Oggi, 26 Ottobre, è il giorno in cui ricorre l’anniversario della morte di Carlo Collodi: lo scrittore delle avventure dell’ometto di legno
Il nome autentico di Carlo Collodi è Carlo Lorenzini; lo scrittore decise di firmarsi con il cognome Collodi per omaggiare il paese toscano in cui trascorse parte della sua vita, Collodi per l’appunto. Carlo Collodi nacque il 24 Novembre 1826; i genitori erano domestici nella casa nobiliare dei marchesi Ginori. Il giovane Carlo compì gli studi nel seminario di Colle di Val d’Elsa e seguì le lezioni di retorica e filosofia in una scuola religiosa degli Scolopi.
Collodi fu uno scrittore e giornalista; scrisse per La Rivista di Firenze e per l’Italia Musicale. Egli ebbe anche un ruolo fondamentale nella cultura degli “scapigliati”. Collodi non si limitò al semplice lavoro di inchiesta e di scrittura, affascinato dal mondo delle humanae litterae influenzò molti letterati della scapigliatura con critiche relative al teatro, alla prosa e alla poesia. Carlo Collodi fondò il giornale umoristico Il Lampione e collaborò con la rivista La lente.

Lo scrittore toscano tradusse le più famose fiabe francesi e negli anni settanta dell’ottocento iniziò il lavoro di favolista; nel 1877 uscì Giannettino, nel 1878 fu la volta di Minuzzolo. Dopo queste prime stesure favolistiche, il 7 luglio 1881, Carlo Collodi pubblicò la prima puntata de Le Avventure di Pinocchio con il titolo Storia di un burattino. Due anni più tardi si decise a pubblicare la storia di Pinocchio in un unico volume, venne così alla luce una delle fiabe più conosciute al mondo: Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Collodi divenne il direttore del Giornale per i Bambini nel 1883, dopo soli sei anni lasciò il mondo terreno e la sua dimensione fiabesca e disincantata a causa di un aneurisma. Morì il 26 Ottobre 1890.
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO. STORIA DI UN BURATTINO
Pinocchio è tra i personaggi più famosi del mondo. La favola che ne racconta le rocambolesche vicissitudini è stata tradotta in 260 lingue. Oltre alle tante traduzioni, questa fiaba vanta trasposizioni teatrali, opere letterarie. La storia dell’ometto nato dal legno ha lasciato un segno ormai indelebile. Carlo Collodi quando scrisse del burattino pensò ad un modo originale con cui dare una descrizione della realtà, dell’esistenza, della società, degli individui. La fiaba di Pinocchio è un’allegoria della società moderna, scissa in forti e destabilizzanti contrasti. Il favolista mette in prima linea la meccanicità che travaglia l’essere umano, la sofferenza di vivere in dimensioni inquadrate e poco stimolanti, fredde e prive di guizzo; allo stesso tempo però, Collodi mette ancor più in risalto l’individuo che cerca con tenacia il senso dell’esistenza, che tenta di essere quanto più umano possibile. Pinocchio simboleggia l’uomo imprigionato nella meccanicità, il legno, ma simboleggia anche l’uomo che cerca di assumere sembianze umane e cerca di ritrovarsi come anima e volontà. Anche il filosofo partenopeo Benedetto Croce ha battuto questo significato e ha speso parole per l’opera fiabesca: «il legno in cui è tagliato Pinocchio è l’umanità».

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