Charles Bukowski è uno degli autori più apprezzati e controversi del secolo scorso. Un poeta maledetto di epoca moderna, protagonista di una vita sregolata e dissoluta.
Bukowski è uno degli esempi più lampanti del connubio genio e sregolatezza. Le sue opere ne sono il prodotto concreto. La sua produzione letteraria è vasta e varia: sei romanzi, un’ampia raccolta di racconti e migliaia di poesie ed aforismi. È infatti noto per le sue citazioni, ormai universalmente conosciute e condivise.
“Attenti a quelli che cercano continuamente la folla, da soli non sono nessuno“.
Una serata con Charles Bukowski
Charles Bukowski: vizi e stravaganze
Il suo reale vissuto è fonte di ispirazione per le sue opere. I protagonisti delle vicende contenute nei suoi scritti, sono intuitivamente somiglianti alle esperienze da lui vissute.
Nasce il 16 agosto 1920, in Germania, ma dall’età di tre anni la famiglia si trasferì negli USA. Un’infanzia segnata dalle violenze di un padre disoccupato e iracondo. Un’adolescenza trascorsa tra le prese in giro dei coetanei, per via delle sue origini tedesche e soprattutto a causa di una grave forma di acne, che gli ha deturpato il volto.
Si avvicinò all’alcol da giovanissimo, all’età di tredici anni.
“Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare. Se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente, si beve per far succedere qualcosa“.
Nel corso della sua esistenza ha sempre vagato senza mettere radici, ne costruirsi una famiglia, ne un lavoro stabile.
Ebbe una figlia, Marina Louise, con Frances Smith, nel 1964. La sua vita fu anche caratterizzata da una serie innumerevole di relazioni, molte donne diverse.
L’alcol e il sesso scandiscono il ritmo delle sue giornate, fungendo da materiale per comporre i suoi scritti. Un perenne stato di insoddisfazione divorava la sua esistenza, così ritrovava nell’ubriachezza e nelle relazioni occasionali, di una sola notte, un’effimera consolazione.
Dall’età di 49 anni, decise di vivere solo più di scrittura, abbandonando il suo ultimo impiego “ordinario”.
“Avevo solo due alternative, restare all’ufficio postale o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame“.
L’eredità di Charles Bukowski
Bukowski, nasceva oggi il poeta maledetto del XX secolo
Lo stile ed il pensiero
In breve, Charles Bukowski scrive senza fronzoli, dipinge la realtà cruda e dura così per come è. Non crea artifici, non usa espedienti per renderla più accettabile. È talmente onesto da risultare osceno. Porta in luce la verità usando un tono provocante, l’obbiettivo è svelare i tabù che la società nasconde dietro ad una facciata moralista ed etica. Proprio per via di questo suo stile, spontaneo e colorito, la critica lo ha spesso definito oltraggioso e a tratti volgare, perverso.
Si tende ad associare Bukowski ai poeti della beat generation, proprio per lo spirito di ribellione e non accettazione delle regole. Altri invece lo collocano tra gli autori del cosiddetto realismo sporco.
Il Dirty realism, in effetti, prevede uno stile minimale, privo di dettagli ridondanti ed in favore della schiettezza. La scrittura tipica di Bukowski è dura, senza l’uso di mezzi termini. Parla apertamente del deterioramento dell’uomo corroso dai vizi.
L’alcol, il sesso, il gioco d’azzardo. Parla dell’ipocrisia della società e dei suoi dettami menzogneri.
I personaggi dei suoi scritti ricoprono ruoli degradanti, sono vagabondi, alcolizzati o puramente uomini insoddisfatti ed assuefatti alla disillusione.
Tra le opere più celebri di Bukowski è possibile citare: “Post Office“, “Pulp. Una storia del XX secolo” e “Women” (“Donne”).
“Post Office“
Post Office è il romanzo tra i più autobiografici di Bukowski. Il protagonista è il suo alter ego, Henry Chinasky, chiamato da tutti Hank.
È un postino, col vizio dell’alcol, che vive a Los Angeles. Non solo l’alcolismo ma anche il gioco d’azzardo. Il suo sogno, irrealizzabile, consiste nel riuscire a vivere nell’agio pur senza lavorare. Il lavoro presso le poste, sembra inizialmente poco pesante. Un modo per guadagnare denaro senza logorarsi di fatica. Tuttavia, la routine mortale dello svolgere meccanicamente le stesse mansioni, ogni giorno, risulta insopportabile.
Hank si ritrova così inquadrato in un rigido schema che rifiutava ed odiava. L’equilibrio psicologico viene messo a dura prova ed Hank si ribella.
Inizia la discesa verso gli “inferi” tra sbornie, puntate ai cavalli e donne. Arriva a licenziarsi.
Molto discusso e criticato, in fondo, Post Office, non è che un autentico ritratto della realtà. Una società che impone uno schema ben preciso a tutti i suoi componenti: un lavoro per sopravvivere, una famiglia da mantenere. Di certo il mondo dipinto da Bukowski è crudo, a tinte scure e deprimente. Svela, però, il profondo malessere reale dei molti che vi si identificano.