Dopo quella pasquale, certamente più significativa nel mondo religioso, al Santiago Bernabeu ce n’è stata un’altra per quello dei blaugrana, ed è calcistica, morale, ma con gli stessi effetti.
Una prestazione esemplare per tutti gli amanti del calcio, rimasti fino al novantaduesimo ad ammirare ogni singola giocata dei fenomeni scesi in campo a darsi battaglia nella partita decisiva per l’assegnazione del titolo.
Una gara contrassegnata dal solito immenso talento tecnico di entrambe le squadre, che contrariamente a quanto fatto vedere nel turno dei quarti di finale di Champions League contro Bayer Monaco e Juventus, hanno dato prova di essere ancora capaci di stupire i propri fedeli, esibendo giocate di livello assoluto e un atteggiamento mentale diametralmente opposti, costati cari al Barcellona con un’eliminazione e l’umiliazione sua e dei centomila del Camp Nou.
Se il Real Madrid contro i bavaresi ha trovato comunque la qualificazione grazie ad un arbitraggio scandaloso, nel clasico di Spagna le cose sono andate in maniera diversa, perché Messi e compagni hanno fortemente voluto vincere la partita: con la testa, con i piedi e con il cuore.
Lo svantaggio iniziale ha solo confortato le loro convinzioni, alimentando quel furore che ha poi permesso dapprima il momentaneo pareggio e a dieci secondi dalla fine la vittoria, con un’azione magistrale di Sergi Roberto, giocatore spesso criticato, ma che al novantesimo ha tirato fuori gli attributi con una volata verso la porta avversaria di sessanta metri, prima di scaricare il pallone per l’ultimo passaggio al centro raccolto dalla “pulce” argentina, che ha definitivamente sancito il successo finale.
Ma se allo spettacolo di questi signori siamo normalmente abituati, è il calo manifestato qualche giorno fa che non è facilmente comprensibile, anche perché lo sforzo fisico dimostrato in campo suscita ovviamente lo stupore generale con cui si è creduto in un crollo improvviso, giustificando gli zero goal all’attivo e i tre al passivo contro i bianconeri.
A questo punto un’analogia con l’aspetto religioso sorge spontanea, perché è evidente che il disastro sportivo del confronto con la Juve, con cui è apparentemente morta una squadra, un allenatore e un gruppo che ha scritto pagine di storia del calcio, ha proprio fatto si che il terzo giorno risorgesse corpo, anima e il ricordo di ciò che erano, sono e saranno comunque: unici, per sempre…