giovedì, Aprile 25, 2024

Calcio, Europa League: Roma, memoria d’acciaio

  

“Faccio appello al divino potere concessomi dalla sacra scuola di Hokuto Gemmy”, cosi Jukey, vecchio successore dell’Hokuto Shinken cercava di far recuperare la memoria al secondo demonio Hyo, fratello maggiore di Kenshiro, per evitarne lo scontro e consentirgli di sconfiggere il primo, Kaiou, fratello maggiore di Raoul e il più potente sulla faccia della terra.

Un cartone animato che ha in se gli stessi connotati degli uomini di Spalletti, pronti allo scontro decisivo con il Lione, baluardo apparentemente insormontabile per poter raggiungere l’obiettivo stagionale della finale di Europa League.

Impresa complicata, ma necessaria non solo per invertire la marcia del movimento calcistico italiano, ma soprattutto per confermare quel riconoscimento dei meriti sportivi della nostra scuola allenatori, che da Sacchi, passando per Trapattoni, Lippi, Capello, Ancellotti, Mancini, Ranieri, Conte, Allegri, Spalletti, Pioli e Gasperini, sta dimostrando al mondo intero di essere tornata ai vertici.

La Roma mai, in Europa, ha ribaltato il doppio svantaggio nell’arco dei novanta minuti, però rimonte ce ne sono state eccome.

Roma Dundee nel 1984, è una di quelle; nella gara di andata della semifinale di Coppa dei Campioni, in Scozia, i ragazzi del barone Liedholm, dopo aver perso 2-0, riuscirono, il 25 aprile, all’Olimpico, a ribaltare il risultato accedendo per la prima ed unica volta alla finalissima con un netto 3-0, che portò le firme di Pruzzo (doppietta) e Di Bartolomei.

Un’altra è datata 1995, quando la squadra di Mazzone, negli ottavi di finale di Coppa Uefa affrontò il Brondby.

Nella partita d’andata, giocata a Copenaghen i giallorossi uscirono sconfitti 2-1, ma in quella di ritorno, dopo aver sofferto fino al 89’, un assist di tacco del giovane , consentì ad Amedeo Carboni di infilare la porta difesa da Krough e portare la Roma ai quarti.

Se poi il ricordo va ai primi anni ottanta, con lo scudetto vinto nell’apoteosi tecnica e carismatica di quei personaggi, salta in mente la bellissima Carla Bissi, in arte Alice, che intonava uno dei suoi successi del periodo collaborativo con Franco Battiato.

“A cosa pensano i negozianti quando vendono, a cosa pensano i romanzieri quando scrivono,
che cosa sognano le fidanzate quando baciano, a cosa pensano le annunciatrici quando parlano, i professori quando spiegano, a cosa pensano i giocatori quando segnano

Forse a Roma, in questo momento, tutti loro attendono di capire a cosa stiano pensando i giocatori, ma sia chiaro non saranno i poteri della divina scuola di Hokuto a determinarne il passaggio di turno, ma solo una memoria d’acciaio.

 

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