Quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba, o ancora: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Insomma Emery ha vinto due Europa League con il Siviglia e senza particolari talenti in squadra; ora, dopo un anno a Parigi dove ha perso il titolo, rimediando la peggiore figura in tutta la storia della Champions, chiede il meglio del calcio europeo.
In Italia e in Europa si è sempre criticato questo atteggiamento, perché i tecnici sono pagati per far giocare al meglio delle loro possibilità i calciatori che allenano.
Il Leicester, l’Atletico Madrid o il Monaco vicino di casa, evidentemente, non sono conosciute dall’allenatore spagnolo che, a tal proposito, chiede di poter inserire nell’organico una punta tra Sanchez, Mbappè e Neymar.
Non male come scelte, perché i tre, praticamente, sono i migliori attualmente in circolazione e, giustamente, non potendo puntare direttamente Messi o Cristiano Ronaldo, ha pensato bene di accontentarsi di questi.
Il problema è che la dirigenza parigina avrebbe dovuto licenziarlo in tronco dopo la debacle col Barcellona e forse avrebbe avuto un valido motivo di ritenere talmente inefficiente la squadra da investire pesantemente sul mercato estivo per migliorarla.
Ciò, però, non è vero e la rosa ha giocatori appetiti da grandi club europei, che farebbero la fila per accaparrarsi qualcuno dei top player a disposizione del tecnico andaluso.
Emery allena in Francia e la Francia, storicamente, ha sempre avuto qualche problema politico con la Spagna.
Se tornassimo indietro di qualche decennio i francesi, probabilmente, neanche avrebbero mai pensato di affidargli la panchina della squadra più importante della nazione, ma trattandosi di un gioco, anzi di un vero e proprio spasso per lo sceicco Al-Khelaïfi (un ’73 di tutto rispetto), che gestisce il club come vuole, anche questi aspetti pur importanti passano in secondo piano.
Del resto, dalle sconfitte più brutte si ricavano le risorse per riprovarci; l’importante sarebbe farlo a proprie spese, non a quelle degli altri.