venerdì, Marzo 29, 2024

Brexit – rischio di uscita senza accordo

La cancelliera tedesca Angela Merkel, in un discorso al Bundestag, ha dichiarato che l’Unione Europea deve prepararsi a un no deal Brexit.

La Brexit: di cosa si tratta?

La Brexit è l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Nel referendum del 23 giugno 2016 il 52% votò a favore dell’uscita.

Il Regno Unito dichiarò formalmente il ritiro nel marzo 2017, quando l’allora Primo Ministro Theresa May invocò l’articolo 50 del trattato sull’Unione Europea. Da quel momento si avviarono i negoziati, che risultarono fin da subito complessi.

Theresa May aveva affrontato difficoltà sia interne, con il Parlamento, che esterne, con la Commissione Europea.

A seguito dei fallimenti con i negoziati, nel luglio 2019 May decise di dimettersi, cedendo il posto a Boris Johnson.

Boris Johnson, sostenitore anche di una hard-Brexit, promise una imminente uscita del Regno Unito dall’UE. Dopo vari negoziati arrivò un accordo con Bruxelles che prevedeva l’uscita del Regno Unito all’inizio del 2020.

L’accordo di recesso venne rettificato dal Regno Unito il 23 gennaio 2019, mentre dall’UE il 30 gennaio. Infine, entrò in vigore il 31 gennaio 2019. Iniziò un “periodo transitorio” che durerà fino al 31 dicembre 2020.


2016: il Regno Unito decide per la Brexit


Cosa prevede l’accordo di Johnson

Il nuovo accordo di Boris Johnson modifica quello della May solo nella parte sull’Irlanda del Nord e il futuro dei rapporti tra UK e UE.

Ecco le differenze tra i due accordi in dettaglio:

  • Reciproca tutela dei diritti dei cittadini UK-UE: May SI – Johnson SI
  • UK paga i “costi del divorzio” dall’UE: May SI – Johnson SI
  • Periodo di transizione fino a dicembre 2020: May SI – Johnson SI
  • Irlanda del Nord applica dazi UE alle merci: May SI – Johnson DIPENDE
  • UK applica dazi UE alle merci: May SI – Johnson NO
  • Dogana nell’isola dell’Irlanda: May NO – Johnson NO
  • Dogana nel mare di Irlanda: May NO – Johnson SI
  • Il parlamento nord irlandese può “bloccare” l’accordo dopo 4 anni: May NO – Johnson SI

Sono state molte le proteste per il nuovo accordo. In particolare la Scozia ha minacciato un referendum per l’uscita dal Regno Unito, mentre sono in molti ad aver preoccupazioni per il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord.

Dopo lo stop per il Covid-19 riprendono i negoziati

I negoziati erano stati rallentati a causa dell’emergenza coronavirus. I capi negoziatori, Michel Barnier per l’UE e David Frost per l’UK, hanno avuto delle divergenze su diverse questioni.

Barnier ha detto che non ci sono stati progressi significativi, mentre Frost si è dichiarato più ottimista affermando che ci sono stati progressi limitati.

La Cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che bisogna prepararsi ad una Brexit senza neanche un accordo. Inoltre ha sostenuto che l’obbiettivo dell’Unione Europea è quello di arrivare ad una soluzione in autunno.

I punti divergenti riguardo per lo più le norme comunitarie: Bruxelles chiede che il Regno Unito rimanga nei parametri dell’UE per evitare concorrenza, mentre Londra vuole la piena indipendenza.

Inoltre Johnson vorrebbe garantire ai pescherecci inglesi acceso prioritario alle acque della nazione; l’UE preferirebbe un reciproco accesso ai mari e ai mercati. La decisione sarà molto importante per l’economia comunitaria, in quanto la maggior parte del pescato proviene dalla regione nord-orientale.

Infine, non si sono ancora trovati accordi sul Level Playing Field, ovvero l’allineamento normativo volto ad evitare la concorrenza sleale di Londra sul mercato.

Si sono trovati dei punti in comune sulla cooperazione giudiziaria e della polizia.

Le divisioni sulla Brexit tra la popolazione britannica

Fin dall’inizio dei sondaggi la popolazione britannica si è mostrata divisa sulla Brexit.

I giovani sono sempre stati a favore della permanenza in UE, mentre gli anziani a lasciarla. Inoltre le persone a basso reddito si sono schierate a favore della Brexit.

Scozia, Galles e grandi aree urbane con molti studenti hanno sempre preferito la permanenza in UE. Come loro anche le grandi imprese, gli economisti, i giuristi e gli scienziati.

La difficoltà dei negoziati ha messo in bilico il futuro della popolazione britannica.

Si sono create molte tensioni anche all’interno del Regno Unito stesso: dalla Scozia, sempre favorevole alla permanenza in UE, che minaccia un referendum per uscire dal Regno Unito, fino alla difficile situazione del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord.

In Irlanda nelle ultime elezioni politiche ha dominato la scena il partito Sinn Féin, ex organo politico durante la guerra civile irlandese, che ha promesso ai suoi elettori un referendum per la riunificazione dell’isola di Irlanda. Ciò ha suscitato nuove preoccupazioni sulla possibilità di trovare nuove ostilità tra Irlanda e Irlanda del Nord.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Stay Connected

0FansLike
0FollowersFollow
0SubscribersSubscribe
- Advertisement -spot_img

Latest Articles