Oggi, 24 novembre, ricorre il 193° anniversario della nascita di Carlo Collodi. A Natale, Matteo Garrone porterà al cinema l’ennesimo adattamento cinematografico dell’opera più celebre dello scrittore toscano, Le avventure di Pinocchio. Nel film, Roberto Benigni presterà il volto a mastro Geppetto.
Carlo Lorenzini
Carlo Collodi, l’amatissimo papà di Pinocchio, nacque, primo di dieci figli, da una famiglia di onesti lavoratori. Il padre era un cuoco e la madre una sarta, entrambi presso la famiglia dei marchesi Ginori, a Firenze. Il vero cognome del futuro scrittore non era Collodi, bensì Lorenzini; Collodi è uno pseudonimo che l’autore adottò per onorare l’omonimo paese in provincia di Pistoia dove Carlo trascorse gran parte della propria infanzia, presso la casa dei nonni materni.
Collodi soldato e giornalista
In gioventù, Carlo combatté sia nella prima guerra d’indipendenza, nel 1848, che nella seconda, nel 1859. Nel frattempo, collaborò a diversi giornali di stampo umoristico dell’epoca e, nel 1853, ne fondò uno proprio, lo Scaramuccia, che presto divenne uno dei più letti in Italia.
Cominciò anche a scrivere romanzi e, nel 1875, l’editore Felice Paggi gli affidò la traduzione delle fiabe francesi più famose: quelle di Perrault, naturalmente, ma anche di Marie-Catherine D’Aulnoy e Jeanne-Marie Leprince De Beaumont. Collodi modificò leggermente le fiabe proposte e la loro morale. La raccolta fu poi pubblicata con il titolo I racconti delle fate.
Pinocchio
c’era una volta…
-Un re!- diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Incipit de “Le avventure di Pinocchio”
Ma l’opera che ha portato fama mondiale a Carlo Collodi è senza dubbio Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Il celeberrimo romanzo fu inizialmente pubblicato a puntate sul periodico per ragazzi Giornale per i bambini, nel 1881. Solo nel 1883 il libro uscì in volume unico.
Pinocchio non ha certo bisogno di presentazioni: il romanzo di formazione italiano per eccellenza racconta la storia di un burattino di legno discolo e lavativo che nutre, tuttavia, il profondo desiderio di diventare un bambino vero. La caratteristica principale di Pinocchio è certamente il suo naso, che si allunga ogni qual volta il burattino dice una bugia. Le difficoltà, gli inganni, ma anche la guida di alcune figure sagge e amorevoli, porteranno l’ingenuo bambino di legno a crescere e maturare fino a meritarsi di essere trasformato in un bambino vero; così come i ragazzi si trasformano in uomini imparando ad affrontare la vita, con le sue difficoltà.
Non si contano le trasposizioni cinematografiche, televisive e teatrali della storia di Pinocchio. Ad oggi, l’Associazione Collodi lavora affinché lo studio dell’opera principale di Collodi venga inserito all’interno del programma scolastico italiano.
Interpretazioni alternative di Pinocchio
Un’opera così famosa ed amata non poteva che scatenare la fantasia di alcuni, che hanno scorto (o creduto di scorgere) ne Le avventure di Pinocchio significati nascosi difficilmente verificabili e fornito interpretazioni più o meno inverosimili.
Una di queste teorie vede nell’infanzia turbolenta del burattino un’analogia con l’infanzia di Gesù Cristo come è narrata nei Vangeli apocrifi.
Altri, invece, danno alla storia un’interpretazione esoterica. Carlo Collodi, infatti, ha avuto per più di un secolo fama di appartenere alla massoneria, credenza oggi del tutto smentita. Le avventure di Pinocchio conterrebbe dunque tutta una serie di elementi simbolici di natura magica, esoterica ed alchemica. Lo stesso nome Pinocchio sarebbe composto da pino, allusione alla ghiandola pineale, dove chi è vicino all’esoterismo ritiene che risieda l’anima; e di occhio, in riferimento al terzo occhio che, associato alla suddetta ghiandola, donerebbe a chi è in grado di usarlo abilità straordinarie, inclusa la chiaroveggenza.
E ancora: secondo il cardinale Giacomo Biffi, Pinocchio sarebbe un novello Adamo che si ribella al proprio creatore ed è perciò costretto a lasciarlo per avventurarsi in mondo ostile. Ostacolato dal male tentatore, rappresentato per esempio dal Gatto e la Volpe, ed aiutato dalla propria coscienza (il Grillo parlante) e dalla grazia salvifica della Fata, l’obiettivo di Pinocchio è far ritorno dal suo creatore/padre Geppetto, che lo attende con immutato amore: proprio come Dio, secondo la fede cristiana.