione di cemento. Le analisi condotte hanno rilevato la presenza di  metalli come vanadio, mercurio e nichel e ammoniaca.

A destare preoccupazione è soprattutto l’utilizzo di ceneri leggere, contenenti idrocarburi derivanti dai processi di lavorazione dell’azienda, nel processo di produzione del cemento. Come dichiarato dal Procuratore Capo di Lecce Leonardo Leone De Castris i materiali sotto accusa sono classificati come rifiuti pericolosi che necessiterebbero di una serie di trattamenti prima di poter essere smaltite o riutilizzate. Trattamenti che, in base ai dati raccolti dagli inquirenti, non sarebbero stati effettuati prima della vendita. Tale gestione illecita riguarderebbe una quantità di stimati in circa 2 milioni 553 mila tonnellate di rifiuti. I risultati delle indagini affermano che l’Enel non abbia svolto alcun tipo di trattamento degli scarti, nonostante lo stabilimento di Cerano sia dotato di una serie di impianti per la separazione e lo stoccaggio delle ceneri

L’intera manovra avrebbe consentito all’ Enel di ridurre notevolmente i costi di gestione degli scarti producendo utili per diversi milioni di euro. Le dichiarazioni di Enel a difesa dell’azienda sono state affidate ad una nota in cui afferma “Enel Produzione apprende dei provvedimenti di sequestro emessi questa mattina a carico di Cementir e dell’Ilva, che hanno interessato anche la centrale di Brindisi Cerano” e continua “confida che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi e presterà ogni utile collaborazione alle Autorità inquirenti”.

L’inchiesta ha preso il via 5 anni fa, in seguito alla scoperta di un’area adibita alla raccolta dei rifiuti industriali, provenienti in prevalenza dall’Ilva, all’interno dello stabilimento Cementir, che ha indotto la Guardie di Finanza a svolgere indagini più approfondite, culminate con l’accusa per le tre aziende.

Al momento, come dichiarato dal Procuratore Capo De Castris,  non si può ancora parlare di conseguenze dannose per la salute umana, ma solo di potenziali rischi che verranno valutati in seguito alle indagini del Ministero della Salute.

Le autorità hanno disposto il sequestro preventivo, con concessione d’uso, degli impianti delle tre aziende e iscritto 31 nomi del registro degli indagati. L’accusa è di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Tra gli indagati sono presenti tutti i manager delle tre aziende e i 3 commissari straordinari nominati dal Governo per la gestione dell’Ilva dal 2015 ad oggi.

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