Caso Moro – Lancette indietro di 39 anni: dove fu ucciso l’On. Moro?

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1965

A 39 anni dell’On. Aldo Moro, ancora si cerca chi volle la sua morte,perché fu ucciso e come fu ucciso. Sappiamo che fu ucciso con la mitraglietta Skorpion, arma costruita in Cecoslovacchia, calibro 7,65 costruita intorno gli anni 50, e conla pistola Ppk 39, arma costruita in Germania, calibro 9, anch’essa risalente agli anni 30/40. Entrambe le armi sono semi automatiche. Queste armi sono state usate dalle Brigate Rosse, per compiere il sequestro, l’uccisione della scorta che, successivamente, l’uccisione dellOn. Moro. 

Si cercano ancora tante cose: dove fu ucciso, se in auto o fuori dall’auto, prima di esservi portato. Ci sono mille domande ancora cui rispondere, ma sopratutto chi realmente con queste due armi volle la morte di Aldo Moro.

Il racconto di un demone e dei suoi demoni

                                                                           

Gli spari, la Renault 4 (rossa, come l’originale), le stesse due armi, la mitraglietta Skorpion e la pistola Ppk. 39 anni dopo il Ris torna a via Montalcini 9, nel garage dove Moretti e Maccari dissero di aver ucciso Aldo Moro, quel 9 maggio del 1978. Ad arrivare per primo nella via della periferia sud-est di Roma, zona Magliana, il comandante Luigi Ripani, l’uomo che guida le operazioni dei carabinieri che stanno ricostruendo le scene del crimine più noto delle Br, quello che Sciascia da subito definì ‘Affaire Moro’, dalla strage di via Fani al tragico epilogo, con l’omicidio dell’uomo del compromesso storico nel box dell’appartamento-prigione del primo piano.

Ripani arriva con sottobraccio il libro ‘Il prigioniero’ di Anna Laura Braghetti, uno dei quattro carcerieri di Moro, oltre i due che si sono autoaccusati degli spari, c’era infatti anche Prospero Gallinari, rimasto in casa quella drammatica mattina, che cambiò la storia della Repubblica.

                                                                               
 
Obiettivo (dichiarato) degli investigatori, quello di verificare il racconto di quei momenti. Due le domande principali che la Commissione Moro del presidente Fioroni ha posto: la prima è se sia possibile che gli spari, alcuni in sequenza e altri unici, alcuni silenziati e altri no, possano essere passati inosservati, non sentiti da nessuno, 39 anni fa; la seconda, se quella R4, poi ritrovata a via Caetani, entrasse in quel piccolo box, permettendo in spazi angusti di far sdraiare Moro nel portabagagli, lasciando lo spazio necessario per sparare a chi aveva il compito di uccidere il presidente, mentre l’auto era con il muso rivolto all’uscita, con mezza saracinesca aperta. 

Domande a cui il Ris cercherà di rispondere con le sue perizie, che arriveranno a breve.
Nel frattempo i tanti politici della Commissione attuale, i carabinieri e gli abitanti del condominio, fanno le loro ipotesi. Per alcuni il rumore degli spari è assordante: “impossibile che non si siano sentiti” e quindi qualcosa non torna, per altri, che si sono posizionati nei pianerottoli soprastanti invece “da lì non si sentiva nulla”.

Alla fine, passano oltre quattro ore, e gli uomini del Ris smontano le apparecchiature portate. Le nuove tecnologie, gli apparati elettronici, i misuratori del rumore delle armi e poi la R4, prestata da un comune cittadino, lasciano in corteo il garage. Il ‘nuovo’ proprietario del box, chiude la saracinesca. “E’ una storia di quasi 40 anni fa, la casa la comprò mia suocera, ora ci vive mia figlia, ma noi nel garage non abbiamo mai toccato nulla, è rimasto così com’era…”.
E qui ancora non ci sono chiare molte cose, dell’uccisione dell’On Moro. Sono passati 39 lunghissimi anni e un professore di storia, Davide Gravina, pubblica una ricerca ‘Sulle Tracce di Aldo Moro’ (FreeWays Agency) che diventa un saggio di cronaca, dove passo passo si cerca di raccontare il perché e il come fu ucciso l’Onorevole Aldo Moro. Il libro verrà presentato oggi alle 17:30 presso la Sala Consiliare del Comune di Fuscaldo.