Desiderare Parigi, dichiarando apertamente l’immensa soddisfazione per giocare in una delle squadre più forti d’Europa, fino al punto di stancarsi, virando sulla catalogna ed il regno di Messi.
Verratti ha coraggio, considerando l’ingaggio che percepisce e le prestazioni in campo che offre, perché, obiettivamente, il talento è una cosa, il Barcellona è un’altra.
Ciò nonostante l’intenzione di Al-Khelaifi di volerlo trattenere a tutti i costi in Francia non è folle, né tantomeno ingiustificata rispetto alla pur allettante offerta proposta al club parigino.
C’è un fatto, però, che supera l’ordinario livello di sopportazione e cioè che i capricci d’estate li fanno i bambini, non i presunti campioni; perché l’abruzzese, fino ad oggi, ha dimostrato di essere bravo, ma non un fenomeno e, oltretutto, ha recentemente rinnovato un contratto faraonico che poteva tranquillamente rifiutare.
Donato Di Campli, agente e procuratore ha recentemente dichiarato: “non vogliono cederlo, mi hanno detto che lasciarlo andare al Barcellona sarebbe come portare via Totti dalla Roma”.
E ci si chiede: c’è da stupirsi se un club crede nelle potenzialità di un ragazzo giovane, pagandolo, peraltro, profumatamente, per giocare nel Paris Saint Germain?
La faccia d’angelo del numero 10 azzurro non rispecchia fedelmente ciò che in molti hanno sempre creduto di lui, evidenziando, come tanti altri del resto, a partire da Donnarumma, una palese psicotropa dipendenza dalla peggiore rappresentazione del calcio moderno: gioco dove voglio, guadagnando quanto voglio.
Giochino che dovrebbero concedersi in pochi e, comunque, solo dopo aver vinto abbastanza trofei da permettersi di aprire opportunamente la bocca.
Invece, tocca assistere a cronache giornalistiche di calciomercato relative a personaggi e personalismi che andrebbero cancellati da questo sport, garantendo la crescita formativa ed un rispetto delle regole che oggi, purtroppo, sembrano inutile retorica, ma domani, con un’attenzione maggiore, potrebbero rappresentarne la panacea necessaria a rimetterli in gioco, con addosso, finalmente, la maglia che meritano e la squadra che cercano.