Sono icone femminili che nascono in un universo virtuale, provocanti e vestite con divise scolaresche in stile manga, le “CamGirl” di Max Ferrigno. L’artista newpop espone al Mec museo di Palermo fino all’1 novembre.
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Cosa rappresentano le “CamGirl” di Max Ferrigno?
L’artista attraverso la collezione parla di ragazze che scelgono di utilizzare il web come strumento di espressione e spesso di lavoro. In chat infatti si mostrano in abiti provocanti o semplicemente travestite. Il fenomeno delle “CamGirl” che sta dando vita ad un imponente giro d’affari. La mostra quindi esplora il desiderio di comunicare che porta le donne a mostrarsi in pose sensuali online e i suoi effetti sociali.
Max Ferrigno
Piemontese, ma palermitano d’adozione, ha uno stile che unisce cinema, iconografie nipponiche ed estetica manga. Nato a Casale Monferrato nel 1977 si diploma al Liceo artistico e poi trova lavoro come decoratore. Crea così tromp d’oeil e scenografie, oltre a fondali per i parchi divertimento di Gardaland ed Eurodisney. Viaggiando trova le idee per realizzare nuovi progetti e mettere alla prova le proprie capacità comunicative e artistiche. Il 2005 segna una svolta nella carriera espressiva di Ferrigno che comincia una fase pop surrealista. Le sue Muse dal character design manga nascono nel periodo di allontanamento dal passato.
Pink Candy e le “CamGirl”
L’artista ha utilizzato Internet per scoprire la realtà delle performer online che lavorano per servizi di immagine e comunicazione. Così ne ha conosciute alcune che l’hanno aiutato a realizzare la collezione in mostra a Palermo. Pink Candy è una delle protagoniste dell’esposizione che vede nell’opera di Max un modo per combattere la discriminazione. In genere un’attività simile è stigmatizzata, invece, nel linguaggio dell’artista c’è leggerezza. La performer è una delle due “CamGirl” italiane scelte per la serie di opere che ha realizzato shooting fotografico.