Dal 1º luglio 2016 al 28 settembre 2017; un anno, in cui Carlo Ancelotti ha visto alternare stagioni buone ad altre decisamente meno.
E’ il destino dei grandi allenatori e la notizia, al di là del dispiacere umano, non stupisce poi più di tanto.
A sorprendere maggiormente è il momento storico in cui è stata presa e la convinzione di tutte le componenti che l’hanno maturata.
“Fin dall’inizio della stagione le performance della squadra non sono state all’altezza delle nostre aspettative” .
E se queste sono le parole utilizzate per giustificare l’esonero del tecnico italiano, allora le responsabilità del crollo sportivo della squadra andrebbero equamente divise.
Perché anni e anni di carriera alle spalle non dovrebbero aver condizionato l’atteggiamento dell’uomo e del mister, considerato da tantissimi giocatori una persona formidabile e un ottimo gestore dello spogliatoio.
Ma evidentemente qualcosa è cambiato all’interno del club, o qualcosa ha cambiato la natura dell’allenatore.
In un anno ha vinto un Meisterschale e due supercoppa di Germania, praticamente il minimo sindacale richiesto dal club, ma non è riuscito a centrare la finale di Champions League, battuto dal suo allievo Zidane in un doppio scontro un pò rubacchiato per colpa dell’arbitro e in parte per episodi poco fortunati.
Già dalle prime amichevoli si è notata una stonatura del coro bavarese, che Ancelotti ha serenamente sconfessato, precisando che il periodo di preparazione avrebbe potuto esporre qualunque squadra a compiere qualche passo falso.
Le gare estive con il Milan e l’Inter lo hanno però subito messo in una situazione di disagio, facendo emergere quei problemi caratteriali che, probabilmente, con il passare del tempo sono rimasti irrisolti e poi peggiorati.
Ribery, Lewandowski e Müller sono i senatori protagonisti delle vicende di spogliatoio, che hanno minato il rapporto con il tecnico italiano, il quale stavolta ha dovuto, o forse non è stato in grado, di chiudere la porta ed andarsene.
Nessuno è infallibile e Carlo Ancelotti è tra questi; un uomo per bene che da domani, però, farebbe bene a capire il concetto, per evitare di sedersi ovunque credendo di avere la bacchetta magica.
Se ogni tanto poi qualche allenatore rinunciasse all’incarico, o perlomeno riflettesse attentamente prima di accettarlo, quasi certamente avrebbe già vinto.