venerdì, Marzo 29, 2024

Carlo Emilio Gadda, scrittore “sperimentale”

Ricorre oggi l’anniversario della nascita di Carlo Emilio Gadda, singolare personaggio che ha lasciato un segno nella narrativa novecentesca ricorrendo a un’inedita mescolanza di linguaggi diversi e sovvertendo l’impianto tradizionale del romanzo.

Le origini

Carlo Emilio Gadda viene alla luce a Milano il 14 novembre 1893. Egli è il primogenito nato dal secondo matrimonio contratto da Francesco Ippolito, rimasto vedovo circa trent’anni prima, con Adele Lehr, ungherese. I coniugi garantiscono alla famiglia un tenore di vita agiato. Francesco Ippolito è un industriale tessile mentre Adele è un’insegnante di Lettere poi assurta al ruolo di direttrice in alcune scuole lombarde. I Gadda si concedono alcuni vezzi tipici della borghesia locale, come l’acquisto – assai dispendioso – di una villa in Brianza. L’affare suscita lo sdegno e il sarcasmo di Carlo Emilio che lo considera la causa e il principio delle sciagure della famiglia. Come se non bastasse, il padre compie dei rischiosi investimenti nell’allevamento dei bachi da seta che, unitamente alla concorrenza dell’agguerrita industria tessile giapponese, mettono in ginocchio le finanze domestiche. La morte di Francesco Ippolito nel 1909 proietta il giovane Carlo Emilio in una condizione di ristrettezze economiche; è solo grazie al lavoro solerte della madre che la famiglia sopravvive.

Gli studi e la guerra

Nel 1912 Gadda consegue il diploma di maturità classica presso il liceo “Giuseppe Parini” ; mortificando le proprie inclinazioni e obbedendo al volere materno, il giovane si iscrive al corso di laurea in Ingegneria Elettrotecnica presso il Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano.

Fervente interventista, nel maggio 1915 Gadda scende il piazza esaltando l’ingresso dell’Italia nella guerra contro l’Austria-Ungheria. È un appassionato patriota, Carlo Emilio, e come tale parte volontario nei reparti territoriali delle truppe alpine. Viene mandato nelle zone arretrate del fronte sull’Adamello e in quel di Vicenza. Nell’autunno 1917, all’indomani della disfatta di Caporetto, Gadda viene fatto prigioniero e deportato in Germania, dove occupa la baracca 15c, detta “baracca dei poeti”. Qui entra in amicizia con Bonaventura Tecchi, Camillo Corsanego e Ugo Betti. Questa circostanza verrà rievocata da Gadda in un capitolo de Il castello di Udine intitolato “Compagni di prigionia”.

Gadda redige minuziosamente un diario che copre un arco temporale che si snoda dal 24 agosto 1915 al 31 dicembre 1919. La sezione relativa al 1919 è andata perduta ma il resto viene pubblicato parzialmente nel 1955 con il titolo di Giornale di guerra e di prigionia e, arricchito di aggiunte, di nuovo nel 1965. L’opera è un’invettiva contro l’incapacità con cui la guerra è stata gestita e contro l’abbrutimento dei prigionieri a causa delle condizioni degradanti in cui erano costretti a vivere.

Alla fine di gennaio del 1919 Gadda rientra a Milano, dove viene accolto dalla dolorosa notizia della morte del caro fratello Enrico, caduto in un incidente di guerra nell’aprile dell’anno precedente.

La laurea e il primo impegno letterario

Il 14 luglio 1920 Gadda conclude la carriera universitaria e consegue la laurea in Ingegneria Elettrotecnica; quindi, in qualità di ingegnere, va a lavorare in Sardegna, in Lombardia, in Belgio e in Argentina. Del 1921 è la sua iscrizione al Partito Nazionale Fascista. Fra il 1924 e il 1925 insegna matematica e fisica al liceo Parini, lo stesso in cui egli aveva studiato.

Nel 1924 si immatricola al corso di laurea in Filosofia e si dedica a coltivare un interesse a lungo represso, quello per la letteratura e le discipline umanistiche. Dopo aver sostenuto tutti gli esami previsti dall’ordinamento didattico prende accordi sulla tesi con il professor Piero Martinetti; la trattazione verte sui Nouveaux Essais sur l’entendement humain di Leibniz ma, per ragioni ignote, Gadda abbandona il progetto di laurearsi in Filosofia.

Nel 1926 inizia a collaborare alla rivista fiorentina «Solaria», dove l’anno successivo fa il suo esordio sulle pagine di critica con un saggio su Manzoni.

Il decennio ’20 lo vede impegnato nella stesura di abbozzi di romanzi e trattati; nel 1928-29 mette mano a una trattazione filosofica che mostra il suo interesse per Leibniz, Kant e Spinoza. Nel 1931 collabora alla rivista milanese «L’Ambrosiano» e pubblica presso le Edizioni di Solaria una silloge di racconti e prose varie, La Madonna dei filosofi. Il castello di Udine, dato alle stampe nel 1936, è un’altra raccolta di racconti che gli vale il premio Bagutta. Nello stesso anno muore la madre e questo evento luttuoso, insieme alla vendita della casa paterna dove la donna ha vissuto, conduce Gadda a elaborare il nucleo generativo de La cognizione del dolore, pubblicato sulla rivista «Letteratura» tra il 1938 e il 1941.

Gli anni ’40 e Firenze

Nel 1940 Gadda abbandona definitivamente il lavoro di ingegnere e si trasferisce a Firenze, dove resta fino al 1950. Nel 1944 pubblica L’Adalgisa, raccolta di racconti ambientati a Milano che costituisce un affresco storico e satirico della borghesia meneghina nei primi trent’anni del secolo.

Gli anni ’50

Nel 1950 Gadda si trasferisce a Roma dove trova lavoro presso la RAI per i servizi di cultura del Terzo programma fino al 1955. Proprio in questi anni Carlo Emilio raggiunge la maturità letteraria e si impone come una delle più autorevoli personalità culturali del Novecento. Nel 1952 pubblica Il primo libro di favole e l’anno seguente Novelle dal ducato in fiamme, dissacrante rappresentazione dell’ultimo periodo fascista, che vince il premio Viareggio nel 1953. Nel 1957 vede la luce il romanzo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, un giallo sperimentale che ha già fatto la sua comparsa nel 1946-47 su «Letteratura».

Gli anni ’60 e la morte

Nel 1963 La cognizione del dolore viene pubblicata in volume e riscuote il Prix International de la Littérature. Nello stesso anno esce la stesura definitiva de Le meraviglie d’Italia. Nel 1967 Gadda si dedica alla composizione di un’opera a metà tra romanzo e saggio, Eros e Priapo: da furore a cenere il quale è un infuocato pamphlet che demolisce i miti del ventennio fascista e aggredisce il regime e lo stesso Duce. Ma Gadda è iscritto al partito dal 1921. Perché scrivere un testo così caustico? Sergio Luzzatto spiega questa scelta di Gadda come il gesto amaro di un innamorato deluso.

Nel 1970 esce il suo primo romanzo, La meccanica insieme ad altri testi inediti. Carlo Emilio Gadda muore a Roma il 21 maggio 1973.

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