giovedì, Luglio 10, 2025

Brexit entra in vigore: sale la tensione con l’Ue

La Brexit è in vigore. Dopo 47 anni, il Regno Unito dice addio all’Unione Europea. Dalla mezzanotte del 31 gennaio 2020, il governo di Londra avrà a disposizione 11 mesi per compiere la “transizione” definitiva. Intanto, cresce il timore per un no deal. Il 31 dicembre prossimo, infatti, sarà il termine ultimo per definire tutti i rapporti con l’Ue.

Cosa accadrà con la Brexit in vigore?

Un vero e proprio inno alla speranza e alla coesione nazionale il discorso del Primo Ministro inglese, Boris Johnson, allo scattare della Mezzanotte del 31 Gennaio 2020.
Forse eccessivo, considerando che il Regno Unito non possa dire di essersi trovato da solo in questa scelta “sofferta”, potendo contare, già all’indomani degli esiti della consultazione referendaria, sul sostegno di importanti Paesi di “peso” sull’economia internazionale, quale quello espresso dagli Stati Uniti d’America. All’indomani dell’entrata in vigore del Trattato il Regno Unito, primo Paese a lasciare l’Unione, si mostra profondamente diviso tra chi è pronto ai festeggiamenti e chi, invece, rimpiange amaramente la scelta fatta.

La dichiarazione

Stasera lasciamo l’Unione Europea“, ha detto il primo ministro britannico. “Per molte persone, questo è un momento di speranza sorprendente, un momento che pensavamo non sarebbe mai arrivato. E ci sono molti, naturalmente, che provano un senso di ansia e di perdita. E poi c’è un terzo gruppo, forse il più numeroso, che ha iniziato a temere che l’intera lotta politica non finisse mai“. Ma il premier ha rassicurato: “Capisco tutti questi sentimenti e il nostro lavoro come governo – il mio lavoro – è quello di riunire questo Paese ora e portarci avanti”. Soprattutto, ha detto Johnson, “La cosa più importante da dire stasera è che questa non è la fine, ma l’inizio”. “È il momento in cui si apre l’alba di una nuova era” e “si alza il sipario su un nuovo atto del nostro grande dramma nazionale”.


Belluzzo racconta la Brexit: hard or soft transition? (Video)


Brexit in vigore: come commenta Trump?

Londra, che aveva aderito all’Unione nel 1973, il 23 gennaio 2020 vede la fine della sua esperienza comunitaria. In particolare, la sua tappa definitiva è stata l’approvazione del Trattato di uscita, la Brexit, ratificato il 29 gennaio dall’Europarlamento. Ora non si torna più indietro. Sicuramente, quella che si apre per il Regno Unito è una nuova fase che la stampa estera, soprattutto statunitense, ha accolto con favore. All’indomani della consultazione referendaria del giugno 2016, lo stesso Trump aveva ammesso: “Penso che sia meraviglioso”. E ancora. “Penso che andrà a meraviglia”. Allora i sudditi britannici avevano approvato l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea con uno scarto minimo di voti. Sempre Trump aveva detto: “Ogni Paese ha la sua identità e il Regno Unito rivendica la sua”.


La Brexit costerà meno all’UE che al Regno Unito


Brexit in vigore: la consultazione

Al referendum prevalse il 52% dei Leave contro il 48% dei Remaine. Con somma gioia di Donald Trump. Come anticipato, infatti, già all’indomani del voto il presidente statunitense aveva dichiarato apertamente il suo sostegno alla Gran Bretagna. Soprattutto, la sua aspirazione sarebbe stata costruire presto delle relazioni commerciali per il post Europa con l’Isola. Auspicando un rapido e possibile accordo “buono per entrambe le parti”. Sicuramente, non va dimenticato che il Regno Unito è da sempre stato un outsider in Europa. Rispetto ad altri paesi europei, infatti, la sua partecipazione alla comunità economica prima e all’unione poi è sempre stata particolare. Tanto che alle volte è sfociata in vere e proprie tensioni con Bruxelles. Eppure, la Gran Bretagna ha avuto gioco-forza in passato. Lo dimostra il fatto che la City possa ben considerarsi la capitale finanziaria a livello globale. Tanto che non ha mai dovuto temere per la propria economia, potendo contare sempre su una sterlina forte.

Brexit: rischio “no deal”

Anche se dal sito ufficiale il Regno Unito già non fa più parte della lista dei Paesi dell’Unione, in realtà il recesso non sarà così automatico. Infatti, restano da definire ancora numerosissimi aspetti della travagliata uscita dall’Unione della Gran Bretagna. Ad esempio le sorti dei cittadini europei che vivono oltre Manica. E viceversa. Infatti, i cittadini britannici da oggi non sono più europei solo per principio. Ora si inaugurerà necessariamente un periodo di transizione, dal 1 febbraio al 31 dicembre 2020. Il premier Johnson ha parlato di implementazione“. Ad ogni modo, in questi 11 mesi Regno Unito e Unione dovranno trovare il modo per le questioni in sospeso. E scongiurare il rischio di no deal. Intanto, gli attuali assetti con la Comunità Europea rimarranno pressoché invariati. Così, la Gran Bretagna continuerà a pagare la sua “quota di partecipazione” all’Unione per tutto il periodo di transizione.

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