E’ la vigilia della prima grande partita internazionale della Juventus, che domani affronterà il Barcellona al Camp Nou, e già si inizia a confrontare i giocatori in campo per capirne molto di più sulle differenze realmente esistenti.
Alcuni, per la verità, sin d’ora non hanno dubbi su chi siano i migliori dei rispettivi organici, se non fosse per il loro curriculum e una buona dose di talento, grazie al quale hanno già vinto trofei importanti in carriera.
Purtroppo, però, qualche noto opinionista e sprovveduto conduttore televisivo ha già iniziato l’opera di distruzione mediatica del nuovo numero dieci bianconero che, dopo aver siglato una tripletta al Genoa ed essersi reso protagonista nel secondo tempo col Chievo, è balzato agli onori della cronaca fornendo l’assist, come già capitato l’anno scorso, per i paragoni più infelici che si possano fare alla sua età e in questo particolare momento di crescita.
Un esercizio che perdura e che probabilmente non ha mai favorito la piena maturità a nessuno, tanto più ai calciatori particolarmente talentuosi, costantemente esposti e condizionati da un parte del giornalismo sportivo, dedito solo a snaturare la bontà dei contenuti tecnici piuttosto che analizzarli correttamente.
Dopo l’inutile considerazione sulla collocazione tattica di Cristiano Ronaldo nello schieramento bianconero, qualcuno ha pensato bene di preoccuparsi anche di confrontare Dybala e Neymar, ritenendo il primo “molto più forte dell’altro” e il secondo “un artista di strada”.
Dichiarazioni e virgolettati rilasciati inopportunamente e senza una logica critica, essendo il brasiliano un asso vincente dall’età di vent’anni e l’altro uno straordinario campione in attesa di consacrazione.
Ma ciò che delude maggiormente è il motivo della correlazione tecnica, non essendo necessaria, istintiva, propedeutica, costruttiva, sensata, voluta, ricercata, richiesta.
Forse il giornalista che l’ha concepita, e coloro che approvano simili valutazioni, farebbero meglio ad addentrarsi nell’ambito del Neoplatonismo; materia decisamente complessa, dalla quale però ricaverebbero almeno l’evoluzione di una parte del pensiero di Plotino, tra cui una conclusione che dovrebbe riportare l’uomo a considerare il molteplice e non l’uno.
Praticamente come osservare la vittoria di due anni fa in finale di Champions League del Barcellona contro la Juventus, col terzo goal di Neymar assistito da undici campioni concentratissimi, mentre qualcun’altro si occupa di vedere solo i 21 goal di Dybala realizzati a Palermo.
Il contesto storico è il medesimo, ma mentre il brasiliano ha studiato approfonditamente Guardiola da avversario col Santos e Luis Erique, suo allenatore nonché mentore tattico, l’altro doveva ancora iniziare a farlo.
L’unica fortuna è che per studiare basta solo volerlo, ma soprattutto non si finisce mai d’imparare.