Brasilia a ferro e fuoco: violenta manifestazione del popolo in rivolta.

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Una violenta manifestazione ha scosso Brasilia, contornata da violente proteste, tafferugli e cariche della polizia. I manifestanti erano circa 30.000, in marcia verso il palazzo Presidenziale per chiedere le dimissioni dell’attuale Presidente Michel Temer. Sono stati dispersi con l’uso di granate stordenti, spray urticante e gas lacrimogeno. Alcuni hanno fatto irruzione nel Ministero dell’Agricoltura provocando un principio di incendio. Stessa sorte anche presso il Ministero delle Finanze. A seguito di ciò tutti i ministeri sono stati evacuati. Il governo ha deciso di schierare l’esercito, 1500 soldati e 200 marines,  a difesa di edifici pubblici e governativi fino al 31 maggio. Il ministro della Difesa ha varato un decreto di emergenza, una misura che in Brasile assume un valore particolare ricordando che il Paese dal 1964 al 1985 ha vissuto sotto una dittatura militare.

Michel Temer, attuale presidente del Brasile, è sotto il fuoco incrociato dei parlamentari e del popolo. Entrambi ne vogliono la destituzione dopo, che è stato diffuso un audio compromettente, nel quale autorizzava due imprenditori per pagare una tangente all’ex Presidente della Camera, ora in prigione, e comprarne il silenzio. Temeva infatti di essere tirato in ballo nello scandalo “Lava jato”, l’equivalente del mani pulite italiano, un’inchiesta inziata più di un anno fa su 3 miliardi di dollari pagati ai partiti dalla compagnia petrolifera statale Petrobas. Oltre a travolgere il colosso petrolifero e il primo gruppo industriale del Paese, Odebrecht, ha coinvolto politici di primissimo piano, sia del Pt (Partito dei lavoratori), che ha espresso gli ultimi due presidenti, Lula e Dilma Rousseff, sia gli esponenti del Pmdb, partito di centro cui appartiene l’attuale presidente Temer. Corruzione insomma. Temer un anno fa aveva macchinato l’impeachment verso l’ex presidente Roussef: ora rischia la stessa sorte per corruzione, intralcio alla giustizie e associazione a delinquere. Significativo che un giornale come Folha di San Paolo, tradizionalmente su posizione governative, abbia già indicato i nomi dei possibili presidenti ad Interim: Fernando Henrique Cardoso, Lula da Silva, José Sarney, tutti ex presidenti.

Marco Fini