sabato, Aprile 20, 2024

Burkina Faso: ONU condanna l’attacco e dà sostegno

La situazione nel Sahel e nei Paesi vicini sta diventando sempre più preoccupante. Nell’attacco avvenuto in Burkina Faso nella notte di venerdì sono morte 132 persone, delle quali 7 erano bambini. Antonio Guterres a capo dell’ONU condanna duramente la strage in Burkina Faso. Il capo dell’ONU, inoltre, offre al Paese tutto il sostegno delle Nazioni Unite. Gli aggressori, armati, seguendo uno schema ben preciso, hanno attaccato durante la notte. Tra l’altro hanno lasciato dietro di loro fuoco e fiamme, incendiando abitazioni e il mercato del villaggio. É stato un massacro quello che è avvenuto a Solhan, nella provincia di Yagha, al confine con il Mali e il Niger. Si contano 40 feriti tra i sopravvissuti. In seguito all’attacco in Burkina Faso l’ONU “sottolinea l’urgente necessità che la comunità internazionale raddoppi il sostegno agli Stati membri nella lotta contro l’estremismo violento e il suo inacettabile costo umano.”.

Perchè l’attacco in Burkina Faso, e perchè è uno schema noto?

Lo schema dell’attacco è sempre lo stesso da un anno a questa parte. Come ricorda ad Al Jazeera, Corinne Dufka di Human Right Watch, dell’Africa dell’ovest. Il gruppo armato arriva nel villaggio, neutralizza la postazione dei volontari del VDP e poi distruggono tutto, uccidendo tutte le vite che incontrano nel loro cammino. Difatti questo attacco è la replica di quello avvenuto in Niger a Marzo scorso. Dove perirono 137 innocenti. La situazione instabile in Burkina Faso è tale dal 2011, lo sa l’ONU e lo sanno tutti i Paesi europei. I gruppi Jiihadisti, che hanno origine in Mali, si sono sparsi a macchia d’olio in tutte le regioni del Sahel. Il loro scopo è destabilizzare i governi. Le popolazioni in Burkina Faso, paese sempre incline ai colpi di Stato, sono organizzate in modo tribale. Le stesse diffidono delle autorità, quindi sono un bacino d’utenza per i terroristi.

Interventi possibili dell’ONU in Burkina Faso?

Restano solo parole d’indignazione o di conforto quelle fatte dai rappresentanti dei governi e organizzazioni internazionali. Le missioni internazionali da queste parti non si fanno. I francesi sono presenti nel territorio con un contingente che si muove nel Sahel. Ma il territorio è vasto e sconosciuto. Poi i jiihadisti si infiltrano tra i civili, non è facile colpirli. Gli ultimi fatti in Mali e in Ciad sottolineano che la tensione sta salendo vorticosamente. I francesi da soli o le forze militari locali non sono abbastanza preparati per contrastare materialmente i terroristi. Ovviamente i francesi non sono visti bene da queste parti del mondo. Dunque, questo non fa che portare l’acqua al mulino dei jiihadisti. Jiihadisti che si muovono nel Sahel, come un animale da deserto che si confonde tra le dune di sabbia.


Mali: nuovo presidente dopo l’ennesimo golpe


L’attacco di venerdì non sarà l’ultimo

Nella provincia di Yagha, vicina al confine col Mali, erano già avvenuti altri attacchi con tanti morti, tra i civili e i volontari del VDP. Nel mese di maggio c’è stata un’escalation di violenza che è culmina con questo ultimo attacco, il più grave in termini di morti. Nonostante il 14 maggio il ministro della Difesa Cheriff Sy, in una visita nella provincia, avesse cercato di tranquillizzare la popolazione, sostenendo che era tutto sotto controllo. Ma ecco che l’attacco mette a dura prova tutti. Ovviamente, questi eventi portano la gente a diffidare delle affermazioni dei politici. Dal 2015 gli attacchi jiihadisti hanno provocato nel Sahel intorno a 1,2 milioni di sfollati. Dei morti non si hanno stime certe, l’ONU ne ha contati quasi 1.900 nel 2019. Secondo gli analisti bisogna aspettarsi nuovi attacchi in tutta l’area del Sahel.

Cate Madapple
Cate Madapple
"Scientia potentia est: sapere è potere" è questo il mantra del giornalista che ad ogni nuovo giorno sa di sapere un po' di più.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

- Advertisement -spot_img

Latest Articles