Byung Chul Han: la società che bandisce il dolore

La diminuita capacità e disponibilità a sopportare, il dolore, anche quello psicologico, a considerarlo parte dell’equilibrio della vita, è il corollario dell’ultimo libro di Byung Chul Han. Filosofo sudcoreano. Autore del saggio “La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite. Percorrendo alcuni esempi noti, a partire dalla pandemia da Covid, Han, getta le basi per una riflessione più profonda. Che nel caso appena citato potrebbe essere sintetizzata come segue. La stessa tecnologia medica che ci guarisce, ci rende più ansiosi. Una società, analgesica, palliativa, dunque. Che non ha il “coraggio del dolore”. Questo e’ il modello di società criticato da Byung Chul Han. Un libro che attraverso la chiave di lettura di filosofi e pensatori di grande spessore come Hegel, Jünger, Adorno, Heidegger, Benjamin, von Weizsäcker, Kafka e lo stesso Nietzsche, se ne ricava la completezza e la complessità del nostro tempo.

Byung Chul Han: abbiamo bandito il dolore?

“Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei”. Byung-Chul Han parte da qui. Con questo motto di Jünger. Per analizzare la condizione in cui viviamo. Tuttavia quella attuale è la società del benessere, della felicità. E dell’ottimismo. I pensieri negativi vanno evitati, come la peste. E sostituiti da quelli positivi. Pertanto, con la rimozione del pericolo, dell’incognito, del dolore e della morte si crede di costruire un Eldorado di piacere. Fatto di sonnolenza e tranquillità. Questa è l’incredibile sottocultura della bambagia e della protezione ad ogni costo. In cui l’oasi promessa è l’oppio della società. Dunque l’oppio dei popoli non è più solo, la religione, come diceva Marx. Che peraltro interpretava la metafora non come droga. Ma come potente lenitivo, antidolorifico. Appunto, quale era l’oppio allora.

La paura come risultato della scarsa fiducia in se stessi

Byung-Chul Han, mette in risalto come la paura del dolore, contribuisce a perdere le condizioni di possibilità dell’uomo. Celebre è una citazione di Martin Heidegger: “Nella paura si perdono di vista le proprie possibilità”. Han sottolinea quindi, come il peso della paura dipenda dal ruolo che l’essere umano le permette di avere. Il filosofo prospetta un futuro più vivibile solo attraverso il recupero di alcuni valori come la speranza, l’ottimismo. E la fiducia nelle capacità dell’uomo di risolvere i problemi. Di migliorare se stesso e la società in cui vorrebbe vivere. Un aspetto molto interessante riguarda la fiducia delle proprie possibilità. Che col passare del tempo si riducono al minimo.

Dolore, paura, sfiducia sono auto conservative

Per Han: “La vita priva di dolore e munita di costante felicità non sarà più una vita umana. La vita che perseguita e scaccia la propria negatività elimina sé stessa. La morte e il dolore sono fatti l’uno per l’altro. Nel dolore, la morte viene anticipata. Chi vuole sconfiggere ogni dolore dovrà anche abolire la morte. Ma una vita senza morte né dolore non è umana, bensì non morta. L’essere umano si fa fuori per sopravvivere. Potrà forse raggiungere l’immortalità, ma al prezzo della vita”. Dunque, la capacità di vincere il proprio dolore, diviene un modo di crescere. Dice Nietzsche, “l’uomo è felice, non quando è sazio, ma quando è capace di vittoria”. Ed è nel vincere se stessi, nel rafforzarsi attraverso la sofferenza, che si ha un’idea più alta e più forte di felicità.

Diletta Fileni
Diletta Fileni
Blogger e redattrice per il Periodico Daily guardo alla scrittura come esercizio di riflessione e di responsabilità, uniti a un impegno per invitare alla conoscenza. Laureata in Economia e Commercio.

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