venerdì, Marzo 29, 2024

La libertà di stampa nei paesi dell’europa emergente è ancora un miraggio

I livelli di libertà di stampa nei Paesi europei emergenti sono tutt’altro che soddisfacenti. Reporter senza frontiere ha compilato il World Press Freedom Index 2020, nel quale hanno illustrato quanto sarà decisivo il prossimo decennio per il futuro del giornalismo. L’epidemia di coronavirus ha evidenziato la crisi della libertà di stampa.

L’edizione 2020 mostra la situazione del giornalismo in 180 Paesi. Le crisi che hanno colpito questo settore sono diverse. In primo luogo, c’è una crisi geopolitica, data dalla forza dei regimi autoritari. Poi troviamo una crisi tecnologica, causata dalla mancanza di garanzie democratiche. In seguito, una crisi democratica, dovuta alle politiche repressive. Naturalmente, c’è anche una crisi di fiducia, data dal crescente odio e sospetto nei confronti dei canali di informazione. Infine, una crisi economica, causata dall’impoverimento del giornalismo di qualità.

Queste cinque aree di crisi, in questo periodo sono aggravate da un’emergenza globale di tipo sanitario. Esiste una chiara correlazione tra la soppressione della libertà dei media in risposta all’epidemia, e il livello in classifica di un paese. Questa emergenza ha colpito anche l’Europa. Basti pensare al Primo Ministro ungherese Viktor Orbán (nella classifica è 89°), che ha fatto passare la legge che impone misure detentive per chi diffonde notizie false.

Gli esperti hanno definito il fenomeno come un’opportunità per i paesi più autoritari, di adottare la cosiddetta “dottrina dello shock“. La dottrine consiste nel trarre vantaggio del fatto che la politica è in sospeso, il pubblico sbalordito e le proteste sono ridotte ai minimi termini. In una situazione come questa, per alcuni paesi è possibile imporre misure impensabili in tempi normali.

I ricercatori hanno poi proseguito dando una possibile soluzione. Affinché il giornalismo nei prossimi decenni non muoia definitivamente, i giornalisti di oggi devono volere e potere svolgere il loro ruolo di terze parti fidate, al servizio della collettività.

La classifica

In cima alla classifica ci sono i Paesi con una situazione di libertà mediatica migliore, infondo alla classifica invece, si trovano le Nazioni più problematiche. La Norvegia è in cima all’indice per il quarto anno consecutivo. La Danimarca sta per raggiungere il terzo posso, dato che la Svezia e i Paesi Bassi sono in calo, in seguito all’aumento delle molestie informatiche.

Se invece analizziamo la classifica a partire dal basso, possiamo vedere che non ci sono grandi cambiamenti. La Corea del Nord, al 180° posto, resta il primo Paese con la peggior “libertà di stampa”. L’Eritrea, al 178° posto è il paese con la peggiore situazione in Africa.

La situazione critica dei paesi emergenti

La situazione più problematica, rimane quella dei Paesi nell’Europa emergente. L’Estonia, che si trova al 14° posto, è l’unico Paese che ha “una buona situazione”. Anche in questa Nazione ci sono stati alcuni problemi che l’hanno fatta scendere nella classifica. Il proprietario di un famoso giornale estone, il Postimees, ha interferito con il lavoro dei giornalisti utilizzando il giornale per promuovere la sua visione conservatrice del mondo. In seguito a quello spiacevole evento, si sono dimessi numerosi giornalisti.

In Polonia, che è attualmente scesa al 62° posto, il controllo ferreo del governo sulla magistratura ha influito molto negativamente. Nei tribunali, è diffuso l’utilizzo del codice 212 per condannare i giornalisti ad un anno di reclusione, con l’accusa di diffamazione. Per ora, i giudici hanno fatto solo multe, ma è diffuso nel paese un clima di forte autocensura.

La Bulgaria è 111°. Il clima di tensione censura è emerso quando la gestione radiofonica pubblica ha tentato di sospendere la giornalista Silvia Velikova, un critico del governo.

I paesi candidati all’adesione, Montenegro (105°) e Albania(84°) hanno perso numerose posizioni, in seguito all’arresto di molti giornalisti con il pretesto della lotta alla disinformazione e alle indagini di molestie legali, gestite in maniera estremamente kafkiana. Nello stesso periodo, in Serbia (93), delle persone hanno dato fuoco alla casa di un giornalista, i colpevoli non sono mai stati puniti.

Al 168°, l’estremità inferiore della scala, si trova l’Azerbaigian. Nella Nazione, il presidente Ilaham Aliyev ha condotto una dura guerra contro i suoi critici, a partire dal 2014. Giornalisti e blogger sono incarcerati per motivi assurdi. Alla fine del 2019, il consigliere presidenziale Ali Hasanov è stato licenziato. Hasanov era considerato il capo della censura dei media. Eppure le speranze date dal suo licenziamento sono sparite nel giro di poco, quando a inizio 2020, numerosi giornalisti sono stati repressi in seguito alle elezioni.

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